mercoledì 28 gennaio 2015

Tra suolo e nuvole, come un albero



Prosegue la mia strada verso l’espressione, giorno dopo giorno. Inizio a vedere i primi timidi frutti, mi sento più forte e decisa. A volte mi sorprendo di come sia facile questo "gioco", di quanto poco ci voglia a scacciare la paura, a chiedere, parlare, dire, emergere. Cerco di vivere le situazioni che so già in anticipo essere potenzialmente faticose come "un esercizio di espressione, un'occasione per dire chi sono" e noto che seppure lentamente, via via si smussano gli angoli e qualche volta riesco davvero a dire ciò che penso senza esitazione, a mostrarmi così come sono senza eccessivo timore. Continuo a sentirmi estremamente in espansione in questi giorni, in movimento interiore. Non cresce solo il mio grembo, che si fa sempre più tondo e grande, ma ogni giorno mi insegna qualcosa di me, di noi. Sono in ascolto e la vita è una buona insegnante ultimamente: severa e inflessibile, mi fa imparare aspetti di me che non conoscevo, mi fa scoprire riflessioni inedite, apre scenari nuovi nella mia mente. Penso e rifletto tantissimo, incessantemente, come se stessi rimuginando tutti gli anni passati in un sol colpo. Ad ogni curva quotidiana della discesa nella caverna, la vita mi dice "ecco, oggi puoi imparare questo" e mi regala una ulteriore consapevolezza. Ovviamente un viaggio di questo tipo non è sempre lieve, si tratta di scavare, portare alla luce storie dimenticate, si tratta di fare i conti con se stessi senza alcuno sconto e di guardare con occhi diversi anche alle storie di chi ci è vicino, accogliendole, ascoltandole, cercando di dare anche ad esse un posto e un nome.Si tratta di perdonare, di guarire. Sono grata per queste lezioni, per questa lenta dissoluzione e ricostruzione del mio ego, per la consapevolezza di me e del mio percorso che si fa sempre più netta e chiara.
 






Oggi ho finito gli esami all'università per questo semestre,mi resta da finire di scrivere il diario di tirocinio questa settimana e poi finalmente sarò veramente in pausa. I mesi passati sono stati, come ho raccontato, di raccoglimento e silenzio, in sintonia con la terra accanto a me, ed è stato bello ancora una volta osservare come non ci siano divisioni, come siamo tutto un Uno, una sola essenza. Come gli alberi in autunno hanno perso le foglie e si sono raggomitolati in quiete su se stessi, naturalmente, senza sforzo ma soltanto seguendo la normale inclinazione del bosco di fronte all'inverno, così anche io ho seguito la voce di Creatura e ho chiuso, piegato il capo, lasciato fuori il resto. L'albero sa di avere bisogno della pausa invernale, di quel tempo che pare vuoto e muto, per ricaricare le forze, fare il punto della situazione, come il grano seminato che sa di dover aspettare sotto terra che la neve lo copra e lo nasconda. Allo stesso modo so che verrà l'apertura, e anche questa sarà meravigliosamenete in sincrono con gli alberi e la terra acccanto a me. Sarà l'apertura del parto, della nuova voce che ci sarà in casa, l'apertura al mondo per me e Creatura, che ancora mi spaventa un poco, perchè è così bello essere la nostra forza speciale di due in uno, ma inizio molto lentamente come gli alberi a guardare avanti, a scrollarmi di dosso la polvere di questi mesi passati in raccoglimento. Ci sarà la lotta col il fuoco della caverna e so che sarà straordinaria e dura, poi ci saranno le gemme, proprio come un albero, ci sarà il bosco verde e l'energia pulita e fresca delle foglie.Mi preparo, penso alle sfumature che desidero abbia il mio albero verde, il nostro albero.Se ho paura, penso al bosco, che lascia scorrere i ruscelli attorno alle sue radici, che si fa bagnare dalla pioggia, che non chiede e non protesta, perchè sa che il cerchio gira sempre, che lo scavo di questi mesi è stato inevitabile e necessario, e sa che quando le gemme verranno, tutto sarà pronto perchè è così che deve essere. Simone mi ha regalato una rosa di Gerico, piccola piantina del deserto che si avvolge su se stessa per la siccità e il calore ma che si apre e torna verde appena bagnata con un poco di acqua. Quello è il suo movimneto perenne, dalla chiusura all'apertura, è anche il mio, ma forse non ci avevo mai riflettuto. Questo è stato il mio altalenare negli ultimi mesi: da una grande apertura a un nido fermo e stretto, una chiusura che mi ha inizialmente sorpreso, io così abituata ad incontrare persone, frequentare corsi, organizzare incontri, non ho più avuto voglia o esigenza di tutto questo. Nel silenzio, però, ho strutturato progetti e idee, ho un quadernetto zeppo di cose che vorrei fare, di Tende Rosse da organizzare, di libri da scrivere e leggere, di un'associazione che vorrei creare...diventeranno reali, ma non ancora. Adesso è ancora tempo di inverno, la neve qui non è ancora arrivata, la aspetto, come aspetto gli ultimi tempi di pausa, come il bosco, che brama ancora l'isolamento e la bellezza dei suoi pendii senza foglie e non ha fretta alcuna.




mercoledì 21 gennaio 2015

Briciole belle

Accanto alle cose grandi, alcune piccole cose, quelle che in fondo sono la somma dei giorni:
 * ritagliarmi un po'di tempo soprattutto la sera per leggere un bel libro e scrivere sull'agenda di A passi Leggeri tre cose belle della giornata appena trascorsa
 * il tirocinio alla scuola dell'Infaniza, le piccole confidenze e i giochi con i bambini, la loro allegria, il loro essere inconsapevolmente buffi
 * due racconti di parto commoventi, veri e sognanti: questo australiano e questo modenese
* cucinare,cercando di variare spesso le ricette; soprattutto usare nei dolci i lamponi o i mirtilli raccolti nell'orto la scorsa estate * ascoltare musica rilassante ogni volta che posso,ultimamente ascolto spesso questo mantra o questa musica reiki
* la compagnia che ci fa la gatta quotidianamente
* sapere che tra pochi giorni avrò finito esami e tirocinio e potrò dedicarmi ad altro
 * i post di Ylenia, in particolare questo "Mette grande serenità, sapere c’è un tocco buono che si può infondere in ogni dove. Mi fa pensare che ogni giorno posso fare la mia minuscola parte per rendere il mondo un po’ più buono e mi fa tornare, ogni volta, nel mio centro, al progetto umano che voglio portare avanti" 
* questo video di una donna di 95 anni, grazia e armonia
 * i mandala e mille idee creative che li riguardano
 * incontrare le mie amiche/sorelle doule per una tenda rossa e un pranzo condiviso, vedere Simone che le incontra per la prima volta
* le giornate di sole che sembra primavera e che mi fanno aspettare con impazienza i mesi che verranno
* la tisana con pezzetti di pera e di cioccolato fondente
* ricevere un bellissimo regalo dal Giappone (grazie Stefania!)
* le albe ed i tramonti con i loro magici colori
 * ogni volta in cui riesco a praticare yoga a casa, con calma
 * i tanti commenti e condivisioni al mio scorso post, grazie di cuore!

mercoledì 14 gennaio 2015

Le buone pratiche



La sensazione persistente, in questi mesi di viaggio, è quella di stare avvicinandomi sempre di più al centro, come se mi stessi addentrando in una grande caverna buia, ma senza timore, passo passo, scendendo gradini verso il ventre della terra, con una spirale che dal fuori porta al dentro e via via annulla i rumori, i suoni, la caverna si fa ad ogni svolta più ampia e accogliente. Al centro non so bene cosa ci sia, ma immagino un fuoco, già acceso, lì in attesa da secoli e io mi vedo avanzare con una fiaccola in mano che getta bagliori sulle pareti color ocra della caverna. Laggiù, so che la mia fiaccola troverà un fuoco più grande e ritroverà il suo posto.Mi sento così, come se stessi tornando da lontano in un luogo che non conosco ma che è mio, in cui sono già stata. Forse, sto rifacendo una strada all'indietro. Forse, tutto questo dipende dal fatto che la Creatura che vive in me viene anche lei da lontano, non è di nuova forgiatura, ma è un'anima saggia che conosce già molto e che mi sta accompagnado con lei in questo viaggio che scende nelle viscere della terra, sotto le radici degli alberi, fino in fondo, dove ci sono solo gli elementi originari, la terra e il fuoco, il buio e la luce, le ombre e le scintille, in basso in basso, alle origini di tutto. Creatura mi ha insegnato questo, a scendere in basso, all'origine. Mi ha colmata di pace, ha tolto ogni buccia sedimentata su di me, in me, negli anni, nei decenni. Mi ha detto, vieni, andiamo. Fidati, non devi fare niente. E così non ho fatto niente di niente in questi mesi, ho solo chiuso gli occhi, ringraziato e accolto quanto ricevuto. Man mano che l'acqua in cui nuota Creatura aumenta, in me, io mi sento riempire, proprio come un vaso, da una fonte che non sapevo o non ricordavo più. Mi vengono in mente non a caso l'acqua e il fuoco in queste immagini, proprio l'origine, la base a cui Creatura mi ha portato, a cui mi sta ccompagnando. Già è in atto quel meraviglioso processo in cui sono sempre io, ma sono completamente diversa, come se fossi stata svuotata di tutto, fino al nocciolo, alla scintilla primigenia e poi ricolmata di nuovo, lentamente, senza clamori. Sono felice di quanto cratura mi ha insegnato finora: ad ascoltare, a farmi guidare. Ho imparato ad ascoltare lei, ad ascoltare me, già prima del suo arrivo. Ho imparato a sentire quello che c'è attorno a me, non il mondo concreto, non solo, ma a sentire ciò di più grande che mi circonda, che può avere tanti nomi. Questa è in ogni caso l'esperienza spirituale più alta che io abbia mai avuto,la più profonda, mistica e inspiegabile, inenarrabile. Una sensazione particolare è come in questi mesi io mi sia sentita e mi senta sempre contemporanemanete radicata, fatta proprio di terra, impastata di suolo e nello stesso tempo senza dimensione, come un flusso di energia senza confini nè contorni, nuvola estesa che si sposta e si lascia attraversare. Creatura mi ha insegnato a prendermi tempo, a rallentare. Mi ha insegnato a cercare le buone pratiche, a volerle, esigerle non come regalo saltuario da godere in segreto ma come base del quotidiano. Mi ha insegnato il piacere del dormire e del riposare. Mi re-insegnato a prendere il tempo per respirare. Creatura arriva da lontano, lo so, è una creatura di spirito che aspettava da tempo una nuova casa e sono felice che abbia scelto me, perchè sono felice di quello che mi sta insegnado e onorata. Creatura è fatta di yoga, di meditazioni, di visualizzazioni. Creatura è fatta di boschi, di lunghe e continua camminate, di disegni, di pitture ad acquerello, di incenso, di olio di mandorle, di lavanda e frankincense. Sono molto felice di aver poturo offrire a Creatura la pace di questi mesi, totale, senza interferenze, di aver deciso scelta dopo scelta di sapere poco, vedere poco, controllare poco, ma piuttosto di ascoltare e ricevere. So che l'impronta di questa quiete rimarrà sempre in Creatura e in me, un ricordo indelebile di calma, di rifugio, nel nostro cerchio di luce in cui nessuno può entrare, nella nostra bolla di buone pratiche quotidiane. La nostra base è questa e ci darà forza ed energia per tutto quello che verrà. Sono fiera di aver potuto costruire questa base, la migliore possibile, di aver cercato e vissuto esperienze, immagini, letture e posture belle in questi mesi, per nutrire dal profondo me e Creatura, accompagnandoci nel nostro viaggio verso il centro della terra, la fiaccola in mano, nella caverna buia ed accogliente. Sono felice di aver parlato con Creatura da mesi, prima che venisse, e del viaggio in India che tanto ha poi cambiato in me, senza che io me ne accorgessi, perchè una volta tornati dal viaggio ho iniziato il corso doula, mi sono immersa ancora di più nell'università, ho conosciuto donne magnifiche che sono diventate sorelle, nonostante i chilometri di distanza. Creatura arriva dall'Oriente, è stata una vestale o una sacerdotessa, Creatura sa tutto e tutto conosce, è di un'immensa e totale saggezza. Creatura conosce la caverna in cui stiamo scendendo, verso il grande falò che getta bagliori sulle ampie pareti ocra. La sua piccola anima ha fluttuato attorno a noi a lungo prima di decidere di scendere di nuovo, mentre io la chiamavo, "vieni, vieni" le dicevo, "sono pronta" e riempivo per Creatura pagine e pagine di quaderni, di lettere, di collages, in cui le raccontavo cosa vivevo giorno dopo giorno e sempre la invitavo e dicevo, mese dopo mese, "torna, guarda che bellezza questa vita". So che Creatura aveva ancora bisogno di stare dall'altra parte un poco, con i miei nonni, a farsi raccontare, a giocare con loro. So che i tempi che ha scelto sono giusti, anche se a me sono sembrati lunghi, eterni e inspiegabili. So che ha aspettato che io fossi pronta davvero e così è stato, sono poi stata pronta per quelle buone pratiche, che saranno il nostro sigillo, la radice della nostra armonia. Non ce le siamo regalate queste buone pratiche, le abbiamo cercate, togliendo risorse, tempo ed energie ad altro, per dedicarle invece a noi. Questa la base sicura, mentre ci astraiamo dal mondo, scalino dopo scalino, lentamente, io che custodisco Creatura e lei che custodisce me e mi insegna, "ricorda", mi dice, "ricorda da dove vieni, torniamo là insieme , all'origine del tutto dove non esiste nulla, solo il vuoto denso e colmo della caverna spoglia, dove ancora niente è stato creato e dove regna l'Essere nella sua più pura fattura. Dove lottano fuoco ed acqua, dove regnano le ombre e le scintille, vieni, torniamo indietro nei secoli e nei millenni, prima del mondo, lasciamo andare tutto il resto. Come una meraviglia, come un prodigio, come un miracolo".







[Le fotografie di montagna sono della splendida camminata del giorno dell'Epifania in Valle Maira, tra i boschi, al sole]

lunedì 5 gennaio 2015

Espressione

 

" Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta. Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell’eresia.

Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole, l’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi.
Vi auguro l’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell’impegno.
Oggi è eretico chi mette...
la propria libertà al servizio degli altri.
Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce,

chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie.

Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Chi crede che solo nel noi, l’io possa trovare una realizzazione.
Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio"                              
Luigi Ciotti

Espressione, la parola che ho scelto per questo nuovo anno.
Esprimere se stessi, a partire dalle cose più semplici, che mi bloccano paradossalmente più delle grandi. Se infatti mi piace molto e trovo estremamente arricchente un dialogo profondo, intimo e personale, su argomenti "importanti" anche con persone sconosciute ( ad esempio in una "tenda rossa"), sono una persona molto timida e riservata nelle altre situazioni sociali quotidiane.
Detesto chiedere informazioni, che sia ad una mia compagna di corso piuttosto che a un docente, sono a disagio se devo andare in segreteria per risolvere qualche problema burocratico, se devo andare in un ufficio, prendere un appuntamento...lo faccio, ma spesso non chiedo tutto ciò che ho bisogno di sapere, non rivendico ciò che mi spetta, non faccio valere le mie ragioni. Non parlo di grandi cose: se la cassiera mi da il resto sbagliato della spesa, molto facilmente io non tornerò indietro a dirglielo. Se qualcuno mi passa davanti mentre sono in coda, io non dirò nulla.
Se in molti chiedono di cambiare la data di un esame e io non sono d'accordo, di solito non dirò la mia e accetterò la loro decisione. Se sento dare un giudizio che non condivido, farò finta di niente.
In una conversazione banale tra conoscenti, non dirò praticamente mai ciò che penso: non su questioni di economia globale, di politica, ma molto molto raramente contesterò qualcuno anche su opinioni ridicole riguardo ad un film visto al cinema, al costo di un certo oggetto, alla gestione di un certo locale, alla scelta su di un certo percorso escursionistico...
Nella maggior parte dei casi ascolterò soltanto, a costo di rimuginare poi per ore o giorni su cosa ho sentito o cosa mi è stato detto e rimpiangendo di non aver espresso la mia idea, fatto la domanda che volevo, corretto l'informazione sbagliata sentita dare come assodata, anche su argomenti che conosco bene e che ho studiato a lungo per il mio lavoro.
Tenderò a rimanere in silenzio, evitare il confronto, sarò a corto di spiegazioni.
Ecco perché ho scelto la parola espressione, intendendo innanzitutto proprio l'espressione vocale, sforzandomi non di fare grandi scenate (non sono proprio nel mio carattere) quanto semplicemente di dire la mia con tranquillità, invece di nascondermi.
Da qui infatti la partenza per l'espressione più grande, quella in ciò che voglio realizzare nel mio lavoro e nei miei progetti e che spesso è stata fortemente penalizzata dalla mia timidezza nel parlare, perché non ho saputo presentarmi bene ad un colloquio, perché non sono andata a chiedere tutte le informazioni relative ad un bando di concorso, perché non ho saputo affrontare con determinazione ciò che mi spettava di diritto di fronte ad un datore di lavoro, chiedendo spiegazioni per un trattamento iniquo...
Espressione in ciò che di creativo voglio inventare e pubblicizzare, negli eventi che voglio promuovere, nelle mostre che vorrei organizzare.
Espressione di me e delle mie convinzioni delle scelte che porterò avanti per la mia famiglia, nelle prassi educative di cui sono certa e che vorrò attuare in ogni modo ma che dovrò spiegare e normalizzare.
Sarà molto difficile, proprio a partire dalle piccole conversazioni, ma è ora che io impari a dire la mia verità, a difendermi con le parole, a presentare senza tremore il mio punto di vista, anche sapendo che scontenterò il mio interlocutore.
La parola espressione mi spaventa, ma è lì che devo lavorare e investire energie, per me e soprattutto per chi, neonato, farà parte della mia famiglia e non potrà, inizialmente, dire la sua.


 


sabato 3 gennaio 2015

Pellegrini


Come lo scorso anno, abbiamo finito e iniziato l'anno camminando in montagna.
La sera del 31 dicembre ci siamo incamminati in una vallata già buia, zaini in spalle, una strada in salita circondata dal ghiaccio. Il bosco era immerso nell'oscurità ma avevamo con noi una piccola torcia e la luce della luna quasi piena a illuminare. Il bosco non faceva paura, nemmeno così al buio e al freddo, anzi, è stato bello anche se faticoso camminare in silenzio, in salita, un piccolo passo dopo l'altro, fermandomi spesso a prendere fiato. Non si vedeva nessuna altra luce artificiale, non c'erano automobili, case o rumori, solo gli sbuffi bianchi del nostro fiato e le cascate di ghiaccio che intravedevamo ai lati della strada nel buio.
Abbiamo deciso all'ultimo dove andare per questo capodanno e abbiamo scelto di trascorrerlo in un rifugio riaperto da poco, gestito da una giovane coppia, in cui non eravamo mai stati.
Dopo circa 45 minuti di cammino siamo arrivati in questa piccola borgata in ristrutturazione e con piacere abbiamo trovato un ambiente accogliente, semplice e allegro.
Alle pareti, murales e scritte con citazioni, una piccola biblioteca con dei libri, due tavolate pronte per la cena, ottima, che avremmo assaporato di lì a poco, con polenta e altri antipasti tipici delle nostre vallate come capunet (involtini di verza) e tartrà (sformato di uova, latte ed erbette).
Appena ho visto le frasi scritte sui muri ho percepito di essere nel posto giusto, nonostante la nostra decisione presa all'ultimo, un ambiente colmo di ispirazioni positive era l'ideale per iniziare il 2015, che sarà un anno molto speciale per noi.







 
 
Il mattino del primo gennaio ci siamo svegliati con questa magnifica vista e con una giornata di sole splendente, molto luminosa. Il cielo profondamente azzurro, l'aria frizzante ma non gelida. La neve solo sulle cime più alte in lontananza e i boschi spogli invece immersi nella luce.
Ci siamo rimessi in cammino per arrivare a piedi ad un'altra borgata, di nuovo in silenzio tranne le grida di qualche rapace in cerchio nel cielo. Non mi stuferò mai della pace della montagna, né dello stupore che provo sempre di fronte al loro spettacolo, che mi fa immediatamente, ogni volta, pensare al loro Creatore "Signore della alte vette" e che mi riconnette profondamente con me stessa, con il mio corpo, il mio respiro, le mie radici.




Proprio in questi giorni di fine e inizio anno sto leggendo in libro di una coppia francese che ha compiuto un pellegrinaggio a piedi da Le Puy en Velay a Roma, con le loro tre bambine piccole e un asino. Sono la stessa coppia già andata a piedi da Parigi a Gerusalemme di cui ho letto e visto entusiasta il reportage qualche tempo fa. Anche questo loro nuovo libro sulla Via Francigena è un inno al camminare, all'andare lentamente, al dare priorità al tempo. Un viaggio a piedi estenuante il loro, attraverso diverse condizioni climatiche, cercando ospitalità per la notte, misurandosi con i propri limiti Un'avventura spirituale, familiare, umana.
Tra le tante pagine del libro, una mi è piaciuta particolarmente e l'ho trovata bella da condividere per questi giorni di inizio anno, in attesa prima o poi di compiere un cammino a piedi come il loro, che è uno dei nostri sogni, ma una frase adatta in generale anche alla vita quotidiana:
"Mi sono creduto errante qualche anno fa, trovando nel vagabondaggio un'elegante fuga al senso profondo della vita. Ora abbandono l'idea che il cammino sia una meta in sé.
Il pellegrino cade e si perde, come il vagabondo, ma cammina verso una stella"
Forse è per questo che amo tanto camminare io stessa, perché ogni gita in montagna è come una visualizzazione del cammino giornaliero di ciascuno, in cui ci sono le salite, in cui il paesaggio mozza il fiato per l'immensa bellezza, in cui bisogna ricordarsi di fermarsi per ricaricare le forze, in cui, infine, si giunge ad una meta.
Allora è stato particolarmente bello questo primo gennaio, passare la mattinata camminando immersi nell'azzurro e nel sole, noi tre, che siamo in viaggio e in cammino e che così speriamo di essere sempre, in strada, ma verso una meta, che è la costruzione della nostra famiglia e della nostra essenza più vera, a passi leggeri, in pienezza e gratitudine.

When we greet our Creator, we won’t be asked, “Why weren’t you Moses or Gandhi or Mother Theresa?” No, when we return to our Source, we will be asked, “Why weren’t you…you?”
Today, as we stand on the brink of a new year, I’d like to share with you this short prayer I composed, which can assist us in asking the Creator to help us become all that we are meant to be this year: a whole and unique beacon of Light for our loved ones, our communities, and the whole world.
My Creator, though I am just a speck in this vast universe, may I be filled with your Light this year so that I can give whatever energy I am granted towards the benefit of another human being.
May I feel the power of my interconnectedness with all of humanity.
May I sit next to my brothers and sisters and feel love.
May I open my heart to the wisdom that I will receive, my head to the understanding of it, and my desire to put it into action.
May I judge less and learn more.
Lastly, may I take all of the energy granted to me this year and treat it as a letter that is unwritten. May I be the writer of my future, the author of pages yet unturned.
May my words be words of peace, words of kindness, words that tell the story of how the people in my life and the world at large have made better because of my existence.
* Karen Berg's Daily Meditation - Thursday January 1, 2015 *








Mi piace camminare da solo per i viottoli di campagna,
fra piante di riso ed erbe selvatiche, poggiando un piede dopo l'altro con attenzione,
consapevole di camminare su questa meravigliosa terra .
In quei momenti, l'esistenza è qualcosa di prodigioso e misterioso.
Di solito si pensa che sia un miracolo camminare sull'acqua o nell'aria.
Io credo invece che il vero miracolo sia poter camminare sulla terra.
*Thich Nhat Hanh*