giovedì 24 maggio 2012

Transumanza di pace

Questa primavera é stata organizzata a Cuneo una mostra fotografica ed alcune conferenze sui Balcani, con la partecipazione molto forte e commovente di una delle donne sopravvissute a Srebreniza.
Nella mostra fotografica, scenari dalle guerre balcaniche dei primi anni '90, che ricordo bene anche se ero piccola.
Tra le fotografie esposte alla mostra, mi aveva colpito l'ultima per l'atmosfera serena e pacifica, ben diversa dalle altre immagini: era la fotografia di due donne con una mucca, di fronte ad un grande mucchio di fieno, un paesaggio collinare e brumoso alle loro spalle.
La didascalia la descriveva come una foto del progetto Transumanza di pace, che mi ha incuriosito, e sono andata a cercare.
Ho trovato le informazioni su questo progetto, finanziato e sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento per mettere in elazione due comunità profondamente agricole: quella della Val Rendena e quella di Srebrenica, precisamente sull'altipiano di Suceska a 10 km dalla città.
"A Sućeska oggi vivono i sopravvissuti di una comunità di agricoltori prevalentemente musulmani che sono stati decimati dalla guerra (in quell’area la pulizia etnica ha eliminato circa l’85% della popolazione maschile). Dal 2000 le persone sono via via ritornate a vivere in quella zona, spesso i capifamiglia sono donne vedove, anziani o ragazzi molto giovani che praticano un'agricoltura di autoconsumo e sognano di andare a vivere altrove.[...]La guerra, con la distruzione totale di tutte le case e le stalle pre-esistenti, oltre alla morte e alla scomparsa di gran parte della popolazione, ha causato l’abbandono di vaste superfici coltivate causando il degrado di prati e pascoli. La cosa che più salta all’occhio quando si sale in Altopiano a Sućeska è un tipo di felce infestante e tenace, che si è mangiata la terra da coltivare e quella sulla quale un tempo pascolavano gli animali.
Chi è tornato spesso alloggia in case non ancora finite, dispone di piccole stalle con gravi carenze igienico-sanitarie. Pochi sono gli animali, e scarsissime le attrezzature per i lavori di campagna.
Ma abbiamo trovato tanta buona volontà, persone generose che nella difficoltà e nella dignitosa miseria hanno voglia di ricominciare."
Con questo progetto di Alessandra Bignarelli e Gianni Rigoni Stern sono allora partite 48 manze e manzette verso Sucéska e lì sono stati avviati dei corsi per insegnare come allevare, come coltivare.
[Io Gianni non lo conosco, ma anni fa ho incontrato suo padre (il grande scrittore Mario Rigoni Stern) ad Asiago, che ci ha autografato il suo "Le stagioni di Giacomo", libro che poi mi sono letta tutto in un fiato in macchina da Asiago a Cuneo]
Che bella questa storia!
Ho studiato relazioni internazionali e mi appassiona ogni progetto transfrontaliero di cooperazione, soprattutto i progetti piccoli, semplici, perché sono quelli di sicuro successo, soprattutto se mettono in relazione persone, comunità locali.
I miei nonni allevano delle mucche, ora poche (queste delle fotografie), ma sono abituata alla loro imponente ed insieme mansueta presenza.
Per chi, come me, viene da una famiglia di contadini, il contatto con le mucche é qualcosa di usuale: mi emoziona allora che questo progetto tocchi qualcosa che conosco, provenga da un ambiente simile al mio.
Soprattutto mi piace il gesto dello scambio, di queste mucche amate e allevate in Trentino che ora saranno amatae e utili a qualcun altro, in maniera attiva e concreta.
Insomma oggetto dello scambio non sono mattoni, infrastrutture, macchinari: sono mucche, vive e vivaci, sono animali che si possono toccare, che muggiscono e che corrono.
C'é anche un road movie che racconta quest'impresa contadina, il trailer si può vedere qui.
Mi piacerebbe farlo vedere a mio nonno Lorenzo, che ogni giorno cura le sue vacche, a 81 anni,
porta loro il mangiare nella stalla, si commuove quando nasce un vitellino.
Ci sono storie belle in Italia, tante, bisogna solo raccontarle.

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