sabato 16 agosto 2014

Forza e cedevolezza

Questa estate sta passando con pomeriggi spesi a giocare e accudire come educatrice, è un'estate in cui sto leggendo e scrivendo pochissimo, molto meno di quello che avevo immaginato, è un'estate di studio per il corso doula e di serate che mi vedono andare a dormire presto.
Ho fatto molto meno di quanto progettavo, organizzato meno incontri, ma forse assaporato di più.
Quando possiamo, almeno una volta a settimana, andiamo in montagna a camminare.
Gite piuttosto corte: a Fontana Kappa, a Narbona, alle Gorge della Reina,...ieri al bivacco Gandolfo.
Mi piace moltissimo ammirare il parallelismo perfetto tra la vita e una camminata in montagna.
La montagna mi insegna sempre la potenza, la forza dirompente dell'acqua che scava gole, ruscelli e cascate. La forza del ghiaccio che taglia e livella, l'immensità delle rocce che svettano contro il cielo.
Per camminare in montagna c'è bisogno di quella stessa forza, del passo che continua a incedere, del corpo che si solleva, dei muscoli che lavorano. Forza di volontà, determinazione nell'affrontare un tornante del sentiero dopo l'altro e poi un altro ancora e un altro, in salita, il sole che brucia le spalle, senza intravedere la fine della strada. La montagna insegna la tenacia più dura, quella che fa stringere i denti e proseguire a qualunque costo, superando qualsiasi sforzo con uno sforzo maggiore.
Tuttavia, la forza da sola non basta.
La montagna mi insegna sempre anche la cedevolezza.
L'arrendevolezza della roccia che lascia fluire l'acqua e si lascia levigare, l'arrendevolezza della valle che si apre sotto i colpi del nevaio, dell'erba che si lascia piegare sotto gli scarponi degli alpinisti, del bosco che sa attendere il momento giusto per spargere attorno i semi dei faggi.
Anche nel camminare c'è bisogno di cedevolezza: se si procedesse solo con spinte di adrenalina, di scatti dei polpacci, di corse in avanti, non si farebbe molto percorso.
Nel camminare, bisogna imparare dove fermarsi per respirare, dove bere, dove rallentare l'andatura.
Anche la mente deve fare spazio a quella arrendevolezza: non cercare continuamente il bivacco con lo sguardo ansioso sui colli lontani, ma arrendersi al pensiero che il bivacco c'è e che si raggiungerà. Arrendersi di fronte alla strada che sa, che è costruita per portare al bivacco, senza forzare i tempi.
La montagna insegna la pazienza, toglie il bisogno di sapere e controllare.
Tutto c'è, tutto va, senza bisogno che io lo sappia, che io lo misuri con i miei calcoli.
La natura sa i suoi tempi e suoi spazi in modo perfetto, sa funzionare senza interferenze.


 
Per questo amo tanto la montagna, perché mi presenta ogni volta, insieme e non disgiunti, i due opposti della forza e della cedevolezza, non può esistere uno senza l'altro.
Nel momento in cui cedo il comando, è allora che sono il condottiero.
Non può non venirmi in mente Paolo che scrive ai Corinzi"quando sono debole, è allora che sono forte" e Leboyer che nel magnifico libro "Dalla luce il bambino" dice

" - Diciamo che essa ha fatto determinati esercizi.
  - Degli esercizi. Semplicemente?
  - Semplicemente...la semplicità è un'arte difficile.
  - Quali esercizi? Muoio di curiosità.
  - Ha imparato a abbandonarsi, a distendersi, ad aprirsi. Ha imparato l'accettazione.
  - Ma allora, da dove viene questa impressione di forza?
  - Dal fatto, appunto, che la lascia fluire. Ha smesso di lottare.
    La forza le viene da una completa umiltà.
  - Umiltà! Questa regale autorità...
  - E' l'effetto di una sottomissione assoluta.
  - Siamo in pieno paradosso.
  - Che solo può esprimere l'assoluta verità."



Mentre si cammina in montagna, si ha ben chiaro il percorso che si è fatto per raggiungere la cima, il bivacco, il colle. Si è proseguito lungo il torrente, poi si è attraversato il ruscello, si è camminato in salita nel boschetto alla destra dell'acqua, poi ci si è arrampicati su quella grande roccia a sinistra, si è affrontata quella lunga salita tra le ortiche e i cespugli di lamponi, poi nella faggeta, poi si è attraversato di nuovo il torrente e così via...una volta in cima, è chiaro che quella è stata la strada e che solo quella poteva essere.
Così è ora per me, guardo la strada di questo scorso anno e tutto ha un posto, un tutt'uno che solo così poteva essere, un insieme perfetto dove ogni svolta di sentiero ha il suo preciso significato, proprio quello che doveva essere.
Il viaggio in India della scorsa estate (e Varanasi, e la madre Ganga...), l'università e soprattutto il corso e il laboratorio di Pedagogia Speciale, il corso doula, lo yoga, questo blog e gli incontri che ha permesso, gli incontri con persone speciali come Shmel Shaul e Maria Iole Vacchetto, doule in cammino, il ritorno a Taizè, il saluto a Charlie, il lavoro come educatrice, il sostegno alla mamma dei gemellini durante il mio tirocinio, il corso di teatro che ho frequentato...tutto ha un posto e un significato che porta qui, esattamente qui.
Nulla avrebbe potuto essere studiato meglio, questa era la strada.
Cedevolezza e forza, insieme. Procedere e fare spazio, cercare e rinunciare.
Togliere per trovare.
La lezione della montagna, per la camminata, e per ogni giorno.





7 commenti:

  1. Daniela bellissime foto e ancor più belle considerazioni sulla montagna e sulla vita!!! Un abbraccio e buona estate!

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  2. Un bellissimo post, delle bellissime e vere parole, le tue.
    Che proprio oggi, credimi, fanno da balsamo al mio cuore...
    Probabilmente tornerò a leggerle.
    Grazie Daniela, anche se non ci conosciamo.

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  3. Una passeggiata in montagna come metafora della vita. Solo tu potevi descrivere questa cosa con parole tanto azzeccate e nello stesso tempo poetiche.
    Bellissime le foto!
    Ti abbraccio
    Francesca

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  4. Come sempre leggo con estremo piacere ogni tua riflessione e constatazione e ammiro partecipe ogni foto meravigliosa.Grazie.

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  5. Grazie per i vostri commenti, per questo scambio reciproco!! :-)

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  6. Ohhhh...rieccoti con questi nuovi post ispiranti ^-^ grazie!!

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  7. Daniela, proprio ieri scrivevo sul blog cose simili su posti uguali. Sono in sintonia perfetta con questi pensieri, con la tua visione e con la stessa ricerca. Un abbraccio.

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Grazie per ogni tuo commento :-)