Sebbene io stia studiando per diventare maestra, mi affascina e mi interessa molto il mondo dell'home-schooling (scuola parentale/genitoriale), dell'un-schooling e gli altri metodi di apprendimento considerati alternativi. Proprio perché farò parte del sistema di apprendimento istituzionale e perché da alcuni anni lavoro comunque a contatto con il mondo della scuola e con le sue problematiche, sia come educatrice che come insegnante alle superiori, che come aiuto nei compiti extra-scolastici, mi interessa moltissimo conoscere anche tutto il resto, i diversi modi di imparare, le differenti esperienze.
Negli anni passati ho letto con estremo piacere e curiosità l'avventura nell'homeschooling di Sybille e dei suoi figli e ora leggo spesso di Beauty That Moves e di altre famiglie che scelgono metodi di apprendimento non istituzionali.
Può sembrare strano che una futura maestra si appassioni ad esperienze di apprendimento diverse da quelle che proporrà, ma molto è quello che i diari di queste famiglie possono insegnare a me, non solo dal punto di vista pratico ( quanti bei lavoretti! che creatività!) ma proprio riguardo alla passione per l'imparare, per lo scoprire.
Quest'estate ho letto un libro molto interessante, "Non sono mai andato a scuola", di Andrè Stern, nel quale l'autore, ora autore, liutaio, compositore, racconta la sua infanzia senza scuola ma con attività diverse che via via seguivano un suo forte interesse specifico come i treni, i motori, la lavorazione del rame, la fotografia, la musica...un racconto entusiastico, in cui Andrè fa emergere la grande competenza da lui acquisita fin da bambino in molti argomenti scientifici, la sua voglia di conoscere, la struttura delle sue giornate totalmente dedicate all'apprendere nel modo e nel tempo che più gli piaceva, senza alcun limite di argomento.
Mi sono ritrovata in molte citazioni di Andrè, come nella visione del tempo non rigidamente divisa tra lavoro (o studio) e tempo libero ma come un continuum: anche le mie giornate, le mie settimane sono così, non c'è netta alternanza, tutto è lavoro e nel contempo tutto è svago, con fluidità.
Un altro aspetto in cui mi sono ritrovata è la grande eterogeneità esperienziale del curriculum di Andrè, che nella sua vita ha studiato di tutto e ha seguito fin da bambino corsi di ogni genere, dal teatro al canto armonico, alla danza, a corsi di ceramica...Lo stesso è per me, che ho seguito corsi molto diversi e continuo a fare lo stesso, non per disorientamento, bensì per voglia di imparare ed estrema curiosità.
Altri aspetti dell'esperienza di Andrè invece mi hanno messa in discussione, ad esempio quando racconta di essersi appassionato da bambino, per lunghi periodi totalmente e unicamente ad un unico argomento. Spesso, lavorando come educatrice, mi imbatto in bambini che hanno un interesse monotematico in quel momento, siano gli aerei piuttosto che gli insetti, e cerco sempre di ascoltarli in questo ma propongo attività diverse, cercando di non focalizzarli solo su quell'argomento. Anzi, nel tempo in cui sono con me, cerco proprio di presentare argomenti e giochi completamenti diversi ogni volta. Il racconto di Andrè mi ha fatta riflettere, forse sarebbe meglio assecondare completamente quella passione infantile e non cercare di sviarla? Non sono ancora giunta ad una conclusione, ma alcune parti di questo libro mi hanno fatta riflettere profondamente.
Sicuramente ho apprezzato il suo racconto di bambino che ha vissuto (e di adulto che continua a farlo) completamente nella società, nella vita quotidiana e familiare, non in spazi "per bambini", chiusi e artificiali, non in "attività per soli bambini".
Una dinamica che riscontro spesso nel mio lavoro è di bambini che hanno pochissimo contatto con la vita vera, perché vivono appunto, in spazi da bambini, ma non hanno quasi mai l'occasione di stare con i grandi e di accompagnarli nelle normali attività quotidiane come fare la spesa, andare dal meccanico, andare a trovare una persona in ospedale...queste attività vengono ritenute noiose per un bambino o poco adatte a lui, con la conseguenza che egli sarà un bambino che non ha idea di cosa gli adulti, in primis i suoi genitori, vivano ogni giorno, ma avrà vissuto solo lo spazio isolato della scuola, del doposcuola, del corso di calcio, del corso di danza.
Penso che un bambino abbia il diritto di vivere il più possibile la vita quotidiana "reale" della sua famiglia, della sua società e non surrogati per bambini della stessa, riempitivi di tempo.
Un video molto bello sull'homeschooling è quello di Logan, ragazzino che racconta così le sue passioni, la sua libertà quotidiana nell'apprendere soprattutto nella pratica dello sci che è il suo primario interesse:
"Skiing to me is freedom, and so is my education. It's about being creative, doing things differently, it's about community and helping each other. It's about being happy and healthy among my very best friends [..] I do know what I might wanna do when I gow up, but if you ask me what I wanna be when I grow up, all I know is that I want to be happy!"
Penso che sia essenziale insegnare questo ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, prima del contenuto delle diverse discipline: che apprendere è divertente, entusiasmante, creativo, bello come qualsiasi altra passione che abbiamo. Che la scuola non è un tempo chiuso e rigido in cui si imparano cose inutili, ma che ci può servire per imparare argomenti che ci interessano e ci incuriosiscono. Ovviamente, questo non dipende solo dai bambini, ma soprattutto dalla categoria in cui sarò io, quella degli insegnanti e da quella in cui sono i genitori. Tocca a noi essere i promotori di questa passione, tocca a noi lasciar perdere il nozionismo fine a se stesso, la burocrazia, ma portare alla luce il bello dell'imparare. Per questo leggo con grande interesse storie di homeschooling e ne condivido in toto la filosofia, penso che lo stesso dovrebbe fare ogni insegnante.
Il nostro scopo, lo scopo della scuola, dovrebbe essere quello di spalancare le porte alla conoscenza pe rogni bambino, con gioia, con allegria, con originalità, nonostante i tanti inutili lacci e lacciuoli della burocrazia scolastica e del sistema scolastico istituzionale.
Per farlo, dobbiamo essere noi, per primi, adulti liberi e convinti delle nostre scelte, sia come insegnanti che come genitori.
La passione, in ogni cosa, si insegna solo con l'esempio autentico.
Questo è lo spirito con cui nei prossimi giorni sarò ad un seminario a Piacenza con l'ostetrica Ibu Robin Lim e con altre operatrici delle nascita, per imparare cose nuove, con passione.
Con libertà, prendendomi tempo per inseguire un interesse autentico.
[Lago di San Bernolfo]
Ottime riflessioni ed intenzioni, in un mondo utopico sarebbe normale che sorgessero naturali a tutti gli insegnanti... purtroppo non è così, vale solo per coloro che credono nel proprio lavoro e comprendono le potenzialità meravigliose che hanno tra le mani....
RispondiEliminaAnch'io tempo fa ho letto molto e seguito alcuni blog che trattavano l'homeschooling... mi attraeva moltissimo... però secondo me mancava della dimensione "sociale" che nel bene e nel male dona una "classe"... però è un ottimo spunto per migliorarsi anche come "genitori" non trascurando attività domestiche e celebrazioni stagionali che possono ben ""sposarsi" e dare conferma al "lavoro" scolastico
Combinazione ho letto anche io "non sono mai andato a scuola" quest'estate.
RispondiEliminaLe due impressioni più forti che mi ha lasciato sono queste:
- homeschooling non è per tutti. Nel senso che avere le competenze, le capacità e la possibilità di praticare una soluzione del genere non è affatto scontato.
- mi ha colpita il fatto che i genitori di Andrè in questo libro compaiono meno di quanto ci si aspetti. Io mi immagino l'homeschooling come queste mamme chine per ore sui propri piccoli, intente a mostrare/spiegare/raccontare. Invece André mi sembra fare quasi tutto da solo. I genitori gli procurano libri e occasioni. Questo mi sembra molto molto bello, ma in parte ricade nella riflessione n. 1.
Io credo molto nel valore della scuola, purche sia una scuola di valore. Non so se mi spiego. E credo anche che la scuola debba essere in grado di tirare fuori i talenti di ciascuno e dare a ognuno delle occasioni per svilupparli. Perché non tutti hanno dei genitori che possono farcela in questo senso.
Ritengo che la passione, come dici tu, è il primo motore per una bella ed interessante scuola . Spesso, purtroppo, in realtà si è più attenti alle nozioni e si considerano gli studenti tutti uguali , quando, invece, ognuno di loro ha la sua personalità ed i suoi tempi. Anche da piccoli poi quello chenoto è la grande competizione che a me non piace, bisognerebbe promuovere la collaborazione . Un altro punto che condivido è proprio quello di far partecipare i piccoli alla nostra vita quotidiana, io per quello che posso cerco di farmi accompagnare ovunque e di renderli partecipi e a loro sembra piacere
RispondiEliminaCiao Daniela, sono passata per caso di qui...il tuo blog mi ha colpito al primo sguardo, foto bellissime, riflessioni interessanti. Ti seguirò con piacere!
RispondiEliminaLisa
Ciao Daniela,
RispondiEliminasono Claudia...non ho più letto nulla di nuovo...tutto ok?? Sono un pò preoccupata!!
Un abbraccio e magari un arrivederci a presto dalle nostre parti!!