Ieri mattina io e mia mamma abbiamo affrontato un piccolo obiettivo a cui pensavamo da mesi: andare a piedi fino alla Certosa di Pesio, circa 12 km da casa.
Siamo partite dalla frazione di Montefallonio e via, zaini leggeri e piedi che passano su strade diverse.
La giornata era perfetta, con quel clima di maggio che fa venir voglia di fermare il tempo e vivere eternamente con l'erba alta nei campi costellati di margherite, gli alberi verdissimi, il grano che matura, senza il caldo umido della piena estate...
Abbiamo camminato in mezzo al verde, su stradine laterali, su una strada provinciale, accanto al primo fieno che secca e profuma al sole.
Abbiamo percorso queste strade infinite volte, spesso in automobile, oppure sfrecciando in bicicletta, ma mai a piedi, lentamente. Conosco ogni curva, ogni campo, ma andarci a piedi permette di scoprire particolari a cui non abbiamo mai fatto caso.
Camminare porta in una dimensione diversa, dove tutto è dilatato: le distanze, innanzitutto, e ovviamente i tempi. Si dilatano i discorsi, i respiri.
Camminare riporta a terra, all'aderenza con il terreno, perché è lì che stanno i tuoi piedi.
Ma nello stesso tempo libera da qualsiasi mezzo e rende rarefatta ogni azione.
'Tra lo stare fermo e il camminare c’è il mondo intero; un battito di ciglia separa il camminare dallo stare fermo. In mezzo ai due: un segreto. Camminare è muoversi in avanti.
E’ meditare. E’ perdere l’equilibrio e poi riprendersi. E’ brancolare.
E’ vedere, annusare, sentire. E’ scoprire, ricordare e dimenticare.
E’ imparare e respirare. E’ sudare. E’ avere paura e sentirsi sollevati quando si riceve qualcosa da mangiare.
E’ avere freddo, inciampare.E’ fermarsi. E la cosa più incredibile: camminare è arrivare.'
[M. Zohner]
Questa volta, camminando abbiamo scoperto bellezze nuove in una valle che è la nostra, quella in cui ho fatto le primissime gite della mia vita, quella in cui amo tornare, la mia, mia valle, quella più vicina, che ho percorso avanti e indietro negli anni.
Abbiamo scoperto targhe commemorative a partigiani che su queste montagne, combattendo, sono morti, e i muri ne rimandano il ricordo insieme a polverosi fiori finti posati lì decenni fa.
Abbiamo scoperto altri sentieri e moltissimi monumenti (chiesette, ponti,...) di cui sono disseminate le nostre valli.
Abbiamo spiato rose magnifiche in giardini abbandonati e persino un maialino nero felicemente spaparanzato al sole in un altro cortile.
Abbiamo trovato affreschi di inizio '900 ai bordi della strada, di una bellezza semplice e antica.
Abbiamo persino scoperto un cippo commemorativo per un partigiano che porta il nostro cognome, cosa di cui eravamo tutti all'oscuro. Mi chiedo chi sia, come e se fosse remotamente un nostro parente, visto che il nostro cognome è poco diffuso...chissà se abitava lì o se era arrivato per combattere da altre città.
In questa camminata, in questa valle, ad ogni bivio è appeso un ricordo, di gite passate, di amici lontani nel tempo...come il trekking di terza media in cui ci perdemmo, noi alunni e gli insegnanti, e vagammo per qualche ora nei boschi, tra nebbia e notte.
Una merenda di anni fa con amiche che non vedo da tempo.
Gli innumerevoli ritiri spirituali alla Certosa, negli anni delle medie e delle superiori.
Le foto del nostro matrimonio scattate proprio lì a Certosa, l'agriturismo in cui abbiamo pranzato quel giorno e davanti al quale siamo passati...
In questa valle sono appesi anche i ricordi di chi è venuto prima di me, di mia nonna paterna che viveva in una minuscola borgata lì vicino e chissà quante volte è andata a piedi lungo quella strada fino al paese, per prendere la corriera; due cugini del mio nonno materno che lì hanno vissuto da bambini e di cui abbiamo ricostruito le storie...
Abbiamo anche camminato per un tratto nel bosco, allungando la strada ma come sempre rigenerandoci completamente in quell'ambiente di luci basse, fruscio di alberi, muschio e felci, che è la mia vera casa. Abbiamo raccolto e mangiato fragoline di bosco e trovato anche un minuscolo nido, delicatissimo e intrecciato con amore.
Camminando abbiamo parlato, ricordato aneddoti e ricostruito alberi genealogici.
Siamo anche state in silenzio, immerse ciascuna nei suoi passi, mentre la strada si srotolava dietro di noi e le montagne si facevano più vicine, bianche e nere oltre i boschi verdi e il torrente.
Tutto attorno a noi era un'esplosione di foglie e di natura, di campi gialli di fori.
Poco batte la gloria di un campo in fiore: piccole corolle insignificanti, dagli steli deboli, che basta un niente per schiacciare o sradicare, ma si accordano in sinfonie di colori che Mamma Terra studia e cresce con accuratezza. La perfezione è nella piccolezza dei fiori di campo.
Siamo arrivate a Certosa con poca fatica, nonostante la strada lunga e le ore di lenta camminata.
Sarei ancora andata avanti, alla radura, e poi alla cascata e poi alla montagna e oltre...camminare spinge oltre i limiti e allarga ogni orizzonte.
Una volta preso il ritmo, è una droga che nutre e annulla la stanchezza, non si smetterebbe più.
La Certosa ci aspettava là, nel verde, nel silenzio della prima chiesa buia di mattoni.
Un'oasi di pace, dove è sempre bello passare, o sostare.
Mi piace l'estrema semplicità di quella cripta, dove è naturale innalzare una preghiera e rallentare il respiro.
Questa camminata è stata un viaggio nella mia piccola valle, quella che decenni fa veniva definita "le Dolomiti del Piemonte" e adesso è una successione di paesini che resistono con le loro tradizioni, con i diritti che ogni valle lotta ora per mantenere: una piccola scuola, il collegamento con gli autobus, un piccolo ospedale per anziani...ma rimane una valle profondamente bella.
Un viaggio a piedi per riacchiappare ricordi di una famiglia che, come dicevo con mia mamma, possiede senza dubbio "il gene dell'accudimento".
Un passo dopo l'altro per vedere tutto in una prospettiva diversa, per partire chiedendo e tornare a casa invece colmi di gratitudine, riscoprendo ancora una volta la pienezza del cammino che c'è già.