La prossima volta che sarò a Gerusalemme voglio comprare una piccola icona di San Giorgio e una di San Michele, so già dove, in un negozio di icone sulla via Dolorosa, andando verso la porta di Santo Stefano, appena oltre il collegio austriaco. Mi piacciono questi santi sauroctoni, forti e invincibili, e mi piacciono perché ricollego San Giorgio alla collina omonima nel paese dove abitano i miei genitori e dove ho vissuto fino a qualche anno fa, mentre San Michele è il patrono di Cuneo, la città dove abito ora.
Ieri non sono andata in università e in mattinata sono salita sulla collina di San Giorgio fino alla chiesetta, progettavo una lieve camminata primaverile e le prime fotografie ai fiori e alle gemme di salice, magari l'avvistamento delle primissime erbe spontanee, invece ieri mattina nevicava, dopo alcuni giorni azzurri e soleggiati.
Una nevicata a fiocchi grandi e larghi, quelli che qui da noi si chiamano pataras ed mars per indicare quelle nevicate marzoline improvvise e abbondanti che con altrettanta repentinità sciolgono e spariscono.
Ho trovato le mie amatissime gocce e mentre fotografavo pensavo "basta, hai decine e decine di fotografie come queste, di gocce sui fili" ma non potevo fermarmi, perché le gocce sui fili e sugli steli sono una delle manifestazioni più alte della grazia e mai potrò smettere di cercarle e serbarle nei miei scatti. Sul sentiero non c'erano altre persone, tutto muto, solo la neve che via via cadeva e i muretti a secco che si facevano bianchi. Bianco l'angolo dove di solito crescono i luvertin, bianche di neve pure le prime violette già sbocciate. Le piatte foglie di edera lungo i muretti trattenevano la neve come su vassoi, una dopo l'altra.
Poi sono arrivata al bosco, sulla sommità della collina, sul versante nord dove non ci sono orti o terrazzamenti. Lì tutto era immobile e ho pregato di incrociare qualche capriolo, ma ho trovato solo ovattato silenzio. Ho avuto un poco paura ad addentrarmi nel bosco, da sola e sotto quella forte nevicata, il mio istinto mi diceva di guardarmi alle spalle e così ho fatto, ma ho proseguito fino alla chiesetta ed è stato bello camminare nel bosco bianco, sulla strada che nessuno aveva ancora percorso quella mattina.
La chiesetta era lì, piccola e suggestiva, con le sue fondamenta sulla grande roccia (dove da piccoli papà ci mostrava sempre le incisioni e le coppelle rituali) e con l'affresco di San Giorgio scrostato e rovinato, ma ancora suggestivo. Non si vedevano le montagne perché tutto era bianco, neppure il paese ai piedi della collina, solo i fiocchi fitti e grandi. Amo molto questa collina perché la vista che regala sulla montagna è spettacolare e perché ci sono venuta infinite volte da bambina e ancora ci torno spesso, è legata a tanti ricordi, ma non ci ero mai venuta sotto una nevicata.
Mi piacerebbe nelle prossime settimane tornarci altre volte, documentare il succedersi delle stagioni e magari organizzarci qualche bel pic-nic o merenda con il primo sole.
La passeggiata di ieri è stata veramente rigenerante, dopo tanti giorni passati a studiare in casa, in mezzo a questa settimana di lezioni all'università, stare un poco in collina mi ha fatto un gran bene e ha spazzato via i pensieri, rendendomi indietro una mente più tranquilla e uno spirito più attento.
Ieri non sono andata in università e in mattinata sono salita sulla collina di San Giorgio fino alla chiesetta, progettavo una lieve camminata primaverile e le prime fotografie ai fiori e alle gemme di salice, magari l'avvistamento delle primissime erbe spontanee, invece ieri mattina nevicava, dopo alcuni giorni azzurri e soleggiati.
Una nevicata a fiocchi grandi e larghi, quelli che qui da noi si chiamano pataras ed mars per indicare quelle nevicate marzoline improvvise e abbondanti che con altrettanta repentinità sciolgono e spariscono.
Ho trovato le mie amatissime gocce e mentre fotografavo pensavo "basta, hai decine e decine di fotografie come queste, di gocce sui fili" ma non potevo fermarmi, perché le gocce sui fili e sugli steli sono una delle manifestazioni più alte della grazia e mai potrò smettere di cercarle e serbarle nei miei scatti. Sul sentiero non c'erano altre persone, tutto muto, solo la neve che via via cadeva e i muretti a secco che si facevano bianchi. Bianco l'angolo dove di solito crescono i luvertin, bianche di neve pure le prime violette già sbocciate. Le piatte foglie di edera lungo i muretti trattenevano la neve come su vassoi, una dopo l'altra.
Poi sono arrivata al bosco, sulla sommità della collina, sul versante nord dove non ci sono orti o terrazzamenti. Lì tutto era immobile e ho pregato di incrociare qualche capriolo, ma ho trovato solo ovattato silenzio. Ho avuto un poco paura ad addentrarmi nel bosco, da sola e sotto quella forte nevicata, il mio istinto mi diceva di guardarmi alle spalle e così ho fatto, ma ho proseguito fino alla chiesetta ed è stato bello camminare nel bosco bianco, sulla strada che nessuno aveva ancora percorso quella mattina.
La chiesetta era lì, piccola e suggestiva, con le sue fondamenta sulla grande roccia (dove da piccoli papà ci mostrava sempre le incisioni e le coppelle rituali) e con l'affresco di San Giorgio scrostato e rovinato, ma ancora suggestivo. Non si vedevano le montagne perché tutto era bianco, neppure il paese ai piedi della collina, solo i fiocchi fitti e grandi. Amo molto questa collina perché la vista che regala sulla montagna è spettacolare e perché ci sono venuta infinite volte da bambina e ancora ci torno spesso, è legata a tanti ricordi, ma non ci ero mai venuta sotto una nevicata.
Mi piacerebbe nelle prossime settimane tornarci altre volte, documentare il succedersi delle stagioni e magari organizzarci qualche bel pic-nic o merenda con il primo sole.
La passeggiata di ieri è stata veramente rigenerante, dopo tanti giorni passati a studiare in casa, in mezzo a questa settimana di lezioni all'università, stare un poco in collina mi ha fatto un gran bene e ha spazzato via i pensieri, rendendomi indietro una mente più tranquilla e uno spirito più attento.