domenica 22 giugno 2014

Ascoltando le asana

 
 [tarocco realizzato dalla mia amica doula Sara Stella, sulla base degli archetipi di Jodorovsky e dei tarocchi Mother Peace]

La pratica dello yoga è tornata ad essere, negli ultimi mesi, una costante delle mie settimane.
Di solito prima di cena, vado in camera da letto, srotolo il materassino e inizio a praticare una semplice sequenza, quasi sempre la stessa, perché è quella che mi piace e mi fa stare bene: pinza,  cane, cobra, muso di vacca, scimmia,...
Io che sono sempre tanto cerebrale, sempre concentrata sui pensieri (e in questi mesi, sullo studio e la memorizzazione), amo lo yoga perché mi obbliga a ritornare al corpo.
Come ogni disciplina sportiva, lo yoga parla ai muscoli, ci porta lì a quelle sensazioni concrete, fisiche. Potrà sembrare strano, che io definisca lo yoga uno sport, ma per me è proprio questo, un'attività centrata sul corpo, così diversa dai lavori di studio o di relazione empatica che vivo ogni giorno (come educatrice, come baby sitter...).
Adoro camminare in montagna, passeggiare o andare in bicicletta, soprattutto nei mesi più caldi, ma queste attività sono un'immersione, nei colori, nella luce, nel caldo o nel freddo, sono una sferzata di energia, di sforzo. Quando vado in montagna, sono un tutt'uno con ciò che mi circonda, guardo, osservo, ascolto, fotografo.
Lo yoga mi permette qualcosa di diverso, sempre centrato sul fisico, ma se le corse in bicicletta e le camminate sono un'immersione e un'apertura, lo yoga è invece ritiro.
 Mi piace lo yoga perché è un ritorno al corpo ma gentile e silenzioso.
Mi ricentra sulle sensazioni: se mi muovo in questo modo ecco cosa sento in questo braccio, in questo muscolo...ecco che allora non devo più pensare ma solo sentire cosa il mio corpo mi dice.
Non devo memorizzare, ma soltanto ascoltare questo corpo che spesso ignoro e che pure mi parla.
La dolcezza e la lentezza dello yoga sono un ritorno ad una dimensione concreta dopo l'eterea attività che mi occupa la mente. C'è sforzo fisico, ma è rispettoso, calmo, pur essendo efficace.
Lo yoga è una pausa che non stravolge e non affatica.
 [una piccola mucca da Jaisalmer, una statuina di Ganesh e Shiva da Agra, un vecchio libro di storia...]

[angolo della doula con i libri da leggere, Ganesh, ambra e l'aculeo di istrice ricevuto da Cecilia/Edera]

A volte però, il mio appuntamento con lo yoga salta, perché la cena richiede più attenzioni, perché finisco tardi di lavorare o di studiare, perché sono stanca...
in questi casi mi dispiace molto e spesso mi sentivo quasi in colpa per non aver saputo preservare quel momento di attenzione e cura.
Lo yoga vero però, è quello fuori dal materasso. Se ci penso, ogni attività che compio può essere yoga, immersione nel momento.

"The woman is sitting. Not in meditation or an asana, but just casually cross-legged.
That, for me, is where I challenge myself to live my yoga — off the mat in everyday life.
And everything flows through her in her stillness." Penelope Dullaghan

Così è capitato spesso che il mio yoga quotidiano fosse stendere la lavatrice...
lavare i piatti della sera prima...
pelare le carote bollite, lentamente (un lavoro che detesto fare)...
leggere la stessa storia ad un bambino per la decima volta di fila...
riscrivere un file word accidentalmente cancellato...
non mi riesce sempre facile, anzi, ho ancora moltissimo da imparare!
A volte, quando sono in una situazione particolarmente difficile, mi ripeto "questo è il tuo yoga del giorno, respira":
quando sono in ritardo e c'è molto traffico e sono in coda...
quando devo aiutare con infinita pazienza un bambino molto indeciso e nervoso a scegliere che maglietta mettersi per la giornata...
quando devo per l'ennesima volta passare l'aspirapolvere dopo che la gatta ha combinato qualche pasticcio...
respira, questo è il tuo yoga di oggi, non importa se non praticherai sul tappetino...

                                 [cartolina sull'Esodo biblico, dal Festival Suq di Genova: fuoco e radici]

[tre bambole ricevute da tre zie, tutte e tre realizzate a mano, sul davanzale]
 
Mi sono piaciute molto queste parole, che ho scoperto tramite Tiziana:
"[...] E poi ci sono innumerevoli Bodhisattva sconosciuti che non hanno mai avuto un addestramento spirituale e non si sono mai impegnati in una ricerca filosofica. Si sono formati e maturati in mezzo alla confusione, alla sofferenza, alle ingiustizie, promesse e contraddizioni della vita. Sono quelle persone ordinarie, generose, coraggiose, indulgenti, modeste, che hanno un grande cuore e da semp...re sorreggono la famiglia umana. [...] Ci sono insegnamenti che vengono solamente dall'esperienza non monastica ma di lavoro, famiglia, amore, lutto, fallimento. [...] Percepire la realtà significa farci un'idea immediata della politica e della storia, assumere il controllo del nostro tempo, essere padroni delle ventiquattr'ore e farlo bene, senza vittimismo. Accompagnare i bambini all'autobus della scuola è difficile quanto cantare i sutra nella sala di meditazione in un freddo mattino. Una mossa non è meglio dell'altra: ciascuna può essere parecchio noiosa ed entrambe possiedono la virtù della ripetitività. La ripetizione, il rituale e i loro buoni risultati si presentano in molte forme. Cambiare un filtro, pulire i nasi, andare alle riunioni, raccogliere le cose lasciate in giro per casa, lavare i piatti, controllare il livello dell'olio: non credere che queste cose siano distrazioni dai tuoi compiti seri. Tutto questo giro di faccende non è un insieme di difficoltà cui sfuggire per poterci dedicare alla nostra "pratica" che ci farà procedere su "un cammino": è il "nostro cammino" [...]"
Gary Snyder - La pratica del Selvatico
 
Ciò che so per certo è che lo yoga mi ha permesso, negli ultimi mesi, di crescere molto sul lavoro e di scoprire in me risorse di grande pazienza e di respiro, mentre sono con i bambini, che solo un anno fa non avevo. Sono un'educatrice migliore, da quando ho re-imparato a fare un passo indietro, respirare e ascoltare con calma.
Il difficile, come sempre, è contagiare con questa calma e quest'ascolto anche tutte le altre azioni quotidiane, partendo di nuovo, come sempre, dall'ascoltare me e quello che i miei muscoli e le asana mi comunicano, pratica dopo pratica.
 
[Lavagnetta con oggetti belli, sopra al tappetino su cui pratico yoga: un dipinto ad acquerello che ho realizzato su carta di riso ad un corso di pittura steineriano, il Padre Nostro in aramaico da Gerusalemme, una collana di semi dal viaggio in foresta in Madagascar, una fotografia del nostro matrimonio, una Hamsa in legno con dipinti gli animali dell'Arca di Noè, la cartolina di Paradjanov che salta e ride dall'Armenia...]

                         [Dolcetti crudisti con albicocche secche, cocco e cioccolato crudista]

7 commenti:

  1. Lo yoga che si pratica sul tappetino non è che una preparazione per lo yoga che si vive nel nostro quotidiano.
    Io sono solita ripetere alle mie allieve che il vero yoga è quello che praticheranno fuori dalla saletta.
    Proprio per questo lo yoga non è solo lavoro sui muscoli e tu non stai praticando uno sport, perchè nel momento in cui la tua mente è tutta presa ad osservare ciò che il tuo corpo ti dice e accompagni il tutto con la consapevolezza sul respiro non è più solo lavoro fisico, ma diventa unione di tutto il tuo essere cioè yoga.
    Le tue attività così cerebrali come le definisci ti portano a puntare l'attenzione sullo sforzo fisico, ancorchè gentile e dolce ( bellissimo), ma in effetti non lo è.
    Buona continuazione di pratica dentro e fuori dal tappetino.
    Namaste

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  2. Attendevo questo post che mi avevi preannunciato, perché sapevo che avrebbe fatto bene al mio cuore.

    Grazie cara Amica.

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  3. Mi piace molto questa trasposizione (chiamiamola così) dello yoga nella vita quotidiana, e "lo yoga del giorno" è un modo perfetto per risintonizzarsi col proprio sé nei momenti più difficili!
    Bellissima la lavagnetta con oggetti belli!!! mi fa un po' sognare... grazie!!!

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  4. Che belle parole... anch'io spesso mi rilasso il corpo con esercizi di respirazione, molto trainning autogeno e rudimenti di yoga ( in attesa che un' amica, ex collega, che lo pratica da sempre concluda i suoi studi da maestra e in attesa di aver maggiore tempo per fare le cose un po' più serie)... però è vero quello che dici il vero yoga è fuori dal materasso e abbiamo intrapreso un discorso simile con una ragazza alla posta pochi giorni fa, quando le nostre pazienze stavano per sfumare... lei ha invece sottolineato come quello fosse (dovesse essere) il nostro esercizio di calma e tranquillità quotidiano. Non è sempre facile... ma ci si prova... a volte si fallisce... Bella la lavagnetta la uso anch'io (quella dell'ikea) di recente però l'ho un po' trascurata.... devo "rinnovarla" ;) Buona giornata e buona pratica quotidiana ;)

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  5. bellissime considerazioni Daniela. presenza, pazienza, cura, costanza, gentilezza con gli altri e con noi stessi... pochi principi fondamentali che sarebbe splendido si diffondessero in modo virale (tipo pandemia :))
    sono felice che le parole di Gary Snyder siano state per te conferma e ulteriore ispirazione :)

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  6. Grazie per questi commenti, che mi aiutano ad ampliare la riflessione! :-)

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  7. Anche io quando riesco a fare meditazione yoga, purtroppo non tutti i giorni come vorrei, percepisco un ritornare a me al mio vero centro e a trovare quel giusto distacco, quella calma quella tolleranza anche nel quotidiano. La differenza si sente, lo percepisco io e gli altri e tutto si affronta in modo più calmo e sereno.
    Buona Estate

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