giovedì 21 maggio 2015

Argilla che lascia traccia

"James Joyce, dell’Acquario, è l’autore dell’Ulisse, uno dei romanzi più famosi e influenti del novecento. Lo stile narrativo è al tempo stesso sperimentale e rigorosamente strutturato. I caotici momenti di flusso di coscienza sono accuratamente calibrati. Joyce sosteneva di aver lavorato all’Ulisse per ventimila ore. Il che significa otto ore al giorno 350 giorni all’anno per più di sette anni. Pensi che potrai mai dedicarti con tanta intensità e per tanto tempo a un progetto, Acquario? Se la risposta è sì, questo è il momento giusto per cominciare."

Si sono pronta, sto portando avanti giorno dopo giorno il mio progetto più grande ed importante, crescere Maddalena.
Come già durante la gravidanza, mi sento tra le mani di un vasaio, argilla morbida, cambio forma di continuo e se a volte il senso di smarrimento ha prevalso nelle prime settimane di vita della nostra piccolina, ora mi sento sempre più nella forma giusta, plasmata da lei per diventare il vaso più bello.                            
Se c'è fatica, è perchè il compito è grande.
Mentre curo Maddalena, curo me. Ibu Robin dice che una nascita senza violenza può guarire fino a sette generazioni precedenti e successive. Non arrivo a contare fino a sette, ma so che prendendomi cura della mia bambina mi prendo cura di me e della me bambina, lascio una traccia che sarà per sempre un eco di amore nel suo cuore e nella sua anima per gli anni a venire, so che questa traccia di ascolto e gentilezza passerà ai suoi figli e ai suoi nipoti. E so che questa stessa traccia cura anche all'indietro la storia delle donne della mia famiglia. La forza dell'amore è sorprendente, è la forza più grande, capace di andare al di là del tempo e dello spazio.
Ieri Maddalena ha compito otto settimane e mi sono commossa ascoltando la canzone del Cerchio della Vita, è lì che mi sento, che prendo il mio posto in quella giostra che va, e allora anche la stanchezza e la fatica hanno senso, perchè sono un cambiare il mondo, un passare il testimone.
Lo cambio così il mondo, con amore incondizionato che lascia traccia avanti e indietro nella mia storia. Porto Maddalena in fascia, dormo con lei nel lettone, la prendo in braccio ogni volta che ne ha bisogno, giorno e notte, in ascolto delle sue emozioni e delle sue richieste.
Tornerei indietro? No adesso non so più cosa vorrebbe dire essere argilla non lavorata, senza impronta. Crescere è anche (o forse soprattutto) accrettare che il vasaio ci poti perchè diamo più frutto.



Prendo le misure ora dopo ora, imparando lungo la via come essere la mamma di Maddalena, la mamma migliore che posso, e nel contempo rimanere me stessa.
Raccolgo ortiche per la minestra, mi emoziono per i fiori gialli nei campi.
Creo i miei mandala con i petali delle rose del giardino dei miei genitori e i boccioli di acacia che profumano così di buono, oppure con i minuscoli fiori blu e viola della borraggine, dopo averci preparato un risotto.
Mi nutro di ispirazioni e letture buone come A guide to Buddhist Parenting e articoli sull'attachment parenting. I miei pensieri fluttano attorno ad una ragazza giovane cantautrice, ad un intagliatore di gnomi e organetti, ad una classe in cui si impara tutti insieme.
Passano da una mamma che scrive libri, ai suggerimenti di libri che mi manda la mia amica Simona, alle lunghe e piacevoli chiacchiere del giovedì mattina con le altre mamme al The delle mamme organizzato dalle ostetriche.
Compro libri usati a un mercatino di bonsai e riporto alla mente i giorni in cui partecipavo con la vendita delle mie cartoline fotografiche. Mi piacerebbe ritornare a farlo, prima o poi.
Preparo la maionese a mano, come mi ha insegnato mia mamma, studio pedagogia interculturale mentre Maddalena mangia o dorme, aspiro il rofumo delle peonie e assaporo le prime fragole dell'orto e il riz gras preparato da un'amica africana per la prima comunione del suo bambino.
Soprattutto, assaporo lei, Maddalena, che mi sembra già così grande, guardo il suo petto che si solleva piano mentre respira, le tutine che non le vanno più, i suoi piedini che scalciano, i grandi bellissimi sorrisi sdentati e le chiacchierate che mi fa al mattino quando alzo le tapparelle e ci salutiamo nel lettone.
La guardo, la vedo così bella e pura.
E ringrazio, per l'opportunità di essere argilla tra le sue mani, che mi chiedono di diventare il meglio che posso, di sognare in grande, di aprirmi alle possibilità, non solo per lei, per me, ma per tutti quelli che mi circondano. Imparando ad esprimermi, a vivere la mia verità ogni giorno per scrivere la mia storia con coraggio.
                                                                                                                                                                                
                                     

martedì 12 maggio 2015

Portare frutto nel qui ed ora

Mi piace venire qui a scrivere, di tanto in tanto, ritagliandomi il tempo, per documentare queste settimane di crescita e cambiamento, per schiarirmi i pensieri, per raccontare questa maternità onesta con le sue difficoltà e le sue grandi bellezze.
Sto riflettendo spesso, continuando a scavare, su temi che mi accompagnano da tempo: il lasciar andare, il saper perdere il controllo, la potenza dei nostri pensieri nel condizionare la realtà che ci circonda...
Indubbiamente, una sfida di queste settimane, e non solo, è quella di imparare a seguire la corrente, ne ho già scritto, rimane una delle mie riflessioni costanti, che cerco di rendere vera quotidianamente.
Saper stare nella corrente, cioè sapere stare nel momento, in quel momento preciso, non rimpiangendo quell prima, non temendo o aspettando quello dopo.
Calarmi in quel momento, fino in fondo. Accettarlo, anche quando quel momento è essere stanca, è essere malinconica, è non riuscire a fare quanto avevo prefissato per quel pomeriggio...accettare quel momento e lasciar andare la volontà di controllare tutto, di essere sempre la prima della classe.
Possiamo affrontare qualsiasi cosa, un momento alla volta, come durante il parto, quando mi dicevo ad ogni contrazione che in fondo durava un minuto soltanto e che per quanto forte, si può sopportare qualsiasi cosa per trenta secondi. Come durante il parto, non ci sono scorciatoie, bisogna passarci nel mezzo, saper stare in quel momento, accoglierlo. Così è anche adesso, giorno dopo giorno, accettare che non sono io il comandante, accettare l'imprevisto e soprattutto lasciar andare le mie aspettative.
Ho letto gli scorsi giorni questa riflessione, che ha ulteriormente ampliato il mio punto di vista:

The Omer: Week 6, Yesod
Sunday May 10, 2015 (By Karen Berg)
We have now entered the sixth of the seven weeks of the Omer, which corresponds to the Sefira of Yesod (foundation). Yesod is the channel of spiritual and physical sustenance, the link between the Upper and Lower Worlds.
The biblical chariot for this Sefira is Joseph the Righteous, the son of Jacob. The story of Joseph is that of a man who chose to never become a victim of his reality, despite the fact that he was kidnapped, betrayed, wrongly imprisoned, separated from his father, and seduced by another man’s wife. In whatever environment he found himself in, Joseph rose to the top like oil because he never lost sight of his inner spirituality. He always had the certainty to say, “I know that wherever I am, there is a reason for my being here.”
In this way, Joseph was constantly strengthening his connection to God, and eventually, this unwavering ability to take full responsibility for everything he experienced made him a channel for Divine sustenance to enter this physical world. In the Bible, we see this represented by the fact that Pharaoh chose Joseph to manage the storage and distribution of food during both the good years and the years of famine in Egypt. (Genesis 41:56)
Our spiritual goal this week is to take up this internal work of clearing ourselves of blockages such as victimhood, guilt, anger, sadness, and anything else that keeps us from being the strong channel of the Creator’s Light that we are meant to be. To do this, we need to understand on the most profound level that when something happens to us now, it means that somewhere along the line, we did or said something—whether in this lifetime or a past one—that set the stage for our current circumstances. Our ability to move forward can be sparked by the understanding that (a.) wherever I am, there is a reason for me being there, and (b.) this experience is offering me another chance to take 100% responsibility for my experience and reconnect to God.
Joseph saw every negativity, every uncomfortable situation, even every mistake that he made, as an opportunity to awaken the Light that was inside of him. By doing the same, we can build our own spirituality, become a channel for others, and have a freedom that we couldn’t expect before.

                           
Accetto il momento presente così com'è, ci entro e imparo a stare nel qui ed ora perchè è qui che devo essere, in questo esatto istante, questa la situazione in cui sono chiamata a portare frutto "Ovunque sono, c'è una ragione per cui io devo essere qui", perchè qualsiasi situazione mi può permettere di essere un canale di luce, di accrescere la mia consapevolezza e spiritualità.
Questa è una delle certezze della mia vita, potrei dire che è la base di tutto il mio percorso spirituale e di fede, la certezza che tutto accade per una ragione, che forse noi non sapremo e comprenderemo mai, ma che porta al bene.
Sebbene questa sia una certezza del mio percorso, spesso me ne dimentico nella quotidianità, sempre in ricerca di quello che sarà dopo e spesso distratta nel momento presente, non abbastanza nel qui ed ora. Ultimamente, spesso troppo impegnata a lamentarmi della stanchezza e a preoccuparmi per tutto ciò che vorrei fare e che non posso fare, almeno non nei tempi e nei modi che ero abituata ad avere.


Domenica, durante questa bella gita in montagna con Maddalena in fascia, mi sono imbattuta in questo albero, forte e rigoglioso, cresciuto in un posto strano, in una baita con il tetto crollato.
Ecco, quest'immagine è l'emblema di come voglio ricordarmi di vivere la mia quotidianità, la mia maternità: portare frutto esattamente lì dove sono, imparando da ogni situazione, da ogni incontro.                                 Saper stare e in quello stare, saper dare il meglio di me, in ogni momento.
                                 

martedì 5 maggio 2015

Prenditi cura di te

Mi piace pensare che siamo qui, in questa vita, sostanzialmente per imparare. Spesso lo riferisco allo studiare, una mia grande passione: imparare altre lingue, studiare argomenti e materie diverse, accrescere le conoscenze della mente, diffondere cultura...
Mi sto accorgendo, come già in gravidanza, che però c'è un altro tipo di apprendere, non riferibile a contenuti precisi, è l'apprendere continuo del quotidiano, l'imparare, invece di tante nozioni, semplicemente a vivere, a conoscere noi stessi e le nostre caratteristiche e potenzialità, profondamente.
Ciò che sto imparando in questo puerperio è a prendermi cura di me, corpo e anima. L'avevo già imparato nei mesi in cui Maddalena era nella mia pancia, coccolata dall'acqua, credevo di avere appreso bene, mi rendo conto di come non si smetta mai di imparare e se c'è un unico messaggio che voglio ricordare e trasmettere a me e a una neo mamma è questo: il bambino starà bene se la mamma sta bene. Facile no? Invece spesso ce ne dimentichiamo! A prima vista sembra un pensiero profondamente egoista, questo mettere la mamma al centro di tutto, ma è proprio così, dalla mamma tutto parte ma poco arriva se non cura prima di tutto se stessa. In questo momento lo riferisco a me, neo mamma, ma è un pensiero che ciascuno di noi può applicare, neo mamma o no: se vogliamo essere luce, e come dice Ylenia, diffondere divinità, dobbiamo prima di tutto coltivare in noi lo spazio, le energie buone, i pensieri belli che ci permettono poi di portare la serenità e la creatività necessarie nelle nostre famiglie, nel nostro lavoro, qualsiasia esso sia.
Quindi ecco che mi ritrovo ogni giorno a cercare, in mezzo a giornate che spesso ovviamente sono caotiche e stancanti, quei momenti di pausa che mi permettono di ricaricarmi e di essere poi presente e tranquilla con Maddalena. Non sempre ci riesco, in certi giorni sono proprio troppo stanca, oppure la bambina ha bisogno di attenzioni continue che non mi permettono di allontanarmi da lei. Ma colleziono questi momenti, preziosi e necessari, come cura per me e di conseguenza come cura per tutti quelli che mi sono accanto.
                            
Negli ultimi mesi mi sto appassionando sempre di più ai mandala: li ho dipinti spessissimo mentre aspettavo Maddalena, ora che non ho a disposizione così tanto tempo per dipingere, li creo con ciò che ho sottomano, meditazioni silenziose che prendono il tempo di qualche minuto, per stabilire armonia, tranquillizzare il respiro. Mi piacciono molto i mandala di fiori, sia di fiori appena raccolti che realizzati con petali ormai avvizziti. Eccone due che ho creato con i petali di tulipani e di ranuncoli, da due mazzi di fiori comprati al mercato, che anche nella loro caducità sono ancora perfettamente capaci di farsi strumento di bellezza, già solo questo è un messaggio molto potente e forte.
Il libro è uno splendido regalo che abbiamo fatto a Maddalena per il suo primo mese di vita, è stupendo, lo consiglio a grandi e piccoli, è un concentrato di spiritualità, arte e bellissime illustrazioni.


                          
In alcuni giorni la cura è cucinare, cercando di fare di quel momento un atto di rilassamento, un far lavorare le mani per nutrire non solo simbolicamente la mia famiglia. Ho sperimentato ad esempio le empanadas e i pancakes di ortiche, due ricette che hanno allietato le nostre serate, che sono spesso i momenti più duri, in cui Maddalena vuole stare soltanto in braccio ed essere allattata a oltranza, ma la cura di me, di noi, passa anche attraverso la scelta di cosa mettiamo nel piatto, cercando di mangiare bene, in modo sano ed equilibrato.

Vedo che molte immagini che ho scattato nei momenti di pausa sono di fiori, fa bene essere circondati di piccoli angoli in ordine, ricordo che al corso doula ci dissero di come ad una neo mamma piacesse sapere di avere in casa almento un piccolo spazio curato su cui posare lo sguardo allattando, un angolo che diffondesse pace in mezzo a giornate in cui si ha poco tempo ed energia per le faccende domestiche. Regalate un fiore alle mamme che andatae a trovare, ci dissero al corso, ed ora vedo che è proprio così: in mezzo a tutto il resto, poter posare lo sguardo su un fiore diffonde immediatamente un sorriso.
Gli anemoni in vaso sono un dono di mia mamma, i primi lillà invece li abbiamo raccolti il primo maggio in una passeggiata in campagna con amici, che hanno regalato a Maddalena anche una bella marionetta.




Ero abituata a passare molto tempo fuori, nel verde: nei primi giorni, nelle prime settimane di Maddalena ho faticato molto per la mia mancanza di energia e di tempo che non mi permetteva di uscire, camminare. Ora piano piano sto iniziando ad uscire di più e anche a dedicarmi ad una delle mie attività preferite della primavera, quella di raccogliere erbe spontanee...è stato molto piacevole andare con Maddalena a fare una passeggiata in campagna vicino a casa dei miei genitori e raccogliere ortiche e germogli di luppolo, che sono diventati ottimi piatti cucinati nei giorni successivi. Ho sognato molto di andare a raccogliere luvertin con la piccolina, poterlo fare ha allargato il mio respiro e mi ha rasserenata molto. Dopo la raccolta ho creato un piccolo mandala con i fiori del campo e ho preso dal giardino abbandonato della mia casa dei sogni delle peonie. Anche questa è un'altra cura, piano piano, con lentezza e dandomi tempo, tutto il tempo di cui necessito e necessiterò, iniziare ad allargare lo sguardo, a ripensare ai progetti e agli obiettivi che ho nel cassetto, come quello di abitare prima o poi in quella casa o in una simile, con un cespuglio di peonie profumate in giardino.
                                  
Un'altra cura, immaginata e sognata e lungo: una camminata in montagna con la piccolina, allattarla all'aperto, tra gli alberi.

 Rimango sempre convinta del mio, nostro compito: conservare e moltiplicare la bellezza. Per gli altri, ma prima di tutto per no, per nutririci nel profondo e darci la forza di essere qui ed ora, chiamati alla nostra missione del momento presente. Altre bellezze trovate in questi giorni:
* i disegni di famiglia di una illustratrice che sa tratteggiare con maestria attimi quotidiani preziosi
* una borgata che si rinnova e ripopola, qui vicino a noi, che voglio andare presto a visitare
* immagini dai Caraibi, ricche di colori e energia
* una mamma che mi ispira nella sua ricerca di armonia quotidiana
* i sorrisi di Maddalena e le sue manine che mi abbracciano mentre dorme

Quali sono le vostre cure di questi giorni?