domenica 30 novembre 2014

Avvento 2014: diffondere il buono #1



Le notizie negative non sono più numerose di quelle positive, semplicemente ricevono più attenzione ed hanno più risonanza attraverso i media. Ogni volta in cui diffondiamo una notizia negativa, la rafforziamo e le diamo più visibilità, con il risultato che la nostra percezione del mondo si fa via via più alterata e ci sembra di avere attorno solamente cataclismi, ingiustizie, proteste, violenza.
Non è così, per fortuna. Le notizie belle, gli eventi positivi, ci sono e sono numerosi, però hanno bisogno di maggior diffusione.
Ecco perché in questo Avvento voglio cercare di presentare ogni settimana alcune notizie positive, per cercare di contro bilanciare il vasto spazio dato alle notizie buie.
Lo scorso anno ho scritto proprio in questo periodo dei millimetri di cui il mondo ha bisogno oggi.
Voglio continuare in questo modo, perché questo blog sia una cassa di risonanza per il buono.

Inizio da oggi, prima domenica di Avvento, presentando due storie di incontro, che hanno come base situazioni potenziali di debolezza, di sconforto, rassegnazione...e hanno per protagoniste donne che a partire dalle loro situazioni di svantaggio sanno invece essere portatrici di speranza.


La prima storia che presento è quella di Angel, ragazza diciottenne che, commossa dall'attentato di Ottawa dello scorso ottobre, ha deciso di realizzare una coperta da regalare al bambino figlio della guardia italo-canadese rimasta uccisa.
"Volevo regalare al bambino un caldo abbraccio" ha spiegato. Ha così cucito una coperta speciale e in un cuore ha ricamato la parola "Papà": ogni volta in cui avrebbe abbracciato la coperta, il bambino avrebbe sentito suo padre vicino e l'affetto del papà per lui.
Angel crea coperte, cuscini, pigiamini da quando è bambina e raccoglie fondi per diversi ospedali e associazioni oppure dona questi articoli ai reparti di pediatria: "Quando cucio una coperta per un bambino, la riempio di amore, abbracci e preghiere per quel bambino. Voglio essere sicura che ogni bambino malato sia avvolto in un caldo abbraccio."
Questa storia è un esempio di attenzione per gli altri, di piccoli gesti capaci di fare una grande differenza.
A renderla ancora più speciale è il fatto che Angel, come mia zia Carla, sia una ragazzina con sindrome di Down. Ci verrebbe da pensare che è lei quella bisognosa di cure particolari vero?
La sua storia ribalta la nostra percezione e mostra che anche partendo da una situazione di svantaggio, si può fare del nostro meglio, si può avere un ruolo attivo e positivo.
Qui potete trovare l'articolo che racconta la storia di Angel e qui il suo sito web.



La seconda storia è l'incontra tra due donne, completamente diverse ma unite da un'autentica e antica passione, quella per la pastorizia. Una nata nel 1990 al confine tra il Kenya e la Tanzania, proviene da una famiglia maasai tradizionale, dedita alla pastorizia nomade e di composizione poligamica.
L'altra, Silvia, è la primogenita di una famiglia di pastori. Dal 1964 porta i suoi animali nel Vallone della Meris, area naturale al centro del Parco delle Alpi Marittime.
Entrambe queste donne sono lottatrici, vogliono preservare il loro amore per la natura, il contatto con gli animali, con questo antico mestiere sempre più dimenticato se non osteggiato da una gran quantità di disposizioni legali, ad esempio riguardo alla produzione e alla vendita di formaggio d'alpeggio.
"Il mondo della pastorizia piemontese è un ambiente prevalentemente maschile, reso tale non solo dalle condizioni difficili in cui deve essere portato avanti, ma da una tendenza culturale consolidata nel corso dei secoli.Silvia sconvolge questo tacito equilibrio. Il carattere nomade della pastorizia bergera la porta ogni maggio in montagna, dove conduce in solitudine i lavori d’alpeggio e la produzione a mano di un formaggio eccezionale."
Leah, giovane donna maasai, è invece in viaggio e "combatte per la propria gente la battaglia più difficile, quella che va portata avanti contro certe consuetudini arcaiche che portebbero alla distruzione e alla definitiva estinzione della cultura maasai."
Ilmurràn, guerriero in lingua ma, è il nome del progetto che ha visto Leah e Silvia incontrarsi sui pascoli di alta montagna nell'estate 2014 e condividere una stagione di alpeggio.
Questo progetto di incontro antropologico a forte stampo femminile è illustrato qui nella pagina dedicata: sono in progettazione un documentario e un libro su questa esperienza di scambio culturale tra generazioni e latitudini, si può sostenere il progetto con un crowfunding qui.
Dicono gli autori : "Un insieme di valori che si allontana dalla geografia, la testimonianza di una possibile fratellanza universale. La visione si trasforma in idea per tornare a essere immagine.
Fare questo film per aprire porte chiuse, falsificare la realtà per renderla più reale, giocare con la serietà e la tristezza imposta di un mondo che in cuor suo non vorrebbe fare altro che giocare bene, per liberarsi [...] Abbiamo bisogno di metafore, abbiamo bisogno soprattutto di immaginarci semplici.Cosa ci potrebbe essere di più semplice e forte che una progressiva, naturale empatia tra queste due donne così diverse?
Di fronte a Leah e Silvia, abbiamo voglia di stare ad ascoltare.

Abbiamo desiderio di stare ad ascoltare.
Abbiamo necessità di sederci e ascoltare."
Il teaser del film è visibile qui.
Una bella storia in questi giorni in cui spesso ci sembra che il rapporto tra culture diverse, qui in Italia, sia solo di contrapposizione e violenza.
 
Che millimetri avete trovato attorno a voi ultimamente?


 

giovedì 27 novembre 2014

Rappresentante mondiale della slow-life


Nelle ultime settimane la mia famiglia, intesa la grande tribù di nonni, zie, delicata operazione cardiaca che ha dovuto affrontare mia nonna e che l'ha vista ricoverata, in sala operatoria e ora in una struttura di riabilitazione.
Inutile spiegare che l'intera famiglia si è dovuta mobilitare, organizzare, questa operazione ha cambiato le dinamiche relazionali e le logistiche per cercare di tamponare l'assenza di nonna da casa e nel contempo di stare vicino a lei in ospedale praticamente giorno e notte da più di due settimane.
Ci sono state e ci sono preoccupazioni, corse, telefonate.
La nostra famiglia, pur nelle innegabili difficoltà sia pratiche che relazionali, sta tirando fuori il meglio di sé, da mega organismo qual è, in cui tutti ci sentiamo un gruppo e in cui il motto dei Moschettieri la fa da padrone se non altro come costante retro-pensiero: "uno per tutti, tutti per uno".
Una dei componenti più particolari della mia famiglia è mia zia Carla, per lei quest'estate ho realizzato un piccolo reportage fotografico di cui voglio condividere qui qualche immagine.
Carla è una presenza silenziosa, par quasi che non ci sia, eppure grande è l'impatto che la sua vita e il suo insegnamento hanno su di noi.
Oggi che negli USA si festeggia il Giorno del Ringraziamento, voglio scrivere qui il mio grazie alla mia famiglia per aver permesso a zia Carla di essere con noi e di poter operare con la sua presenza discreta e lenta per la crescita di ciascuno.
La presenza di Carla mi ha insegnato tantissimo e mi rendo ora conto di ciò che non coglievo da bambina, di quanto il suo semplice esserci e il semplice accoglierla dei miei nonni e delle sue sorelle abbia veramente lasciato una traccia indelebile in me, nel mio modo di vedere il mondo e anche nel mio modo di lavorare, come educatrice e come insegnante.
Carla mi ha insegnato che la normalità è un concetto relativo, perché per me e per tutti noi, la normalità è che esistano e vivano persone come lei, non è un fatto estraneo.
 Per noi la normalità comprende istintivamente la diversità.
Certamente vediamo che Carla si comporta diversamente da noi, eppure questa diversità non ci fa paura, non ci imbarazza, nella nostra famiglia c'è un posto per la diversità come se fosse un fenomeno assolutamente quotidiano.
La mia famiglia mi ha insegnato la dignità profonda e sacra di ogni essere umano, qualsiasi sia la sua vita, qualsiasi siano le sue condizioni di salute...una vita da rispettare e onorare sempre.
Penso che il vivere a così stretto contatto con l'handicap per me sia un vero privilegio, ha tolto le mie paure, mi ha reso una persona più attenta, capace di guardare e sentire meglio.
Non ha permesso che nella mia mente si creasse lo spazio per distinzioni, scelte, schematismi: mi ha mostrato che si può e si deve accogliere sempre e che questa sfida è un accrescimento per tutti.
Secondo alcune interpretazioni di stampo filosofico/spirituale, una persona con sindrome di Down è portatrice di guarigione, la sua anima è molto antica ed è capace di comunicare con le altre persone a livelli molto profondi, in senso sciamanico.
Noi per scherzo abbiamo sempre definito zia Carla come "rappresentante mondiale della slow life" e come monaco zen, vista la sua grande lentezza e meticolosità nei movimenti, l'espressione bonaria, lo spirito buono e gentile e una certa aria di distacco per le questioni futili o annose.
Non mi stupirebbe se lei fosse qui proprio per portarci un messaggio da un'altra epoca, da un'altra dimensione e che di sera, non sorrida nel buio della sua camera come un folletto dopo averci studiati per tutto il giorno.
Da qualsiasi parte tu sia arrivata zia Carla, grazie per aver modellato la tua famiglia intorno a te, grazie per quello che ci hai insegnato e per le barriere che hai tolto in noi!


 




** Vi ricordo lo scambio di Natale che sto organizzando, c'è tempo fino a lunedì per iscriversi! **

domenica 23 novembre 2014

Scambio di Natale 2014...ci siamo!



 
  Sono arrivate le prime bellissime mattine colorate di brina bianca nei campi, quando tutto scricchiola, foglie ed erba si coprono di minuscoli cristalli di ghiaccio.
Questa scorsa settimana ha avuto giornate splendide, fredde ma con il cielo sereno e il sole a creare magnifici contrasti di luce con le montagne.
Abbiamo camminato ogni volta in cui è stato possibile, assaporando lo splendore di questo inverno che arriva, l'aria fredda che pizzica faccia e mente, abbiamo tirato fuori guanti e cappelli di lana.


Con i primi freddi giunge anche il tempo di organizzare lo scambio di Natale di quest'anno, la prossima domenica sarà già la Prima di Avvento, allora meglio mettersi al lavoro per diffondere di nuovo qualche bel giro di pacchettini, di conoscenza e di condivisione.
Ho pensato di organizzare di nuovo uno scambio di tazze o mug swap, come lo scorso anno.
Ecco le indicazioni per chi desidera partecipare:
Inviatemi a banjasdesign@libero.it  il vostro indirizzo di casa e i vostri dati.
Riceverete poi l'indirizzo della persona a voi abbinata con cui vi scambierete i pacchetti.
Per il mug swap il pacchetto dovrà contenere:
- una tazza
- delle bustine di tè o tisana
- un vasettino di miele / marmellata e/o un pacchettino di biscotti
- un tovagliolo/sotto tazza
e sicuramente un biglietto d'auguri :-)
Chi vuole partecipare mi invii i suoi dati entro il 1 dicembre, il pacchetto andrà spedito non appena vi indicherò il vostro destinatario (in base all'ordine in cui riceverò gli indirizzi) all'inizio di dicembre.
Mi raccomando, inviatemi per tempo i vostri dati via email per partecipare!


 
Man mano che le giornate si accorciano, è bello ritagliarsi qualche momento di pausa con una tazza calda in mano, una buona tisana, prendersi il tempo per fare colazione prima degli impegni quotidiani o ritemprarsi con una buona merenda una volta tornati a casa al pomeriggio.
Lo scambio dello scorso anno è stato molto divertente e uso regolarmente con gioia la tazza e il sotto-tazza che ho ricevuto da Paola, la mia abbinata nello scambio.
Non vedo l'ora di vedere che nuovi incontri e che momenti di serenità potrà favorire questo scambio 2014!




domenica 16 novembre 2014

I monti sono maestri muti


"Un paese di pianura per quanto sia bello, non lo fu mai ai miei occhi.
Ho bisogno di torrenti, di rocce, di pini selvatici, di boschi neri, di montagne, di cammini dirupati ardui da salire e da discendere, di precipizi d'intorno che mi infondano molta paura"
Jean-Jacques Rosseau



"Troverai più nei boschi che nei libri.
  Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà"
  Bernardo Di Clairvaux



"Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo.
 Vai e guarda dietro i monti.
 Qualcosa è perso dietro i monti.
 Vai! È perso e aspetta te."
 Rudyard Kipling




"Le montagne sono il principio e la fine di ogni scenario naturale
Sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle."
John Ruskin



"Camminare per me significa entrare nella natura.
Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai.
La Natura per me non è un campo da ginnastica.
Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi.
Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori.
Le alte montagne sono per me un sentimento"
Reinhold Messner


"I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi"
Johann Wolfgang Goethe

Stamattina ci siamo svegliati, come negli scorsi giorni, per scoprire dietro le finestre una città grigia di pioggia, nebbiosa e umida. Poca luce, aria fredda.
Poi abbiamo deciso di fare una passeggiata in montagna e abbiamo scoperto che il mondo conosciuto era immerso in un mare di nuvole bianche ma sopra, dove eravamo noi, il cielo era azzurrissimo e terso.
Abbiamo camminato abbagliati dalla meraviglia nell'osservare la nebbia che fluttuava bianca ai nostri piedi e si incuneava tra le valli mentre su il sole scaldava gli alberi incendiati dai colori dell'autunno. Le montagne sullo sfondo già nere e bianche, nere per gli alberi spogli e i pendii secchi, bianche per la neve caduta nei giorni scorsi.
La più bella di tutte, come sempre, la mia montagna, la mia Bisalta, così strana vista da qui rispetto a come l'ho vista crescendo ma pur sempre lei, svettante e magica.
Questa passeggiata è giusto un'ora di cammino, poca strada, ma la vista che si gode dalla cima, ora come sotto la neve, o a fine dicembre, è molto suggestiva perché abbraccia una larga parte di montagne e mi emoziona ogni volta.
Le montagne sono davvero delle maestre mute per me e le loro lezioni le più vaste e preziose che io abbia mai ricevuto.

venerdì 14 novembre 2014

Cosa ho amato negli ultimi giorni


Cosa ho amato  in questi giorni:
* notare la prima neve sulle montagne
* un incontro di meditazione armonica a cui sono andata proprio dietro casa, con campane tibetane e altri strumenti musicali
* belle notizie ricevute e scambiate ad una cena con amici
* aver passato con lode l'esame di Storia e Istituzioni delle Pedagogia Contemporanea
* avere moltissima voglia di scrivere  e creare (e sperare di avere abbastanza tempo per farlo nelle prossime settimane)
* preparare per merenda cioccolata calda e oat cakes
* cucinare un piatto buonissimo con zucca spadellata con sciroppo d'acero, salvia, mandorle, mela e sedano crudi
* questo video girato da un'amica doula sui luoghi acquatici della sua vita
* i massaggi con l'olio di mandorle
* iniziare a pensare ai regalini di Natale
* andare dall'osteopata
* comprare cavolo ornamentale e bulbi di giacinto
* il video di una donna australiana molto alternativa
* scattare delle fotografie ad una mia carissima amica, alla sua bimba e alla sua pancia in attesa
* rivedere mia zia Anna tornata da Mosca per qualche giorno
* ricevere finalmente un libro che voglio leggere da tempo
* usare le rune divinatorie e giocarci anche con i miei cugini
E voi cosa avete amato in questi giorni?






lunedì 10 novembre 2014

La tenda rossa


La tenda rossa, nei secoli, è stata la tenda o la capanna destinata alle donne della tribù o del villaggio durante il mestruo o dopo il parto, uno spazio esclusivamente femminile nel quale le donne si riunivano e soprattutto l'occasione di stare insieme, al riparo dagli sguardi e dalle orecchie degli uomini, per raccontarsi, condividere, farsi forza e scambiarsi consigli.
Ora nelle nostre società le tende rosse non esistono più, ma si sta recuperando la tradizione di questi spazi protetti, delicati e accoglienti, nei quali le donne si possono incontrare di nuovo e condividere le loro storie.
Sabato scorso sono andata ad una tenda rossa organizzata con le mie compagne del corso doula, abbiamo deciso di ritrovarci in questo modo invece che per il consueto pranzo o caffè insieme per avere più tempo da dedicarci, tempo di qualità, senza interferenze esterne.
Dopo aver condiviso così tanto insieme durante il corso, di così intimo, profondo e segreto, a volte il ritrovarci per chiacchierare del più o del meno non ha quasi senso, meglio allora un tempo preciso di scambio con una forte componente emotiva, in cui lasciar parlare le nostre vite più recondite, quello che ci succede, le paure e le speranze che non si possono esaurire in una chiacchierata al bar ma hanno bisogno di un tempo lento, di cura e di ascolto consapevole.



Abbiamo iniziato con una purificazione, imbevendo le mani in silenzio in acqua tiepida nella quale erano in infusione lavanda, salvia e rosmarino.
L'inizio della tenda rossa può essere ritualizzato con un segno tangibile come questo, con l'accensione di incenso o di salvia, con il lavarsi le mani con acqua e petali di rosa, con l'utilizzo di un particolare olio essenziale.
La tenda rossa è infatti anche il recupero di una certa ritualità femminile, ci si purifica prima di entrare in questo spazio di narrazione, che può essere uno spazio fisico come un luogo allestito con drappi e cuscini rossi, ma soprattutto un luogo di ascolto empatico, allora è bene un rito di inizio per lasciare fuori tutto il resto, i pensieri, la fretta, e sintonizzarsi insieme alle altre donne.
La nostra tenda rossa è stata in questo caso organizzata così: in silenzio, con una musica di sottofondo, ognuna di noi ha scritto ciò che voleva condividere con le altre, prendendosi il tempo necessario. La tenda rossa può essere strutturata attorno ad un tema ed avere un argomento cardine (ad esempio nel nostro caso avrebbe potuto essere "l'autunno", ma i temi possono spaziare molto) oppure essere aperte, come nel nostro caso, a ciò che ciascuna sente di dover raccontare di importante in quel momento. Dopo la scrittura abbiamo a turno letto la nostra storia ed è stato veramente, come ogni volta, un aprire uno scrigno segreto con estrema delicatezza.
Si legge e si ascolta in silenzio, mettendo allo scoperto i propri sentimenti più crudi e veri, ed è sempre un momento benedetto quello in cui le nostre storie escono allo scoperto.
Sabato mi ha stupito (ha stupito e commosso tutte) come le nostre storie fossero tutte interconnesse e toccassero lo stesso tema, senza averlo prefissato prima. Eravamo già sintonizzate prima ancora di leggere.
Le storie raccontate dalle donne sono preziose, ed è meraviglioso notare come per raccontare di noi stesse abbiamo tutte parlato delle nostre madri, delle nostre nonne e dei nostri figli.
Le storie delle donne sono circolari, abbracciano epoche e vite, sono storie di lune, di cerchi e maree.



Abbiamo pianto, abbiamo riso, abbiamo ricordato.
Abbiamo chiuso la tenda rossa, dopo le nostre letture e le condivisioni di pensieri e consigli che sono seguiti, con questa poesia di Alessandra Racca che non conoscevo, che ha per protagonista una donna per eccellenza, ribelle, forte, saggia. Ho trovato bellissima queste parole estremamente adeguate al momento che sto vivendo nella mia vita:
Preghiera laica
Ave o Maria
così bella, così piena di grazie
bambina sorella amica amante madre anziana donna dentro di me
leggera come il cielo
i piedi ben piantati a terra
mentre guadagni il tuo pane quotidiano
impara la tua forza
sia sorprendente ciò che sfugge alla tua volontà
mutevole come il cielo
solida come la terra
benedetti siano i tuoi amori
benedetta la tua libertà.
.
Dolce Maria
la paura è con te
cullala come un frutto del tuo seno.
Cedi a qualche tentazione
lascia andare i tuoi figli
rimetti agli uomini i loro debiti
e permetti che ti siano debitori.
.
Ave o Maria
tu che conosci il male
e il tempo che prepara alla morte
benedette siano le stagioni
benedetti i cicli della luna
benedetta l’acqua il piscio il sangue il latte il mestruo
benedette le nascite le morti le rinascite
benedetta la vita e le sue crudeltà
prego insieme a te
che mi sia madre il tempo
fra l’utero e la tomba
che mi sia leggera la risata e feconde le lacrime
e magari non troppo lontana la verità.
.
Ave o Maria
figlia come te anche io
benedici mio padre
io che son nata donna
fammi capace di diventarlo
e gioisci con me
di ogni felicità.

Ognuna di noi ha portato del cibo e abbiamo condiviso un pranzo ottimo e altre parole, ancora, che le donne sono fatte di parole che aspettano solo di poter essere raccontate e accolte.

 
 
Un documentario sulle tende rosse è The Red Tent, il trailer si può vedere qui e riunisce delle belle immagini di donne che, come abbiamo fatto noi sabato, si riuniscono, guariscono insieme e insieme crescono.
Alcune frasi dal trailer:
"Come sarebbe il mondo se donne giovani potessero incontrare donne più anziane, come sarebbe il mondo se sapessimo che c'è un posto per raccontare le nostre storie  [...]
Noi abbiamo perso molte di queste tradizioni e nel perderle, abbiamo perso delle parti di noi stesse [...] C'è bisogno di una tenda rossa in ogni villaggio, in ogni città [...]
 La vita di una donna è complicata, è straordinaria ed è nostra [...]
Immagina una donna che crede sia giusto e buono che lei sia una donna [...]
Tu vieni qui così come sei, e quello che sei è abbastanza [...]
Abbiamo bisogno delle tende rosse così le donne possono conoscere il loro potere, abbiamo bisogno delle tende rosse così le donne possono esprimersi, possono stare da sole e possono ascoltare stando in mezzo ad altre [...]
Tu sei una donna, tu meriti di essere onorata, di essere rispettata, la tua storia ha valore...sei stanca, vieni, sii nutrita, sii sostenuta, sii ascoltata, sii vista"

Siete mai state ad una tenda rossa? Ce ne sono in molte parti d'Italia, qui si possono trovare maggiori informazioni. Sono un'occasione di scambio e di incontro di grandissimo valore e di cui tutte abbiamo bisogno. Non vedo l'ora di organizzarne presto altre e di allargare il cerchio, ancora.