venerdì 30 dicembre 2011

La coerenza del cuore

Cercando a casa dei miei genitori le decorazioni di Natale, ho trovato nell'armadio dove ho riposto le mie cose di quando ero piccola, un diario che avevo scritto nel 1993, a 8 anni.
Mi ricordavo perfettamente quell'agenda grigia, che mi portavo dietro ovunque, e che era un enorme collage di fotografie, disegni, storielle scritte da me, ritagli di giornale.
Rileggendolo, mi sono di colpo tornate in mente tutte quelle storie e fantasticherie, e le riflessioni dietro ai disegni fatti, come se fosse tutto successo solo pochi giorni fa.

Adoravo la nostra cagnolina Lana che aveva appena avuto quattro cuccioli

e adoravo papà e mamma:anche se papà é un infermiere e non un dottore, mi colpisce quello che di loro ho scritto così tanti anni fa, perché quelle stesse poche parole sono le stesse che userei se dovessi descriverli oggi.

I libri preferiti di papà sono ancora quelli di montagna, e mamma é ancora "brava e sempre preoccupata".


Adoravo mia zia Paola (e avevo fatto questo disegno di lei il 10 settembre, giorno in cui quest'anno lei é stata una delle mie due testimoni di nozze!)

Ero follemente innamorata di Gullit e di tutta la squadra del Milan.

Ma quello che mi ha colpito, che davvero mi ha stupito e commosso di questa vecchia agenda, é stato vedere che le cose che vi ritagliavo ed incollavo, quelle che ritenevo più belle e interessanti e preziose, sono esattamente le stesse che incollerei ora, se avessi un diario cartaceo ( o le stesse di cui parlo qui, che poi é la stessa cosa).

Mi piacevano e mi appassionavano allora le stesse cose che mi piacciono e mi appassionano oggi, e questa corenza del cuore é stata una bella conferma, una grande rassicurazione:sapere che in fondo quella bambina é viva in me, anzi é me, e che nella mia vita di adesso porto avanti gli stessi sogni che avevo a 8 anni.
Nell'agenda c'erano pagine piene di fotografie di bambini e neonati, e la bambina di allora sarebbe felice (lo é) di sapere che lavoro con i bambini e che adoro il mio lavoro, e che chissà mi piacerebbe prima o poi fare un corso da doula.



Oltre ai bambini c'erano pagine piene di ritagli...sull'Africa, e questo mi ha veramente affascinato, il vedere che già allora sognavo quel continente, e ora sono stata in Ghana e in Madagascar pochi mesi fa e ci vorrei tornare in Africa e ci tornerò.(Proprio stasera mi sto appassionando a questa storia e al suo racconto.)



A 8 anni ero sconvolta dalla guerra in Yugoslavia e l'agenda é zeppa di disegni in cui racconto (per esorcizzare la mia paura) di storie inventate di bambini orfani, probabilmente scossa dalle immagini di profughi viste alla televisione, ma che nei disegni poi facevo sempre finire bene:i bambini venivano sempre adottati e li ridisegnavo felici che giocavano.

Mi ha commosso ed intenerito vedere come allontanavo la paura disegnando un futuro felice per quei bambini inventati, e sono felice che quella bambina che li disegnava abbia poi studiato proprio Relazioni Internazionali e Tutela dei Dirittti Umani e chissà forse studiare proprio quelle guerre e le cause che la hanno provocate e riflettere su soluzioni per evitarle é stato un po' come chiudere un cerchio.



Nell'agenda ci sono anche storie piene di amore

esercizi onomatopeici con le fotografie

e racconti di lavoretti fatti con la pasta al sale o a scuola con le maestre.

Oltre all'agenda ho trovato anche un raccoglitore dove ho messo le mie cartoline da collezione, si collezioni cartoline con disegni di animali,o di fate e folletti, come queste, le adoro, anche se quelle che ho le ho comprate da piccola in Francia e in Inghilterra ed ora ultimamente non ne ho più trovate, tranne in alcuni sporadici casi.

Mi piacciono molto, mia zia Piera ne ha decine anche lei, vorrei trovarne altre da collezionare, magari cercando sul web.





Sempre nel raccoglitore da collezione, ho trovato un mucchietto di cartoline di Natale vintage, dello stesso tipo che usato quest'anno per decorare la casa per Natale, già da piccolina avevo scelto le più belle e le avevo messe nel raccoglitore, non ricordavo nemmeno che fossero lì, ma di nuovo mi ha colpito come allora fossi deliziata dalle stesse cose che adesso ricerco e amo.




Molte cose sono incerte, della mia vita, del mio lavoro del futuro.

In molti casi non so bene cosa farò prossimamente.

Eppure trovare quest'agenda, le cartoline, gli stessi ritagli e le stesse passioni di ora, mi rasserenano, perché vuol dire che nonostante tutto sono vera a me stessa, alle mie aspirazioni più grandi, che perseguo comunque quello che mi piaceva e mi piace.

In fondo vuol dire che sono sulla strada buona, sulla mai strada, che da quando avevo 8 anni fino ad ora mi sta portando nella stessa bella direzione.

Chiudo questo anno così, consapevole che la bambina di allora sarebbe felicissima della me di ora, e con la volontà di ricordarmi tutto questo nel 2012:che nonostante i dettagli che non funzionano, i dubbi e le incertezze, sto andando avanti bene, sto portando a compimento un passo dopo l'altro la mia storia vera, che per quanto imperfetta, é mia ed é quella giusta per me.

mercoledì 28 dicembre 2011

Più natura, più corpo

Il Natale é passato bene, tranquillo dopo tanti preparativi e giorni di corsa, non ho finito tutto quello che volevo (sopratutto spedire gli auguri agli amici lontani e mandare alcune emails di auguri e alcuni pacchetti ad altri amici), ma é andato bene, ed ora mi godo più di due settimane di vacanza, le scuole sono chiuse e anche noi educatori siamo a casa.
Tutt'a un tratto é strano avere un'enorme quantità di tempo libero da riempire, non avere molto da fare.
Sempre troppo abituata a correre, trovo strano fermarmi.
Tra i regali di Natale, il film Babies, che avevo ordinato e che é arrivato giusto in tempo.
L'abbiamo guardato il 26 sera dopo una lunga camminata in montagna, al Garelli, dove tutto il sentiero era completamente congelato e dovevamo faticare per non cadere e scivolare sul ghiaccio puro, é stata dura, ed anche un po' pericoloso a dirla tutta, ma é stato bello passare Santo Stefano solo noi due in montagna.


Di Babies mi colpiscono molte cose, non so se scelte coscienti dell'autore o riferimenti che scovo a forza di lavorare con i bambini ed essendo abituata a scrutare ogni loro atteggiamento e movimento.

Il film documentario racconta in filmati senza parole la nascita ed il primo anno di vita di quattro bambini, in Namibia, a Tokio, a San Francisco, in Mongolia.

I filmati sono intrecciati tra loro così che dopo pochi minuti di fotogramma si passa ad un altro bambino e così via, quindi molte scene sono "parallele" ma girate nei diversi posti (es. tutti e quattro i bambini imparano a camminare, i bambini vengono lavati etc..).

Innanzitutto quello che colpisce é la vita dei due bambini in Mongolia e Namibia: sono quasi sempre nudi, vivono con semplicità tra gli animali, sempre in compagnia di adulti affaccendati nei loro lavori (mungere le mucche, o macellarle etc..) o in compagnia di fratelli/sorelle maggiori, pur senza essere accuditi in modo ossessivo.

Questi due bambini sono i più svegli, quelli che imparano prima a gattonare e camminare, poi a parlare, e a muoversi completamente a loro agio nel loro ambiente naturale, sempre o quasi all'aperto.

Qui non so appunto se sia una scelta ben precisa del regista, ma al confronto i due bambini di Tokio e San Francisco sembrano molto più "indietro", molto più nervosi e capricciosi e molto più lenti nel camminare e crescere, molto più intimiditi.

Invece vedere gli altri due bambini sempre all'aperto, sporchi ma vivacissimi, furbi, vispi, era una gioia per gli occhi.

E li guardavo ammirata, rapita, ricordandomi di quando ero piccola e delle infinite ore passate a giocare fuori, nella terra, sull'erba, nell'acqua, insieme a mio fratello e ai miei cugini, ero un maschiaccio ed eravamo una banda sempre arrampicata su qualche albero o a giocare al fiume o esplorare un bosco, sempre arruffati e caotici, a giocare nel fieno o nella stalla.

Ho pensato che se avrò dei figli, vorrei che avessero un'infanzia così, all'aperto per ore, con gli animali, con un grande contatto con la natura.

E poi ho pensato, soprattutto, che desidero lo stesso per me ora, anzi ne ho bisogno:più ore all'aperto, più sporcarmi di terra, più toccare, lavorare fuori, usare tutti i miei sensi nella natura.

Ne ho bisogno, di ritrovare quel contatto profondo e concreto con la natura, che avevo da piccola.

Ho bisogno anche, ed é un discorso molto collegato, di riappropriarmi di più del mio corpo:più camminate e meno ore ferma, più sport, più nuoto, ma anche più apertura a tutte le sensazioni fisiche e ai 5 sensi visti nella loro globalità, soprattutto il tatto: manipolare, impastare, sporcarsi (letteralmente) le mani per imparare ad usarle meglio e conoscere tramite esse.

Voglio imparare ad usare meglio il mio corpo, vivificarlo, viverlo.

Due propositi per l'anno nuovo:più natura, più corpo.

I bambini di Babies mi hanno fatto vedere come.

sabato 24 dicembre 2011

Giorni prima di Natale:Solstizio e Hanukkah

Quest'ultima settimana é stata frenetica, pienissima di eventi, notizie, persone, incontri.
Giorni molto belli.Martedì sono andata al recital di Natale dei ragazzi disabili del Centro Mistral di Cuneo e sono state un paio d'ore davvero commoventi.
Il centro é diretto da una mia zia che é educatrice, e ospita tra i vari ragazzi un'altra mia zia, Carla, che ha la sindrome di Down.
Da piccola ho passato nel Centro interi pomeriggi a disegnare o giocare, ed é stato bello rivedere allo spettacolo molti di quei ragazzi, vederli ora invecchiati, non più giovanissimi, e ripensare a loro, che sono ora adulti ma sempre "piccoli".
Con la loro insegnante di musica hanno cantato dei canti natalizi, molto bene, e mi ha stupita vedere quanto impegno e ravura mettessero in quel semplice spettacolo.
Le musiche erano bellissime, e cantate dalle loro voci ancora più intense.
Ho pensato a mia zia Piera, che ha messo su lei quel centro diurno dal niente, con zio Pier, dopo essere stata molto all'estero, ho pensato al mio lavoro di ora come educatrice che mi piace molto, e ho visto intorno a me, in quella saletta, una grandezza immensa, di bene che é stato fatto, che si fa, che va avanti.
Ho visto l'accoglienza alla vita, alla diversità, la voglia di fare e di costruire un mondo migliore, e sono felice di lavorare in quella stessa direzione.









[Zia Carla e il suo sorriso]
Mercoledì invece sono andata alla lezione di yoga di Natale, che celebrava il solstizio d'inverno.In mezzo alla stanza buia, dei drappi di seta colorata e delle candele accese.Abbiamo meditato seduti in cerchio attorno alle candele, cantato più volte la OM ed il Gayatri Mantra.



Quindi ognuno poteva condividere uno scritto, una poesia o riflessione che considerava significativa.Una delle nostra insegnanti di yoga ha letto a voce alta il libretto "I 33 nomi di Dio" di Marguerite Yourcenar, e visualizzare le immagini che evocano le parole di questa lunga poesia é stato molto petente, e bello.



Poi attorno alle candele erano disposte delle carte, tutte diverse, con vari pensieri scritti.



Ognuno poteva prendere a caso una carta con la mano sinistra, e se voleva condividerla a voce alta.



Di solito, la carta scelta rappresenta in qualche modo il momento particolare che quella persona sta vivendo nella sua vita.



La mia carta, dal titolo "Il potere della PRESENZA" era azzeccatissima.Eccola:



"Vedi se puoi dare maggiore attenzione a un'azione invece che al risultato che vuoi ottenere con quell'azione.Dai la più completa attenzione a qualunque cosa il momento ti presenti.Ciò implica anche l'accettazione di ciò che c'é, non si può infatti dare totale attenzione a qualcosa e al tempo stesso resisterle"



So che già che questa frase deve diventare il mio motto per il nuovo anno, é così vera per me.



In questi giorni poi si festeggia Hanukkah, una delle feste ebraiche che preferisco, fin da bambina.



Festeggia la luce e di solito cade nelle vicinanze del Natale.



Questa festa celebra la vittoria ebraica contro l'ellenico Antioco IV nel 165 a.C. , che aveva cercato di sradicare le usanze e le credenze ebraiche del popolo d'Israele.I fratelli Maccabei ripresero il Tempio e lo ripulirono dopo che era stato profanato, ma vi rimaneva solo una piccola ampolla di olio puro per accendere la Menoràh del Tempio, che sarebbe bastata solo per un giorno.



Invece con un grande miracolo, l'olio puro bastò per alimentare la Menoràh per 8 giorni, tempo necessario per fabbricare altro olio puro.



Questa festa si festeggia ogni anno il 25 del mese di Kislev.



Per 8 giorni allora si accende un channukià,cioè un candelabro formato da 8 candele più una che serve per accenderle.Si accende una candela per sera fino a completarle tutte.



Accendendo le candele si recita questa benedizione:



"Benedetto sii Tu, Signore Nostro Dio, Re dell'Universo, che ci ha santificato con i suoi comandamenti e ci ha comandato di accendere il lumi di Hanukkah.



Benedetto sii Tu, Signore Nostro Dio, Re dell'Universo, che compì miracoli per i nostri padri nei tempi passati, durante questa stagione.



Benedetto sii Tu, Signore Nostro Dio, Re dell'Universo, che ci ha tenuto in vita e ci ha preservato e ci ha permesso di raggiungere questa stagione."



Ad Hanukkah di solito i bambini giocano con una trottola (dreidel) che reca sui 4 lati le iniziali nun, ghimel hay e shin (N-G-H-S) cioè le iniziali della frase Nes Gadol Haya Sham (un grande miracolo é avvenuto là).



Un cibo tipico di Hanukkah sono i latkes, frittelle di patate, che abbiamo cucinato giovedì sera a cena per i nostri amici.



Questa la ricetta per 6 persone: grattugiare 5 patate e due cipolle crude, salare e pepare, aggiungere 2 uova e quanto basta di farina per creare un composto non troppo molle.



Quindi cuocere i latkes in abbondante olio, scolare e servire (tradizionalmente) con purea di mele.



Sono semplicissimi ma molto saporiti!



Ho trovato in rete un bel po' di libri ben illustrati per Hanukkah, e Mrs.Bloom consiglia questi.


Buon Natale a tutti per domani, vi lascio queste parole dal biglietto di auguri dei ragazzi del Centro Mistral


"Quello che conta non sarà sotto l'albero , non verrà incartato e non ha prezzo.Quello che conta l troverai nell'aria in un abbraccio in un semplice sorriso in uno sguardo o in un bacio.Questo é il nostro augurio:un Natale colmo di cose che contano che possano arrivare al cuore ed abbracciare la nostra anima."


Auguri!

lunedì 19 dicembre 2011

Quarta di Avvento: In/Out

Fuori:
camminare sul ghiaccio e sulla neve, sotto il Monviso, verso il rifugio Alpetto.







Dentro:ricevere ed aprire il pacchetto arrivatomi da Sonia per lo scambio di Natale.

Una bouillotte scaldamani con noccioli di ciliegia e lavanda, rossa e grigia.

Una ricetta di biscotti, e gli stessi biscotti da assaggiare in una scatolina.

Pensieri preziosi, mani preziose che hanno lavorato tutto questo, creatività e scambio.

Sono felice di aver organizzato anche quest'anno quest'occasione di incontro, e sono grata per ciò che ho ricevuto da Sonia, e per la cura con cui il pacchetto ed il suo contenuto sono stati realizzati:grazie di cuore!




Il Natale per me é attesa, é aspettare.

Aspettare la neve, che quest'anno qui giù non é ancora arrivata e mi manca, é aspettare il piacevole ritmo delle stagioni.

Aspettare le vacanze, come da bambina, perché lavorando a scuola il ritmo é lo stesso che avevo da alunna.

Aspettare i regali, perché so che arrivano solo una volta all'anno, e aspettare che gli altri aprano i regali che io ho pensato e preparato per loro, con emozione.

Aspettare che i giorni tornino ad allungarsi.

Aspettare di poter mettere la statuina di Gesù nel presepio, aspettare l'eccezionalità di un giorno che, comunque si creda, é speciale, é magico.

Non voglio perdere questa magia, questo senso di attesa, di speranza buona.

Il Natale é sempre un periodo bello per me, non di corsa alle spese, di corsa al cibo e alle abbuffate, ma un periodo di luce in mezzo al buio dell'inverno.

Buona ultima settimana di Avvento!

Ps: come é andato il vostro scambio di Natale?