lunedì 16 giugno 2014

Dita macchiate di viola



"Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primavera, terra
germogliante silenzio
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube,che sgorga
 come polla dal fondo.
 Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.

 Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta."

— Cesare Pavese
 
 
Anche se devo ancora finire gli esami, è già iniziata la stagione che aspetto tutto l'anno, che serbo nel cuore: quella dei giorni fatti di verde e di libertà, di mani sporche, di braccia sudate, piedi nei sandali.
La stagione in cui basta allungare una mano ed ecco il frutteto la ricolma di così tanti frutti che non si riescono a consumare tutti. Mirtilli, fragole, lamponi, more di gelso, ribes.Tra qualche settimana more e lamponi giapponesi.
Poter raccogliere i frutti direttamente dalla pianta e mangiarli lì, nel sole, è un dono preziosissimo.
Sono grata ai miei nonni paterni che hanno costruito e mantenuto quel frutteto e ai miei genitori, che continuano a coltivarlo e hanno insegnato a noi a fare lo stesso, nonostante le nostre lamentele e la nostra pigrizia di ragazzini.
Soprattutto ora, che abito in città, sono grata si poter tornare lì a raccogliere e di aver immagazzinato nella mani la sapienza giusta, che dice quanti lamponi possono stare in un palmo, qual è la tonalià di viola dei mirtilli maturi. Oggi pomeriggio, dopo il lavoro con un ragazzo che si prepara agli esami di maturità, sono andata a raccogliere e le piante di mirtilli erano così colme che riempivo cestino dopo cestino e ne avevo ancora da mangiare.
Ho raccolto per molto tempo, in silenzio, mentre il sole da caldo si faceva velato e arrivava giù dalla montagna la brezza leggera della sera e la luce mutava angolazione.
Una meditazione attiva, un minuscolo frutto alla volta, e cestino dopo cestino il cuore di faceva leggero e le dita macchiate di color malva.
Ecco il tempo dell'estate, quello in cui le ore si dilatano, si può stare dietro a ciò che la terra porta e condividere i frutti, distribuendo lamponi a casa degli amici e camminando muti tra i filari, nel rigoglio del verde.
Amo il lavoro che sanno fare le mie mani, non solo scrivere frasi e sfogliare pagine, ma anche questo: sanno soppesare i cestini colmi, riconoscere la polpa matura, accarezzare le bacche senza ammaccarle...










9 commenti:

  1. Grazie per il poema cosí bello e per questi frutti rossi e sostanziose. Buona giornata e chi vada bene con gli esamini.

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  2. Bella questa meditazione attiva :) Riesce ancor meglio in quei posti dove il tempo si dilata, scorre lentamente, come dici.I frutti di bosco poi sono così preziosi, come gioielli...e buoni!

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    1. Si sono buonissimi, i lamponi soprattutto sono profumo e sapore delle mie estati, da sempre!

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  3. Ciao Daniela, che immagini meravigliose mi hai regalato attraverso le tue foto e le tue parole. un abbraccio,
    claudia

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