lunedì 13 luglio 2015

Perle di legno

 Ieri pomeriggio ho partecipato ad una interessante iniziativa, un pomeriggio di lettura e scrittura sul tema della felicità. Ci siamo ritrovati in un agriturismo e ci siamo lasciati ispirare da alcuni scritti letterari, che sono stati lo spunto ber brevi esercizi di scrittura. Siamo partiti dalla parola greca per indicare la felicità, eudaimonia, laddove eu significa bene, buono e daimonia riprende invece il concetto di daimon così come espresso ad esempio da Platone nel mito di Er riguardo alla trasmigazione delle anime. Ogni anima sceglie infatti il suo daimon, che lo accompagnerà nella vita futura aiutandola nel progetto che l'individuo deve portare a termine nel corso della sua esistenza. Questo concetto è stato poi ripreso anche da Hillman, allievo di Jung, che scrive “Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino”. Eudaimonia significa allora vivere in armonia con il proprio daimon, il proprio disegno, è un concetto potenziante per l'individuo, non considerando la felicità come un'abbondanza "caduta dal cielo" quanto invece come uno stato attivo, in cui l'individuo si muove alla ricerca del proprio benessere. Essere felici sarebbe allora il promuovere l'allineamento della nostra vita sul daimon, qualcosa che esiste in ciascuno di noi, che ci rende unici e irripetibili. Ognuno di noi ha una sua vocazione, una sua immagine che lo contraddistingue in modo radicale e che va ricercata e alimentata senza posa, per rendere davvero autentica la nostra esistenza. Secondo Platone infatti noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere.

Ci siamo poi lasciati ispirare da alcuni scritti di Wislawa Szymborska, Ungaretti, Montale, Salinger, Mozzi, oltre che alcune citazioni video di Benigni e dalla canzone Happy di P.Williams.
Abbiamo provato ad immaginare cosa direbbe il nostro sole interiore, partendo dall'archetipo del sole che auto alimenta la sua stessa energia, come la felicità che si auto alimenta senza bisogno che ci arrivi da fuori, dall'esterno. Ci siamo chiesti con Il giovane Holden se sia possibile proteggere la felicità e cosa questo possa significare per ciascuno di noi. Ci siamo domandati come mantenere la felicità una volta sia stata raggiunta, abbiamo dibattuto sul modo migliore per affrontare le difficoltà. Il tema era ovviamente di larghissima portata filosofica, non sicuramente esauribile in una manciata di ore, ma è stato interessante chiacchierarne, soprattutto perchè eravamo persone molto diverse per età ed esperienze di vita, ciascuno ha portato un pezzetto dei propri pensieri nella condivisione.

Alla fine del pomeriggio, ognuno ha potuto scrivere un breve testo, partendo dalla frase "Ho incontrato la felicità".
Ecco il testo che ho scritto io.

La felicità per me è sempre tre parti: vedere il percorso di prima, tutto ordinato nel suo caos come una fila di formiche in marcia sotto il sole. Vedere la perfezione dell'adesso, così come esattamente è, un attimo puro estratto dallo scorrere del tempo. Lì, il modo in cui la luce colpisce il muro a quest'ora del pomeriggio.  
Il sapore di queste fragole, il succo che mi cola sul mento e sulle mani. La lettera arrivata a sorpresa. 
Il calore della tua piccola mano sul mio petto.
E poi, il guardare avanti, il mondo di infinite possibilità che ci attende.
Tre parti: il prima, l'adesso e il poi. Forse, a pensarci bene, non me ne basta che una. Mi è sufficiente l'adesso, perchè se l'adesso è in armonia, ha avuto senso la strada di prima, pur con le sue curve, quella brutta caduta, le ginocchia sbucciate. Se l'adesso è illuminato, posso ben sperare che lo sarà anche il domani. Perciò, anche se il mio sguardo spesso vaga avanti e indietro, ecco, mi basterebbe l'oggi. La torta ben riuscita nel forno. Il tuo sguardo, proprio in questo momento. Il profumo della pioggia sull'erba dopo ala calura del giorno. Raccolgo un attimo e poi un altro, come minuscole perle di una collana che porto sempre al collo. E' una collana che si fa lunga, le perle sono di legno. Sono tutte diverse, come i momenti che ho raccolto. Ho preso l'impegno di aggiungere una perla al giorno. A volte ne trovo tre, o anche quattro.
A volte trovo la mia perla solo a notte inoltrata, quando la giornata sta già finendo.
Ma la trovo sempre, perchè non smetto di cercare. E nel fondo della notte spesso mi basta quello: sapere di aver cercato le mie perle, a testa china, lo sguardo attento. Sapere che se cerco trovo, se mi sporco la mani la meta è più vicina.
E rendo grazie.

Qui sotto, alcune immagini delle mie perle delle ultime settimane.








lunedì 6 luglio 2015

Di uova, piume e voli in alto


 Secondo il mito all'inizio c'era un uovo, fatto per metà d'oro e per metà d'argento. Che conteneva dentro di sè il Grande Caos. Il grande Uovo Cosmico galleggiava nel Magma Cosmico, avvolto dall'oscurità della non-esistenza. All'improvviso l'uovo si schiude e dalla metà dorata del guscio ha origine il cielo, mentre dalla metà in argento prende corpo la terra. Le membrane interne del guscio più tardi formarono le montagne e quelle esterne le nuvole. Vene e liquidi poi sono andati a costruire i fiumi e i mari e così, alla fine, il mondo ha preso forma. L'uovo viene tirato fuori dall'oscurità da Brahma in persona, il dio creatore, che lo rende visibile scandendo l' "om".
da Le infradito di Buddha

Qualche settimana fa mia zia Anna, la mia madrina, di ritorno dalla sua missione come suora in Russia, mi ha regalato un ciondolo a forma di uovo, simbolo molto importante presso la Chiesa Ortodossa. L'uovo rappresenta la Pasqua nella sua accezione di passaggio, rinascita, vincita sulla morte. Simboleggia la vita, la nascita. Due lettere nell'alfabeto cirillico impresse sul ciondolo sono le iniziali di Cristo è Risorto. Il ciondolo che mia zia ha scelto di regalarmi per la nascita di Maddalena viene da San Pietroburgo, l'ha preso lì, poco lontano dalla tomba di Dostoievskji, colui che ha scritto "La bellezza salverà il mondo", una delle massime che preferisco e che più mi danno luce e forza.
Un piccolo ciondolo, che però per una serie di coincidenze racchiude grandi storie, grandi messaggi.
Sicuramente il  parto di Maddalena, come immaginavo prima che avvenisse, è stato un morire ed un rinascere per me, fisicamente e spiritualmente, come la Pasqua e pochi giorni prima della Pasqua di quest'anno, il giorno dell'Annunciazione. Mi piace molto allora l'immagine dell'uovo come simbolo di rinascita, mia , e di nuova vita, quella di Maddalena. Un passaggio tra due mondi, due tempi. L'uovo è il simbolo della promessa,di ciò che può essere, del futuro che è ancora in nuce ma che sarà. L'uovo è fragile, come la vita di un neonato, perfetto e armonioso nella sua forma sferica.
Mi immaginavo come un uovo, durante la gravidanza: colma e pronta.
E Maddalena era, senz'altro, prima di svilupparsi, un minuscolo uovo dentro di me.


In questi giorni sono nati nel frutteto dei miei genitori quattro piccoli uccellini. Siamo andati a trovarli già due volte e li abbiamo fotografati piano piano, per non spaventarli. Mi hanno subito intenerita con i loro occhi grandi, la testa così grossa rispetto al piccolo corpo, come tuti i cuccioli, come la nostra bambina appena nata. In questi gorni di luna piena molti sono i sogni, ad occhi chiusi e aperti, che mi hanno entusiasmata, soprattutto ora che ho finito finalmente la sessione esami e ho i pensieri più sgombri da nozioni da ricordare. Cammiando con Maddalena nel frutteto ho trovato delle piume, che ho annodato con lana e con una radice di legno levigato raccolta tempo fa sul greto del fiume. Le piume mi ricordano che posso volare alto, anzi, che debbo farlo, senza timore. Mi ricordano che posso raggiungere, con tenacia e coraggio, ciò che spero e desidero.



Poi, proprio leggendo il libro Le infradito di Buddha, trovo la spiegazione dell' Uovo Cosmico da cui sarebbe nato l'universo secondo la tradizione induista. Mi affascina questa idea e mi viene in mente di aver visto delle immagini di una Madonna con un uovo, non ricordo bene. Cerco in rete e trovo il riferimento alla Pala di Brera di Piero della Francesca, in cui è raffigurato un uovo di struzzo appeso al centro di una grande valva di conchiglia, sovrastnate la Madonna che tiene sulle ginocchia e veglia un Gesù Bambino addormentato. Un uovo mistico, l'ovum struthionis medioevale, in una "sacra conversazione" che è un inno ad una mamma che guarda assorta il suo bambino. Cercando altre informazioni scopro che esiste una particolare leggenda relativa a Maria Maddalena e al suo uovo rosso: la donna avrebbe annunciato all'imperatore romano la notizia della risurrezione di Cristo e l'imperatore avrebbe risposto dicendo che era impossibile rinascere dal mondo dei morti così come era impossibile per un uovo diventare rosso. L'uovo che Maria Maddalena teneva in mano divenne allora tutto rosso. Non sapevo che la Maddalena da cui prende il nome la nostra piccolina fosse ricordata in questo aneddoto, mi stupisce questa scoperta e mi conferma che l'uovo è proprio un simbolo che parla di noi!
Mi piace sempre molto quando trovo queste connessioni, tra eventi apparentemente lontani tra loro. In questi giorni, il tema dell'uovo è ritornato molto nelle mie riflessioni, così come quello del volare, del realizzarsi. Dell'esprimermi, così come l'uovo si esprime in pienezza con la sua schiusa e mostra se stesso, accettando di rompersi per essere.Così come si esprime Maddalena ogni giono, con i suoi vocalizzi, la sua allegria contagiosa, la sua voglia irrefrenabile di gattonare, senza barriere, senza limiti, la totalità del suo essere manifesta e presente.