martedì 12 maggio 2015

Portare frutto nel qui ed ora

Mi piace venire qui a scrivere, di tanto in tanto, ritagliandomi il tempo, per documentare queste settimane di crescita e cambiamento, per schiarirmi i pensieri, per raccontare questa maternità onesta con le sue difficoltà e le sue grandi bellezze.
Sto riflettendo spesso, continuando a scavare, su temi che mi accompagnano da tempo: il lasciar andare, il saper perdere il controllo, la potenza dei nostri pensieri nel condizionare la realtà che ci circonda...
Indubbiamente, una sfida di queste settimane, e non solo, è quella di imparare a seguire la corrente, ne ho già scritto, rimane una delle mie riflessioni costanti, che cerco di rendere vera quotidianamente.
Saper stare nella corrente, cioè sapere stare nel momento, in quel momento preciso, non rimpiangendo quell prima, non temendo o aspettando quello dopo.
Calarmi in quel momento, fino in fondo. Accettarlo, anche quando quel momento è essere stanca, è essere malinconica, è non riuscire a fare quanto avevo prefissato per quel pomeriggio...accettare quel momento e lasciar andare la volontà di controllare tutto, di essere sempre la prima della classe.
Possiamo affrontare qualsiasi cosa, un momento alla volta, come durante il parto, quando mi dicevo ad ogni contrazione che in fondo durava un minuto soltanto e che per quanto forte, si può sopportare qualsiasi cosa per trenta secondi. Come durante il parto, non ci sono scorciatoie, bisogna passarci nel mezzo, saper stare in quel momento, accoglierlo. Così è anche adesso, giorno dopo giorno, accettare che non sono io il comandante, accettare l'imprevisto e soprattutto lasciar andare le mie aspettative.
Ho letto gli scorsi giorni questa riflessione, che ha ulteriormente ampliato il mio punto di vista:

The Omer: Week 6, Yesod
Sunday May 10, 2015 (By Karen Berg)
We have now entered the sixth of the seven weeks of the Omer, which corresponds to the Sefira of Yesod (foundation). Yesod is the channel of spiritual and physical sustenance, the link between the Upper and Lower Worlds.
The biblical chariot for this Sefira is Joseph the Righteous, the son of Jacob. The story of Joseph is that of a man who chose to never become a victim of his reality, despite the fact that he was kidnapped, betrayed, wrongly imprisoned, separated from his father, and seduced by another man’s wife. In whatever environment he found himself in, Joseph rose to the top like oil because he never lost sight of his inner spirituality. He always had the certainty to say, “I know that wherever I am, there is a reason for my being here.”
In this way, Joseph was constantly strengthening his connection to God, and eventually, this unwavering ability to take full responsibility for everything he experienced made him a channel for Divine sustenance to enter this physical world. In the Bible, we see this represented by the fact that Pharaoh chose Joseph to manage the storage and distribution of food during both the good years and the years of famine in Egypt. (Genesis 41:56)
Our spiritual goal this week is to take up this internal work of clearing ourselves of blockages such as victimhood, guilt, anger, sadness, and anything else that keeps us from being the strong channel of the Creator’s Light that we are meant to be. To do this, we need to understand on the most profound level that when something happens to us now, it means that somewhere along the line, we did or said something—whether in this lifetime or a past one—that set the stage for our current circumstances. Our ability to move forward can be sparked by the understanding that (a.) wherever I am, there is a reason for me being there, and (b.) this experience is offering me another chance to take 100% responsibility for my experience and reconnect to God.
Joseph saw every negativity, every uncomfortable situation, even every mistake that he made, as an opportunity to awaken the Light that was inside of him. By doing the same, we can build our own spirituality, become a channel for others, and have a freedom that we couldn’t expect before.

                           
Accetto il momento presente così com'è, ci entro e imparo a stare nel qui ed ora perchè è qui che devo essere, in questo esatto istante, questa la situazione in cui sono chiamata a portare frutto "Ovunque sono, c'è una ragione per cui io devo essere qui", perchè qualsiasi situazione mi può permettere di essere un canale di luce, di accrescere la mia consapevolezza e spiritualità.
Questa è una delle certezze della mia vita, potrei dire che è la base di tutto il mio percorso spirituale e di fede, la certezza che tutto accade per una ragione, che forse noi non sapremo e comprenderemo mai, ma che porta al bene.
Sebbene questa sia una certezza del mio percorso, spesso me ne dimentico nella quotidianità, sempre in ricerca di quello che sarà dopo e spesso distratta nel momento presente, non abbastanza nel qui ed ora. Ultimamente, spesso troppo impegnata a lamentarmi della stanchezza e a preoccuparmi per tutto ciò che vorrei fare e che non posso fare, almeno non nei tempi e nei modi che ero abituata ad avere.


Domenica, durante questa bella gita in montagna con Maddalena in fascia, mi sono imbattuta in questo albero, forte e rigoglioso, cresciuto in un posto strano, in una baita con il tetto crollato.
Ecco, quest'immagine è l'emblema di come voglio ricordarmi di vivere la mia quotidianità, la mia maternità: portare frutto esattamente lì dove sono, imparando da ogni situazione, da ogni incontro.                                 Saper stare e in quello stare, saper dare il meglio di me, in ogni momento.
                                 

2 commenti:

  1. La lezione del QUI e ORA è una delle più difficili. Spesso si dimentica che l'unico momento che viviamo è quello presente. Il passato è passato e il futuro non lo possiamo conoscere. Quando cammino nei boschi, ecco, quello è il momento in cui assorbire questa lezione e farla mia mi risulta più facile. In altri momenti, quando sono a casa con i ragazzi o quando sono al lavoro, è più difficile essere nel Qui e ORA. Hai ragione quando dici che le aspettative fregano, bisognerebbe non averne troppe o non averne affatto e accettare quello che viene, ogni momento. Se siamo puri, liberi e aperti, quello che arriverà sarà sempre il meglio per noi!
    Un abbraccio
    Francesca

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  2. Grazie per queste splendide riflessioni a cui ci conduci con dolcezza ma anche con fermezza. Il tempo presente è l'unico che esiste e troppo spesso me lo dimentico facendomi distrarre dal passato o dalle fantasie sul futuro. Cerco di apprezzare le gioie del momento presente ma anche di imparare dalle amarezze e delusioni che a volte si presentano sul nostro cammino per aiutarci a capire e a crescere.
    grazie per avercelo ricordato

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