giovedì 11 giugno 2015

Imparare a stare nelle domande

La scorsa settimana, una sera tardi, dopo aver allattato e fatto addormentare Maddalena, ho sentito l'urgenza di prendere un foglio di carta e di scrivere una lista, la mia "bucket list", dei sogni e degli obiettivi che voglio realizzare nella mia vita. Ho scritto di getto quello che mi veniva in mente e da questo semplice esercizio è partito un lungo lavoro di riflessione su di me, un lavoro di scavo e conoscenza, che durarà a lungo e che ogni giorno sta aprendo in me spunti nuovi, domande, non sempre facili da affrontare, ma necessarie per andare a fondo.
Avete mai fatto un esercizio del genere?
Già solo il semplice scrivere i sogni uno ad uno è stato molto strano, un'esperienza particolare.
Senza ancora scendere nel dettaglio ad analizzarli uno per uno, la loro scrittura mi ha insegnato molto, innanzitutto perchè mi ha mostrato aspetti di me che non credevo di avere. Ad esempio, mi sono molto stupita di avere scritto solo 60 punti nella lista, mi immaginavo, quando ho iniziato a scrivere quella sera, che ne avrei desiderati molti di più e che avrei impiegato qualche giorno a scrivere la lista. Invece, in pochi minuti avevo scritto tutto, appena due facciate di un foglio di carta.

....fare il giro del Monviso
....vivere almeno un mese a Gerusalemme
....creare un asilo/scuola nel bosco (anche solo per qualche settimana estiva)
....andare a Machu Picchu
....fare un corso in una scuola/associazione steineriana
....fare il Cammino de Santiago
....pubblicare il libro di racconti...


Un altro aspetto particolare è stata la sensazione che ho provato scrivendo, di pienezza, come se in fondo non fosse così importante realizzare quegli obiettivi, non fossero così fondamentali ma anzi, la sensazione persistente era che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Anche se non li avessi raggiunti, sarei stata lo stesso felice. Questa sensazione è stata ed è al contempo confortante e disorientante. Confortante perchè è come se la nascita di Maddalena avesse calmierato la mia sete, la mia irrequietezza, la mia insoddisfazione. So che la sua nascita e la sua crescita sono il mio progetto più grande, che se anche il crescere Maddalena ( e i suoi fratelli o sorelle, se ci saranno) con amore e cura fosse l'unica cosa che realizzerò, sarà comunque qualcosa di grande e sarà certamente abbastanza. Di fronte a questo affettivamente molti se non tutti i punti della lista diventano irrilevanti, non mi importa così molto se non andrò a Bali, non realizzerò una mostra di fotografie, non scriverò una tesi di ricerca, non metterò su uno spettacolo di teatro su Il principe d'Egitto...
Questa sensazione di appagamento è indubbiamente molto bella, mi calma e mi nutre, di fronte al prodigio della nostra bambina tutto mi pare meno degno di nota e il tempo e le attenzioni più rilevanti quelle dedicate a lei. Al confonto, qualsiasi lavoro mi sembra meno importante, qualsiasi viaggio esotico irrilevante, se comporta il non essere con Maddalena.
Nello stesso tempo questa è una sensazione disorientante perchè non avrei mai pensato di poterla provare, anzi, avevo sempre guardato con sufficienza le mamme che affermavano questo concetto, giudicandole come donne che rinunciavano ai loro interessi e alle loro passioni per chiudersi nella maternità. La nascita di Maddalena, di nuovo e ancora, fa cadere le mie barriere mentali e mi rende umile e attenta.
Però, mi dico,la maternità, non dovrebbe essere apertura? Apertura alla vita, al cambiamento, agli altri? Un mettersi al servizio non di uno ma di tutti?
Lo scrivere la lista mi ha lasciato queste domande, queste due sensazioni particolari, a cui sto cercando di trovare risposta. In realtà, sento e so che questo dilemma è comune a tutte le mamme e che non ci sarà risposta, ma sarà un quesito che mi accompagnerà in sottofondo per molti anni a venire: come mediare tra il tempo dedicato ai nostri figli e quello dedicato al lavoro? Come portare avanti le nostre passioni senza sottrarre tempo ed attenzioni alla nostra famiglia?


Riflettendo ancora mi dico che il tempo dedicato al mio lavoro non sarà tempo tolto a Maddalena, se visto nell'ottica di un'occasione per migliorare il mondo ottorno a lei, di una occupazione che mi permetterà di avere impatto sul contesto che ci circonda e di renderlo più bello e più giusto, anche per lei.
La scrittura della lista ha fatto maturare in me altre domande, sento che ha aperto, nella sua banalità di esercizio, come una voragine di idee e sensazioni, che fatico a decifrare.
Ne mastico un pezzetto ogni giorno, mi appunto cosa riesco a tirare fuori dai pensieri.
Se mi ascolto con attenzione sento che in questo momento non avrei le forze fisiche e mentali per iniziare o portare avanti altri progetti oltre all'università e va bene così, perchè le mie energie sono tutte concentrate alla cura di Maddalena.
Il segreto per affrontare queste domande forse è proprio qui, nell'ascoltarmi e seguire con onestà il mio sentire del momento, senza giudizio, seguendo quello che mi fa stare bene, avendo cura di me. 
E il comprendere che non devo necessariamente avere subito tutte le risposte, ma anzi, posso imparare a stare in questi interrogativi e che troverò col tempo, nel tempo giusto, le risposte e le strategie di cui necessito.
Intanto, come scrive il pediatra Gonzales in quel libro straordinario che è Besame Mucho:
"Tempo fa ho letto il commento di una madre che, stanca di ascoltare critiche, aveva deciso di sostituire "adesso non lavoro" con "sto lavorando ad un progetto pilota di psicologia applicata; stiamo studiando l'effetto dell'attenzione continua personalizzata sullo sviluppo psico-affettivo del lattante".



13 commenti:

  1. come sempre le tue riflessioni mi hanno colpito, toccato, fatto riflettere, ripensare ai miei anni con tre bimbi piccoli, ripercorrere ciò che ho fatto e vissuto...insomma...colpita ed affondata!
    Giusto ed importante porsi le domande che ti poni e te le poni,secondo me, per quella che è la caratteristica che più mi ha colpito e mi colpisce di te...perchè sei una persona curiosa ed affamata di vita. Ed infatti tu vivi con pienezza tutte le tue fasi e le tue tappe....ed ora la tua fase è Maddalena e capisco benissimo quando dici che "nessun lavoro o viaggio sembra importante o esotico, se comporta non essere con Maddalena". State crescendo assieme ,tu e lei.
    E posso dirti, per esperienza della mia vita e non perchè " ho la verità" (...sono sempre così piena di dubbi, per fortuna...) che non ci si chiude nella maternità: ci si apre in essa e con essa ed è e sarà possibile vivere le passioni, i sogni, gli interessi, perchè questo non sottrarrà tempo alla famiglia ed ai figli: questo porterà sogni, passioni ed interessi nella tua famiglia e nei tuoi figli.
    Tu, tutto questo, glielo stai già trasmettendo, stanne certa.
    un abbraccio a te ed alla tua meravigliosa creature....che, ogni volta che la guardo, mi regala la voglia di sorridere.
    Emanuela

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    1. Grazie per le tue parole, si cerco proprio di vivere con intensità ogni mia tappa, sono contenta se questo "traspare", mi fa molto piacere! :-)

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  2. Cara Daniela, leggo sempre volentieri i tuoi posti, per questo ti ho scelto come una delle nomine del Liebster Award, (https://traunanno.wordpress.com/2015/05/31/liebster-award/) se avrai voglia e tempo di partecipare. Mi fa sorridere leggere dei tuoi sogni, sorrido per la coincidenza: ho da poco scritto qualcuno dei miei :) Un saluto, M.

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    1. Bello conoscerti! :-) sono andata a sbirciare il tuo blog e l'ho trovato molto interessante!

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  3. La maternità è un viaggio di scoperta e di crescita interiore straordinario ma mi sento di dirti... non rinunciare ai tuoi desideri. Se hai la possibilità, realizzali e non fermarti mai. Nulla verrà sottratto a Maddalena, le stai solo preparando un futuro più ricco!!! Io ho commesso l'errore (anche se non è mai un errore occuparsi dei propri figli a tempo pieno!!!) di vivere solo per loro per molti anni, accantonando sogni e desideri. Adesso che sono grandi e apparentemente non hanno più bisogno di me, almeno non con la stessa assiduità, mi guardo intorno e scopro che avrei voluto fare un sacco di cose che non ho fatto. Non rinnego niente e se ci ripassassi, rifarei tutto da capo, ma non dobbiamo mai scordarci che prima che madri, sempre siamo esseri umani con voglie e desideri!!!
    Bacioni grandi
    Francesca

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    1. Sono d'accordo con te, penso che seguendo i nostri interessi e le nostre passioni possiamo essere d'esempio a chi ci conosce e tanto più ai nostri figli perchè a loro volta vivano con forza e desiderio, semplicemente mi chiedo come farò a "tenere tutto insieme", devo darmi tempo e avere pazienza...!

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  4. Cara Daniela, forse si tratta di fasi: di un primo momento in cui il bimbo è piccolo piccolo e desideriamo solo stare con lui, come è giusto che sia, poi forse segue una fase in cui a poco a poco si media tra i suoi bisogni e i nostri, tra la famiglia e il lavoro, ritagliandosi qualche momento per i nostri desideri. Personalmente sto facendo un po' fatica a portare avanti il lavoro (di 6-8 ore), il tempo con la bimba, la casa e anche lo yoga a cui sono tanto affezionata, ma cerco di barcamenarmi.
    Per rispondere, ovviamente dal mio punto di vista, alla domanda sulla maternità che dovrebbe essere apertura, penso che sia un'apertura mentale verso gli altri, che accresce il senso di appartenere ad una comunità, come scrivevi tu in qualche post precedente, dove ci si aiuta a vicenda, dove i figli sono figli di tutti e ci si prende cura di questi, degli anziani, degli amici reciprocamente, per quel che si può!
    Un saluto

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    1. Mi piace la tua descrizione della maternità come apertura alla comunità, è lì che voglio arrivare e impegnarmi :-)

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  5. Che meraviglia Daniela.
    Rimango stupefatta e attenta, anche un po' invidiosa per la bellezza e le profondità raggiunte, di fronte al racconto di questo tuo viaggio nella maternità con Maddalena.
    Vi voglio bene :)

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    1. Grazie, la maternità è un viaggio complesso ed entusiasmante, ogni giorno imparo qualcosa, evolvo, cambio...è difficile, è molto molto bello!

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  6. "Il segreto per affrontare queste domande forse è proprio qui, nell'ascoltarmi e seguire con onestà il mio sentire del momento, senza giudizio, seguendo quello che mi fa stare bene, avendo cura di me.
    E il comprendere che non devo necessariamente avere subito tutte le risposte, ma anzi, posso imparare a stare in questi interrogativi e che troverò col tempo, nel tempo giusto, le risposte e le strategie di cui necessito." Che meraviglia, Daniela.

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  7. Ho amato profondamente il tempo trascorso dedicandomi principalmente a Rebecca. Due anni. Mi prendevo cura di lei, mentre finivo di studiare. E' stato stupendo, ne conservo veramente un ricordo luminoso, appagante.
    Poi, io sono tornata a lavorare e lei ha iniziato a frequentare il nido. Per me è stato altrettanto bello, gratificante, entusiasmante. Perché amo il mio lavoro: amo occuparmi dei bambini, partendo da mia figlia e poi arrivando ai piccoli scolari. E' un mestiere che mi permette di conciliare piuttosto bene lavoro e famiglia - come desideravo - e, in particolare, mi sprona a tenermi costantemente aggiornata, attenta, ricettiva. Ciò che assimilo crescendo mia figlia, lo porto con me quando vado al lavoro. L'esperienza che maturo a scuola, la riporto a casa, nel mio stare con lei. E' qualcosa che di cui sono profondamente grata. C'è voluto molto tempo, ma la mia vita, adesso, mi assomiglia veramente, mi calza a pennello. Certo, ho ancora tanti desideri, cose da imparare, esperienze che vorrei fare... non mi sono "seduta". Però avverto questa sensazione di pienezza, di forza serena e tranquilla.

    Questo per dirti che pian piano, col tempo, andrai - andrete! - incontro a nuove esperienze e il fatto di essere genitore amplierà le possibilità... Ora è giusto che tu sia raccolta nell'amorevole cura di Maddalena, ma vedrai che tutto ciò non si fermerà lì (per quanto sia già bellissimo, in se stesso).

    Un abbraccio fortissimo.

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