sabato 10 dicembre 2011

Madagascar: a casa di Fuanghi

Il racconto della nostra avventura in Madagascar volge al termine, ci sarebbero ancora molte altre cose da raccontare, e foto da pubblicare qui, delle altre tappe del viaggio, ma siamo ormai a metà dicembre ed é ora di voltare pagina.
L'Africa mi sembra lontanissima, tanto é successo e cambiato dopo il nostro ritorno qui, eppure siamo stati in Madagascar solo a giugno!
Di tutto il viaggio, alcuni dei momenti più banali e semplici sono stati quelli trascorsi a Manakara, sull'Oceano Indiano, a casa di Fuanghi.
Il bello di viaggiare in modo equo e solidale, infatti, é proprio quello di vivere a contatto con la popolazione locale, non in un mondo turistico parallelo e artefatto.
A Manakara non sapevamo dove andare a mangiare, così con Jacquette, la nostra guida, abbiamo deciso di andare a casa di Fuanghi, una ragazza malgascia sua amica, moglie di un pirogué (un pescatore cioé che pesca in pagaia nell'Oceano e nel Canale di Pangalanes).
Per arrivare a casa di Fuanghi:al buio, con le torce in mano (in Madagascar non c'é luce elettrica nelle strade, nemmeno in molti quartieri della capitale), si cammina lungo il viale, fino alla banca.Si saluta con un cenno il guardiano con il mitra.
Si gira a destra, in un sentiero stretto di terra rossa, che passa tra alcune piante di vaniglia, si cammina ancora un poco, sempre nel buio, avvicinandosi al canale Pangalanes.
Dopo un po', dal buio assoluto della notte africana spunta la luce di alcune casette di legno.
Ecco la casa di Fuanghi, che più che vedere intravediamo con le torce.
C'é un piccolo hotely affacciato cu un cortile: in un locale si vendono riso, fagioli, bibite, biscotti, come in ogni micro-negozietto malgascio, sulla destra un altro piccolo edificio di legno, é lì che entriamo.
Fuanghi ha già preparato per noi una tavolata piena di pesce freschissimo, pescato da suo marito.C'é una lampadina che fa luce, un paio di gatti che girano, la radio accesa che trasmette musica malgascia e francese.
Ci sediamo e Fuanghi ci porta un vassoio di aragoste fresche, aperte a metà e cotte con pomodoro, cipolle, spezie.


Simone aveva già assaggiato una aragosta in Ghana, io invece mai: un gusto strabiliante, unico, davvero molto saporito e buono.

Sanno di mare le aragoste del marito di Fuanghi.


Passiamo la serata lì, e ci torniamo anche un'altra sera.

C'é calma a casa di Fuanghi:si mangia con tranquillità, ci si ferma, si fa un giretto, si assaggia qualcos altro dei suoi piatti di pesce.

Si ascolta la musica alla radio, cercando ci capire cosa dicono la canzoni in malgascio.Si chiacchiera e si beve il punch che Fuanghi prepara con frutto della passione, rhum e vaniglia.



Il soffitto di legno é affollato di ragni Nephila nei loro nidi, che Simone adora e fotografa.

I gatti ci ronzano attorno, mangiano i gusci delle aragoste che noi abbiamo spolpato.

Giocano tra loro e si rincorrono.

Attorno a noi, il silenzio ed il buio del canale di Pangalanes, la brezza dell'Oceano, la salsedine che turbina.

Fuanghi porta patate fritte, pesce grigliato, gamberi, achard de legumes, pesciolini cotti nella salsa di pomodoro.
Semplicemente, stiamo li, mangiamo di gusto cibi che qui non troveremmo mai, ce li godiamo, chiacchieriamo di tutto e di niente.

Le sere africane sono lunghe, lunghe, alle 17 é buio pesto, di colpo, e fino all'alba non c'é niente: non c'é luce, non c'é televisione, non c'é nessun computer nel raggio di kilometri.

Non c'é niente da fare se non stare in attesa, in ascolto.



Da Fuanghi prendiamo anche un paio di chili di vaniglia:la coltiva lei, nelle piante che abbiamo intravisto camminando lungo il sentiero che porta a casa sua.

I bacelli sono morbidi, non ancora del tutto neri:sono freschi, raccolti da poco, ed hanno un profumo forte ed inebriante.


A casa di Fuanghi, con Jcaquette, passiamo alcune delle più belle notti africane:semplici e insieme straordinarie, come tutta l'Africa, che é fatta di niente ma proprio per questo é fatta di tutto quello che serve.

Africa povera, di pescatori che sfidano l'Oceano in piroghe di legno che intagliano a mano, Africa ricca di vita, ricca di sogno, ricca di quel bene che é l'ospitalità anche nel poco.

Africa che spero possa essere di nuovo sulle nostre rotte.


Vi consiglio come già fatto l'agenzia di viaggi solidali a cui ci siamo affidati, Viaggi e Miraggi, e se vi va di leggere ed ammirare un bellissimo reportage illustrato, il libro Tre mesi di viaggio nell' Isola Rossa di Claude e Reno Marca.


Ormai la nostra mente pensa già ad altri viaggi, poco importa se fattibili o no, siamo sempre (almeno virtualmente) con una valigia pronta in mano sfogliando cartine e racconti di altri luoghi.

Viaggiare é una delle attività che preferiamo in assoluto, é uno dei nostri catalizzatori migliori di energie e progetti.


Se poteste scegliere, che viaggio fareste?

Il vostro viaggio della vita, quello che sognate di fare, qual é?

2 commenti:

  1. Il mio sarebbe un viaggio interminabile... india, irlanda, giappone,cina !Ma nei posti più sperduti e incontaminati!

    Ps: Ti è arrivato il mio pensierino per ringraziarti dell'ammissione allo scambio di natale?

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  2. è da anni che sogno di andare a Hong Kong prima che cambi troppo... fino ad ora non ci sino riuscita :(

    altro viaggio che vorrei assolutamente fare è il Vietnam... mai dire mai :)

    ma soprattutto...vorrei fare un viaggio in coppia, visto che ho girato mezzo mondo...ma sempre (o quasi) da sola :-)=

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Grazie per ogni tuo commento :-)