In Madagascar i villaggi sono molto poveri, spersi in mezzo al nulla, ma con quella povertà profondamente rurale, pulita, dignitosa, mentre le città sono un ammasso di bidonvilles dove per sopravvivere ci si affida a traffici di ogni tipo e l'inquinamento trasforma le strade in discariche a cielo aperto.
Tra i villaggi che abbiamo visitato, mi é rimasto nel cuore quello di Soatanana (letteralmente "città buona"), a circa due ore di viaggio dalla città di Ambositra.
Per arrivarci attraversiamo un vasto altipiano vulcanico, dove scorre sotto ai nostri occhi il tipico paesaggio di risaie, pini, eucalipti.
Ci fermiamo poi per una breve passeggiata in una foresta sacra per la gente che vive nella zona, sacra perché vi si trova un buco di pietra dove la popolazione della foresta si reca per sacrificare polli o altri animali e farne colare il sangue nel buco per chiedere l'aiuto di uno spirito che vive lì in caso di malattia o di altre invocazioni importanti.
Sull'altipiano l'erba é secca ed il paesaggio arido, a causa di anni e anni di disboscamento con la tecnica del taglia e brucia che hanno notevolmente inaridito il terreno e portato alla scomparsa della foresta originaria che ricopriva interamente quest'area.
Dove ci fermiamo ci sono tuttavia alcune cascatelle di acqua e crescono numerose piante di aloe, ora in fiore.
La nostra guida Jacquette ci spiega che con il fiore si preparano tisane medicinali per curare il mal di pancia.
Tra l'erba ci sono grandi termitai e serpenti.
[Aloe fiorita]
Ci fermiamo principlamente in questa piccola foresta sacra per cercare degli alberi di tapia, su cui crescono dei bachi che producono la seta.
I bachi si nutrono delle foglie dell'albero, vengono poi raccolti dalla popolazione che vive nella foresta e che collabora con il vicino villaggio di Soatanana, dove le donne si sono unite in una associazione per produrre la seta dai bachi.
Gli alberi di tapia fanno anche dei piccoli frutti rotondi di colore rossiccio che si mangiano, ma la gente raccolglie solo quelli già caduti a terra, i frutti raccolti dall'albero si ritiene portino sfortuna.
La Renault 4 con cui viaggiavamo quel giorno.L'autista spegneva il motore in discesa per non consumare benzina!
Jacquette ci racconta anche di una tecnica particolare che usano le grosse formiche dell'altipiano per cacciare un serpente: scavano una buca in cui portano del cibo,il serpente si introduce nel buco per mangiare e le formiche lo "nutrono" finchè diventa così grosso che non riesce più ad uscire dal buco.
Intanto le formiche gli costruisocno attorno un formicaio e quando il serpente rimane bloccato, lo attaccano e lo divorano.
Infatti troviamo un grosso formicaio e all'imboccatura notiamo grandi scaglie di pelle di serpente, che le formiche stanno portando fuori dal formicaio per pulirlo dopo aver divorato il goloso serpente che si é fatto intrappolare.
Proseguiamo poi lungo la strada profondamente rossa del Madagascar (chiamata infatti L'Isola Rossa), per terra ci sono radici di manioca messe a seccare, o arachidi o mais anche a seccare.
Arrivati nel piccolo villaggio, siamo accolti dai bambini che ci studiano con curiosità e diffidenza
Incontriamo le donne del villaggio che si sono riunite in una associazione cooperativa per produrre manufatti di seta dai bachi che vivono nella foresta di tapia.L'associazione riunisce circa 300 donne in tutto.
Le donne ci invitano ad entrare nelle loro case e questa é veramente un'esperienza sacra, bellissima, arrivare nel villaggio e poter entrare nello spazio privato delle case, nell'intimità delle famiglie di queste donne e nella loro vita quotidiana.
Un'emozione dolce che mi porterò dietro, un'ospitalità serena e preziosa per noi visitatori.
Le case sull'altipiano hanno una struttura tipica, di carattere betsileo dalla popolazione che vi vive.Sono alte tre piani, strette ed alte, il tetto é di paglia, i muri di argilla.Al piano terra vivono le bambine con i polli, nel primo piano i bambini maschi con i genitori ed i nonni.All'ultimo piano (a cui si accede con una scala di legno) c'é il focolare e gli attrezzi più preziosi per la famiglia.Infatti il maggior pericolo qui nelle campagne sono i ladri di zebù e per difendersi la famiglia vive nel piano più alto della casa, se ci sono scorrerie di banditi o ladri di bestiame si tira su la scala di legno e si sta tutti dal focolare.La stanzetta con il fuoco é buia e soffocante con solo una piccola finestrella, non c'é canna fumaria ed il fumo rimane nella stanza.
Sul fuoco le tipiche cocottes, pentole di latta prodotte qui in Madagascar.
Vicino alla stanza del focolare ce n'é un'altra dove quattro donne stanno preprando la seta.Infatti una volta raccolti i bachi da seta nella foresta, le donne tagliano i bozzoli e fanno bollire i bachi per mangiarli.Fanno poi bollire anche i bozzoli vuoti, in acqua e sapone, dopo averli impilati a gruppetti di 6/8 gusci gli uni sugli altri per creare come delle palline di bozzoli.
Questa prima ragazza impila infatti i bozzoli vuoti su uno stecchino di legno per creare le palline.Accanto a lei,siede un'altra donna con il filato grezzo ottenuto dalla bollitura dei bozzoli.La seconda donna fila a mano la seta grezza
Una terza donna arrotola poi il filo grezzo per farne delle matassine.Tutti i loro strumenti sono di semplice legno e realizzati a mano dalle donne stesse, che sono sedute su stuoie di paglia anche intrecciate a mano.
Una quarta donna misura la lunghezza di filo necessaria per tessere una sciarpa, su un attrezzo di legno costruito per questa misurazione.La seta grezza é di colore marrone chiaro/grigio e piuttosto ruvida.
Usciti dalla casa faccimao un giretto per il villaggio.Oltre al riso, si coltivano patate dolci e manioca.Di queste due piante non si consumano solo i tuberi ma anche le foglie che vengono pestate in mortai e cotte.Ho assaggiato le foglie di manioca con maiale, piatto tipico dell'altipiano, sono piuttosto amare e non hanno un gran sapore, ma alla gente del villaggio forniscono un sovrappiù di vitamine necessario visto che la dieta principale é basata solamente sul riso.
Questo bambino sta appunto trasportando foglie di manioca.Tutti i bimbi sono portati sulla schiena dalla mamma o dalle sorelline più grandi.
Gli zebù, animali resistenti e che necessitano di poca acqua e cibo, sono un caposaldo della vita malgascia.Ne incontriamo ovunque.
Entriamo quindi in un'altra casa dove una donna sta tessendo a mano una sciarpa di seta, aiutata dalla figlioletta che fila il filato grezzo.I telai sono di legno costruiti a mano dalla donne, ogni famiglia ne possiede uno.
Le donne betsileo sono particolarmente belle, con lunghi capelli liscissimi neri e lineamenti di origine indonesiana.
Provo anche io a tessere, ma il filo é molto delicato e lo spezzo due volte muovendo la spoletta!
Intanto nel villaggio la vita va avanti, come sempre in Madagascarsi vive molto fuori dalla casa, si secca e raccoglie il mais, si sta tutti insieme sulla soglia.
Si chiacchiera e si allatta, si gioca e si lavora osservando i movimenti degli strani vazaha stranieri (noi).
Il mais poi viene pestato come il riso nei tipici mortai di legno presenti in ogni cortile malgascio.
Le donne del villaggio ci hanno preparato il pranzo, ci laviamo le mani con secchio e tazza perchè a Soatanana come in molti villaggi non ci sono nè acqua corrente, nè elettricità.
Mangiamo nei tipici piatti e tazzine di latta dipinta.
Riso rosa bollito, la qualità di riso più pregiata, quella che si prepara per gli ospiti.
Pollo bollito con il suo sughetto
e ceci in zuppa,deliziosi.
Da bere, acqua di riso bollente.Questo é il classico pranzo malgascio.
Mentre mangiamo, le donne si sono riunite tutte nel cortile ed hanno esposto in terra in un collage multicolore le loro sciarpe di seta tessute a mano.
I colori delle sciarpe sono bellissimi e così sono le donne, allegre, sorridenti, che aspettano con pazienza mentre noi guardiamo le sciarpe esposte, mentre i bambini giocano nel cortile, i polli girovagano, gli zebù ruminano attorno a noi ed i mariti delle donne sono nelle risaie a lavorare.
Ci sentiamo accolti e benvenuti in questo piccolo villaggio, che ora mi sembra letteralmente in un altro mondo, in una realtà completamente diversa e lontana dalla nostra, in un'altra epoca, dove tutto é dettato dal ciclo del sole, dove si é un tuttuno con la natura, con la terra, con gli animali.Dove polli e bambini crescono insieme, sempre all'aria aperta, liberi, scalzi.
Certo, viverci non é per niente facile.L'ospedale più vicino é a due ore di macchina (e bisogna avere una macchina, che qui nessuno ha).Le donne partorisocno in casa da sole.
I bambini vanno a scuola ogni tanto, a piedi, camminando per chilometri sotto il sole.
A Soatanana ho comprato due sciarpe fatte dalla donne, il 10 % di ogni prezzo andava all'associazione delle donne, un altro 10 % per cassa comune per comprare nuovi utensili per tessere ed il restante 80 % alla donna che l'aveva tessuta a mano.
Una sciarpa é marroncina, del colore della seta grezza naturale.
L'altra sciarpa é invece più grande, a strisce colorate ottenute tingendo la seta con materiali naturali:il giallo con il curry,il marrone da un fungo, il verde dalle foglie del frutto della passione.Il piccolo villaggio di Soatanana e le sue donne timide e sorridenti che si sono associate per collaborare e migliorarsi, mi rimarranno nel cuore come eroine di un mondo perduto, che conoscono i segreti dei bachi da seta e della vita semplice tra le risaie dell'altipiano.
(Scusate,non so perchè il post rimane formattato così male!)
Ti ho scoperta per caso ma dopo un post così affascinante non ti mollo più.
RispondiEliminaRacconto meraviglioso, grazie
RispondiEliminaDove si possono comprare questi scialli?
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