sabato 1 settembre 2012

Il ritornare

 A pensarci bene, gran parte di quest'anno é stato un ritorno, e l'estate non fa eccezione.
Sono ritornata in Israele, siamo ritornati a Bormese-Les-Mimosas come lo scorso anno, e in quest'ultima settimana siamo ritornati anche a Sanary, dove ho passato tutte le mie estati al mare fino a qualche anno fa.


Tornare in un luogo che si conosce bene é sempre un po' strano: si sa il posto di tutte le cose, e molto é rimasto uguale, ma anche molto diverso.
Nel piccolo porto le barchette dei pescatori sono sempre le stesse:colorate e scrostate, le une accanto alla altre con gli alti alberi nel cielo.
Lì vicino c'è anche la piccola Ape di un signore ormai molto anziano, disabile, che vende giocattoli.
Da piccoli compravamo sempre qualcosa da lui, per aiutarlo, e anche se non lo capivo fino in fondo, sapevo che facevamo qualcosa di bello e di giusto.
Quest'anno abbiamo preso da lui delle bolle di sapone e la commozione é stata la stessa di sempre nel vedere la sua Ape bianca ferma sul molo.
 A Sanary c'é anche la "giostra dei cavalli" dove andavo sempre da bambina, mi ricordo bene, andavo a comprare il gettone con le monete in franchi e se all'inizo avevo un po' paura perchè i cavallini salivano in alto, poi non volevo più scendere.
A Sanary c'é anche il mercato provenzale ogni giorno, con le verdure sistemate con cura, che sono uguali ma messe così bene sembrano diverse dalle nostre.
Ci sono i banchi dei pescatori che attraccano proprio lì al porto e vendono il loro pesce fresco.



Vicino a Sanary ci sono gli altri luoghi della memoria: la spiaggia della Couduliere, le Parc de la Mediterranée con la batteria fortificata del Cap Négre, l'isola di Gaou: tutti luoghi che conosco a menadito ma mi stupisco di non sbagliare mai strada neanche una volta, sebbene manchi da lì da qualche anno.
In ogni posto ci sono aneddoti e storie da raccontare a Simone:
su quello scoglio mi sono tagliata sulla caviglia, ecco vedi qui la cicatrice;
 in quella baia sott'acqua avevo visto un polipo;
una volta siamo andati a piedi sull'isola perché l'acqua era bassa ed abbiamo camminato con gli zaini in testa per non bagnarli;
 in quella panetteria compravamo sempre le fougasses per pranzo tornando dalla spiaggia.
Soprattutto a Sanary ci sono due case che ho molto amato, e che sono dense di ricordi: quella di Magna Cesca, o Mamie, zia di mio papà e sorella di mia nonna Rita, e quella di sua figlia Yvette e di mio cugino Eric.
 Sull'armadio della camera da letto di Magna Cesca, le due valigie che lei e suo marito usarono per venire in Francia, per emigrare da Peveragno a Sanary: tutta la vita in due valigie, che ora sono lì vuote a ricordo continuo di quel viaggio lungo e difficile, di quegli anni di lavoro nelle serre di fiori, faticosi e poveri.


 A Mamie voglio bene come ad una nonna, e sono felice di averla rivista: si tutto il viaggio al di là del mare, delle nuotate e dei piattoni di moules frites che abbiamo mangiato, vale perché sono tornata lì ed ho rivisto lei, che non sta bene, ma che ancora mi riconosce, e chissà se la vedrò ancora poi.
Abbiamo passato lunghe serata a chiacchierare tutti insieme, noi in italiano e i miei cugini in francese, poi abbiamo mischiato le lingue e non si sapeva più che dialetto stavamo usando, perché una frase era in piemontese, una mezza in italiano ma con le parole difficili in francese, ma non importa perché come da bambini, anche adesso ci capivamo benissimo, ognuno nella sua lingua mischiata con le parole di tre dizionari diversi in ogni frase.
E come quando eravamo piccoli, per i grandi di sera c'é l'aperitivo con il vino bianco nei calici, solo che questa volta i grandi siamo noi.
Ci sono i pomodori dell'orto tagliati fini, il pesce da mangiare con la aioli e con rouille, il vino rosè ben freddo e il camembert filante.



Sul tavolo c'é anche la torta allo yogurt che Mamie prepara per me, mal amalgamata e mal cotta come quando ero bambina, ma io adoravo questa torta stramba ed anche ora son felice nel vedere che l'ha ripreparata per la nostra colazione.
Si tutto quest'anno é stato un tornare, un assaporare, un fermarmi.
Ora che ci penso bene é come se in tutti questi ultimi mesi io non abbia fatto altro che scavare radici, riportarne altre in superficie, spazzolarle, dar loro aria e vigore.
Mesi che da fuori sembrano fermi (e forse in sè lo sono) perché non ci sono stati cambiamenti grossi, ma quanto lavoro di approfondimento familiare c'é sotto, quanti legami rivisti e riallacciati e rafforzati in questi mesi.
Mi sento come sulla cima di una montagna, desiderosa di rimanere lì ferma ancora un poco, di guardare  molto indietro, ma sopratutto di riposarmi lì ancora.
So che ci sono altre montagne davanti a me, ne vedo le cime e ho voglia di scalarle, di cambiare sentieri, ma per ora so che ho bisogno di rimanere ancora un po' qui ferma, non so bene il perché, ma ho bisogno di un altro po' di tempo per scavare e approfondire.
Per tornare ancora più in profondità, per ritornare alle radici di tutto e conoscerle bene, per ricordarle.

15 commenti:

  1. E' bello che la memoria passi per una torta, per una giostra, per una valigia.... grazie per il tuo bellissimo racconto

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    1. Grazie, mi piace condividere con voi questi miei peniseri :-)

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  2. Che meraviglia Daniela... mi sono innamorata di quella cucina gialla!!!

    Riposati ancora un po'... e, per il futuro, buone scalate!

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    1. Si la cucina di zia Yevette é solare e accogliente, mette subito allegria vero?

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  3. Bellissimi luoghi e fantastica la casetta :) quelle valige sn stupende!
    Io durante l'estate sn tornata in Sardegna e ora sn di nuovo in Toscana. Luoghi conosciuti anche per me. Anche io sento il bisogno di stare in luoghi dove già da tempo ho piantato radici. Non è il momento giusto per visitare posti nuovi. Magari tra qualche mese, ma ora anche io ho bisogno di un contatto con le radici.
    Che bello trovare qualcuno che scrive pensieri che trovo molto molto simili ai miei :)

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    1. A me fa piacere che anche tu pensi lo stesso, ho recentemente trovato una frase molto semplice che però mi colpisce profondamente, che mi descrive bene:"I am a nomad and a nester" :-)

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    2. L'ho letta solo ora e già l'adoro :) descrive benissimo anche me! Grazie per avermela regalata così la usero' per descrivermi :) è perfetta!

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  4. Un racconto commovente della storia della tua famiglia... quando il viaggio è un rivivere dei ricordi...

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    1. Questo viaggio é stato proprio un breve tuffo nel passato per ricollegarmi con alcuni cugini francesi, quelli di questa famiglia, che vedo raramente ma ai quali sono molto legata.Un viaggio utile e necessario.

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  5. Mi hai fatto venire la pelle d'oca dall'emozione... provo lo stesso ogni volta che torno nei luoghi della mia infanzia: la montagna, la Puglia... e come è grande la gioia di vedere questo amore pian piano condiviso da chi ci sta accanto, o per altre vie, per altri ricordi, fondersi con un'altra infanzia, quella di mio marito, che inconsapevolmente già allora si intrecciava con la mia... e i ricordi che si arricchiscono di nuovi giorni... "solo che questa volta i grandi siamo noi"♥

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    1. Grazie!Sognavo da un po' di portare Simone a Sanary perché é un paesino che ho sempre amato molto, é stato bello vederlo legare subito con i miei parenti e soprattutto con la mia pro-zia, di cui si é preso molta cura in questi giorni :-)

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  6. Quante belle e colorate immagini, abbinate ai tuoi ricordi ed emozioni... Bentornata!

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    1. Grazie cara Sybille, il paesaggio del mare é così raro ed estraneo ai miei occhi che ne rimango sempre affascinata, ho scattatao decine di fotografie ai pesci del mercato e alle barche ancorate nel porto!

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  7. Anch'io ieri sono tornata per una giornata al mare con i miei nel luogo dove facevamo le vacanze da piccola...Ho apprezzato quello che è rimasto uguale in quel luogo e quello che nel frattempo è cambiato. Mi sono mancati i miei cugini con i quali trascorrevo sempre l'estate al mare ma insieme a me ieri c'era il mio piccolo Tomtom!

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    1. Che bello sarà stato poter condividere quel luogo con Tomtom :-)

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Grazie per ogni tuo commento :-)