(foto di Gennine www.blogdelanine.blogspot.com)
Innanzittutto ringrazio Raffaella, Francesca e Lidia per i bei premi che mi hanno assegnato,
grazie di cuore! :-)
Ieri ho scoperto per caso questa riflessione, che trovo molto interessante, sul tema della spiritualità.E qualche giorno fa ho invece scoperto questo blog, altrettanto d'ispirazione, che racconta invece di famiglia e vita monastica.Stamattina complice un bel sole ed una lunga camminata nel verde che spunta (che bellezza) ho cercato di mettere un po' in ordine i pensieri.Insomma, cosa vuol dire per me ricerca spirituale?
Per me vuol dire innanzitutto farsi domande, sempre, domande su qualsiasi cosa.
Vuol dire essere curiosi e avere sempre la volontà di mettersi e mettere tutto in discussione, avere sempre la volontà di conoscere di più e di capire e capirsi di più.
Poi il come lo si faccia non importa:io sono cresciuta in una famiglia fortemente credente ma negli ultimi anni mi sono allontanata molto dall'ambito "ecclesiastico", che giudico con molto criticità.Ma questo non mi impedisce nella mia vita quotidiana di cercare sempre, più o meno consapevolmente, di farmi domande, crescere, imparare.Che io lo faccia in modo non convenzionale, leggendo Steiner e testi di filososofia o studiando ebraico e praticando yoga non importa, l'importante é per me la consapevolezza di voler scoprire, imparare, e di trasmettere in ogni modo il bene.E questa secondo me é una ricerca spirituale che tutti facciamo, anche i più atei, é la volontà di vivere in modo consapevole e di trovare il proprio posto nel mondo.
Per me vivere bene vuol dire anche cercare di crescere come persona, di aumentare le mie conoscenze.Allora ecco che sto leggendo questo saggio scientifico (ma scritto in modo più divertente come fosse un romanzo) che tratta di chimica,fisica,astronomia,geologia...tutte materie di cui conosco poco, ma che voglio approfondire, voglio imparare.
Innanzittutto ringrazio Raffaella, Francesca e Lidia per i bei premi che mi hanno assegnato,
grazie di cuore! :-)
Ieri ho scoperto per caso questa riflessione, che trovo molto interessante, sul tema della spiritualità.E qualche giorno fa ho invece scoperto questo blog, altrettanto d'ispirazione, che racconta invece di famiglia e vita monastica.Stamattina complice un bel sole ed una lunga camminata nel verde che spunta (che bellezza) ho cercato di mettere un po' in ordine i pensieri.Insomma, cosa vuol dire per me ricerca spirituale?
Per me vuol dire innanzitutto farsi domande, sempre, domande su qualsiasi cosa.
Vuol dire essere curiosi e avere sempre la volontà di mettersi e mettere tutto in discussione, avere sempre la volontà di conoscere di più e di capire e capirsi di più.
Poi il come lo si faccia non importa:io sono cresciuta in una famiglia fortemente credente ma negli ultimi anni mi sono allontanata molto dall'ambito "ecclesiastico", che giudico con molto criticità.Ma questo non mi impedisce nella mia vita quotidiana di cercare sempre, più o meno consapevolmente, di farmi domande, crescere, imparare.Che io lo faccia in modo non convenzionale, leggendo Steiner e testi di filososofia o studiando ebraico e praticando yoga non importa, l'importante é per me la consapevolezza di voler scoprire, imparare, e di trasmettere in ogni modo il bene.E questa secondo me é una ricerca spirituale che tutti facciamo, anche i più atei, é la volontà di vivere in modo consapevole e di trovare il proprio posto nel mondo.
Per me vivere bene vuol dire anche cercare di crescere come persona, di aumentare le mie conoscenze.Allora ecco che sto leggendo questo saggio scientifico (ma scritto in modo più divertente come fosse un romanzo) che tratta di chimica,fisica,astronomia,geologia...tutte materie di cui conosco poco, ma che voglio approfondire, voglio imparare.
Il vero scopo dell'uomo é secondo me di riuscire ad essere pienamente un essere intellettivo e nello stesso tempo concreto.Come non sopporto chi non ha l'aspirazione di imparare, studiare, così non sopporto chi sa solo perdersi nei libri ma non é in grado di sporcarsi le mani.
Lo so, sono poco diplomatica in questo!Per me essere una "persona completa" ( e quindi in pace, dal verbo ebraico Shalem che significa "essere completo" e da cui deriva il saluto shalom traducibile come "la pace sia con te"),vuol dire voler leggere un libro di fisica quantistica (anche se a fatica) e nello stesso tempo cucinare una torta.
Quella scelta é questa brioche con cioccolato e prugne, un dolce ebraico per la festa di Purim, trovato qui, facile e molto buono.Con queste dosi ne vengono 2 teglie, io ho aggiunto 3 cucchiai di zucchero nell'impasto e delle albicocche secche...che delizia!
Sono completamente daccordo con te...su ogni parola che dici..
RispondiEliminaAnche io fino a, diciamo, ventiquattro anni, ero non solo credente, ma ultra cattolica e ho vissuto sempre tutto ciò non come scelta ma come regole imposte dalla mia famiglia, regole repressive che mi hanno fatto vivere momenti difficilissimi..Sicchè ho rimesso tutto in discusssione e provato grande rabbia nel vedere le grandi distorsioni che quasi ogni grande religione ha fatto del messaggio. ma continuo a cercare e sentire la vicinanza con qualcosa di diverso che sta dietro alla realtà apparente, io non la chiamo più Dio ma Energia, l'Energia originaria che ha dato il via a tutto il nostro Universo che ci accomuna tutti e che fa muovere me, una stella cometa, un animale, ecc ecc.
Anche io mi sento a disagio vicino a chi non cerca, non vuole studiare, imparare....
Invece io ci prooovo a fare le torte, ma non è che abbia tanto successo, in cucina insomma non è che sia proprio il massimo!!! ;)
Ciao
Annarita
Beh sai, anch'io come te provengo da una famiglia - soprattutto per parte di nonna - dove l'osservanza del credo religioso veniva posto alla base di tutto, a costo di sfociare nell'ipocrisia dei rapporti con gli altri. Progressivamente mi sono allontanata dall'ambiente ecclesiastico, ma non ho mai rinunciato ad un rapporto più intimo con la mia spiritualità. Credo che alla fine basti davvero poco per sentirsi in sintonia con ciò in cui si crede, sia esso una divinità o semplicemente madre natura. Per il resto io adoro conoscere qualsiasi tipo di esperienza diversa dalla mia, e in questo ammiro molto i tuoi studi sulla cultura ebraica, mi piacerebbe saperne di più.
RispondiEliminaBuon weekend :)
Domanda difficile mia cara... mi riprometto di pensarci a mente sgombra... di sicuro sono daccordo con quello che dici, io stessa dopo aver passato tanti anni in parrocchia in varie attività o a fare esperienze spirituali esaltanti... me ne sono allontanata quasi inconsapevolmente pian pianino per una serie di motivi e mi ci sono riavvicinata con fatica, più per i figli che per me stessa... eppure non è che me ne sia allontanata per precise ragioni o prese di posizione, è successo e basta.... mi manca? Non lo so.... sono stata felice in quegli anni, la felicità che un impegno a contatto con i bambini ed i ragazzi può dare, la felicità del fare qualcosa di utile, la felicità del dare, la felicità di approfondire e comunicare.... e adesso? Forse i mille impegni quotidiani per il momento mi bastano, o forse è solo una scusa... devo rifletterci... e per farlo ho bisogno di tranquillità e assenza di pensieri... di tempo... che adesso è sovrafollato! Ci penserò... tu il semino l'hai messo! ;-D Un bacio
RispondiEliminaGrande argomento, interessante, pericoloso.
RispondiEliminaHo qui davanti a me, a pochi metri dal monitor una Bibbia (fatta rilegare alternando una pagina scritta ad una bianca .. che ho riempito io), almeno 8 libri di Tenzin Gyatso (l'attuale Dalai Lama), il "Libro dei Mutamenti" (Confucianesimo), diversi oposculi regalati dai "Testimonidi Geova" (anch'essi scarabocchiati e commentati), 4 Libri di Bhaktivedanta Swami Prabhupada (cultura Vedica), una raccolta di "sacre Scritture" (Corano), e addirittura uno su di una antichissima religione praticata dagli abitanti delle due tribù che per prime abitarono l'Isola di PAsqua (Aku Aku).
Non sono Ateo, mi definisco Agnostico (e non smetterò di cercare ...).
Adoro le religioni (tutte), molto meno chi le predica (salvo alcune eccezioni).
Se ti piace il "saggio" di Bill Bryson (per la semplicità con cui tratta argomenti complicatissimi per poterli far capire anche a noi meno dotti), ti potrei consigliare, se già non lo hai, "le grandi religioni spiegate ai miei figli" di Aline Baldinger Achour.
E' splendido, confronta con estrema chiarezza Cristianesimo-Ebraismo-Islam-Buddismo, ne spiega differenze e similitudini, affinchè i "figli" possano capire che tutte queste religioni partono dagli stessi concetti e vorrebbero arrivare alle stesse conclusioni.
Carino veramente.
Penso che conoscere sia prima di tutto conoscere se stessi, cosa che spesso nemmeno studiando, leggendo si fa, perchè? Perchè richiede coraggio ...vivere in profondità, senza giudicare gli altri ci porta a conoscerci e conoscere gli altri...e scegliere la nostra strada...che magari è quella di risvegliare in chi non ricerca nulla il desiderio di farlo. _Sono inoltre sempre più convinta che conoscere e fare una ricerca spirituale sia nel vivere quotidiano e in mezzo alle difficoltà, certo unendo letture e quant'altro...purchè non ci si limiti a sensazioni, emozioni del tipo"sento...percepisco...sono in pace con me stessa..." perchè questa è pura New age e la lasciamo tutta a Morelli...
RispondiElimina"La vostra vita di ogni giorno è il vostro tempio e la vostra religione.
Ogni volta che vi entrate per pregare, portate con voi tutto il vostro essere!....
E prendete con voi tutti gli uomini: perchè nella meditazione non potete volare più in alto della loro speranza,
nè scendere più in basso della loro disperazione." Khalil Gibran
Caro Folletto del vento, il libro che citi mi è sembrato moooolto superficiale. Ogni religione si conosce praticandola e non leggendola, e l'autrice, almeno per quel che riguarda il Buddismo, fa molta confusione e fa riferimento a luoghi comuni obsoleti...
RispondiEliminaCONOSCERE = PRATICARE...altrimenti ci si limita a un mero e presuntuoso giudizio arbitrario!MTV
..lo dicevo che era pericoloso ....
RispondiEliminaCIAO! Io non credo che tu sia poco diplomatica o forse si e lo sono anch'io! Già, perchè la penso esattamente come te ma devo dirti che spesso sono circondata da persone che ritengono l'ignoranza una condizione ideale per vivere spensieratamente (testuali parole) ecco, in questi casi non vale la pena discutere!
RispondiEliminaSono con te! e grazie per darci la voglia di fermarci a pensare! andiamo già sempre talmente di fretta! grazie davvero! ps hai ricevuto la mail? bacini
RispondiEliminaAteo : che nega l'esistenza di Dio. Ci sono alcune religioni che non contemplano l'esistenza di un essere superiore. Mi pare di capire dunque che si può essere religiosi e atei allo stesso tempo. mi sembra invece che normalmente si utiliza la parola Ateo per designare chi non ha un credo religioso.
RispondiEliminaPEPE, hai ragione, infatti c'è il detto BEATA IGNORANZA.
In passato sono stata molto vicina ad alcuni gruppi ecclesiastici, in particolare i francescani. Sono state esperienze molto belle e profonde, dalle quali però mi sono progressivamente distaccata per diversi motivi. Io non sto molto a mio agio dentro le definizioni, i dogmi immutabili e così via. Però la ricerca interiore, la crescita spirituale sono un percorso tuttora vivo, molto eterogeneo, ma fondamentale.
RispondiEliminaCosì ho scoperto che abbiamo un'altra cosa in comune: la passione per la cultura ebraica!
Sono andata a visitare i blog che suggerisci: grazie!
Anche per me la ricerca spirituale è il non fermarmi mai, pormi domande, chiedere, leggere, studiare, ascoltare..ogni giorno imparo qualcosa...spero che anche il mio bimbo sia sempre accompagnato da una grande curiosità nella sua crescita...
RispondiEliminati auguro un felice e riposante fine settimana!
Per me la ricerca spirituale è vitale. Senza ho quasi l'impressione di spegnermi.
RispondiEliminaDa un'infanzia assolutamente convenzionale, con la domenica mattina a messa più per incontrare gli amici che per una vera convinzione e il catechismo il sabato pomeriggio, sono passata ad una adolescenza indifferente.
Poi a 17 anni sono andata in India con i miei genitori. Non eravamo con un viaggio organizzato, andavamo dove ci capitava e finivamo sempre per incontrare un tempio, induista o buddhista, ed ero affascianata dall'atmosfera, dai profumi e dall'intensità che leggevo nello sguardo dei devoti. Ho cominciato ad invidiarli molto perchè quella fede rendeva la loro vita più ricca, più significativa.
Da allora ho cominciato un lungo viaggio che non è ancora finito che è fatto di letture ma anche di pratica. C'è stato un periodo della mia vita, durato circa 10 anni, in cui mi svegliavo alle 6 di mattina per pregare, per accendere incensi e cantare davanti ad immagini di divinità induiste... Poi la cosa è scemata da sola. Mi sono resa conto che non ha importanza la religione che si pratica. Quello che è importante è la fede e il cuore.
Ho cominciato a riavvicinarmi a quello che avevo più vicino a me e sono ritornata al cristianesimo. La lettura dei vangeli, le discussioni con gruppi di studio parrocchiali, ma anche gli incontri di preghiera o piccoli pellegrinaggi in compagnia... sono tutte cose che nutrono il mio spitito e mi fanno sentire felice.
Di tanto in tanto torno dal gruppo di ispirazione induista, sto con loro, canto con loro, leggo e medito con loro, ma non trovo che vi sia alcuna contraddizione.
Poi la spiritualità si traduce in ogni atto della vita: quando lavoro, quando cucino, quando sto con i miei bimbi, quando scrivo sul blog... cerco sempre di essere coerente con il mio cuore, con l'anima intima del mio spirito.
Non sempre ci riesco, è ovvio, anzi, ci riesco assai di rado. La via dell'illuminazione richiederà ancora parecchie vite!!!, però non riesco a vedere un altro modo per vivere.
In me in particolare, la spiritualità si esprime anche nella creatività. Quando dipingo o disegno, cerco di trovare una via verso il cuore, una strada che mi porti a lui, che mi metta in contatto... E questo è un altro modo di vivere la spiritualità.
Scusa se mi sono dilungata troppo, ma l'argomento mi stimola assai!!!
Un abbraccio
Francesca
Che differenza cè tra un corvo e una scrivania?
RispondiEliminaPer fortuna qualcuno la pensa come me, e non tutti si lanciano in giudizi senza conoscere ...
RispondiEliminaPurtroppo il libero pensiero talvolta non viene concepito come un diritto.
Praticare: è vero, non basta leggere, non a caso ho e/o ho avuto, esperienze "spirituali" reali e dirette.
Frequento costantemente la "parrocchia" ma spesso mi soffermo a parlare con i Testimoni di Geova, talvolta mi fermo in una vicina chiesa Mormone.
Ho amici Ebrei e Mussulmani con i quali mi sono recato (con il massimo rispetto) in Sinagoga. Ho partecipato a trasmissioni radiofoniche sulla Radio Krisna Centrale (argomento: cultura Vedica) e non nascondo di aver sfilato con loro per le vie del centro della mia città suonando il tamburo (seppur non potendo vestire il dhoti non essendo "consacrato").
Non manco ai meeting buddisti che vengono organizzati da persone che conosco.
Ho, purtroppo, poca esperieza induista, se non limitata ad un perido di 20 giorni passati in India e trascorsi a "cercare di capire".
Con tutti ho parlato, mi sono confrontato, ho discusso, tutti mi hanno convinto delle loro idee ma nessuno abbastanza da interrompere la mia ricerca.
Se mi fossi fermato alla prima pratica, quella "convenzionale", la mia conoscenza sarebbe stata molto limitata.
E comunque continuo a ritenermi un ignorante, senza però giudicare chi la pensa diversamente da me, anzi, ritengo sia un ottimo interlocutore, odiando profondamente sentirmi dire "si, hai proprio ragione!"
Io penso che spiritualità non sia sinonimo di fede, anzi, le trovo due cose molto diverse.
RispondiEliminaLa spiritualità credo sia una ricerca all'interno di sè stessi, un continuo cammino seguendo e ascoltando domande, cercando risposte, raggiungendo la consapevolezza della verità.
La fede dà per scontato di prendere per vere alcune verità e farle propre, interiorizzandole. La fede dà risposte a domande; la spiritualità ti spinge a farti domande e a trovare le tue risposte dentro di te.
Ciao,
RispondiEliminala mia esperienza personale è stata all'insegna di una ricerca estrema... sono passata per esperienze davvero molto eterogenee, rispetto alle quali pregare in un tempio induista o essere buddhisti diviene quasi una cosa comune. Ho preso sul serio solo una cosa: la mia sete di conoscere, senza scuse, senza mezze misure, senza finzioni. Dopo tanto pellegrinare sono tornata non alla Chiesa cattolica intesa come un ovile che offre riparo durante la tempesta (sebbene possa anche essere questo), ma a Cristo. Se Cristo è il figlio di Dio, allora ci sono delle conseguenze.
Se esiste una verità, al di fuori di me e del mio modo di percepirla, allora tocca a me indagarla e, nel caso, adeguarmici. So che sono parole che non piacciono molto nel nostro tempo, ma sono il mio percorso personale: quando mi sono trovata di fronte a ciò che sapevo essere vero, ho piegato le ginocchia, e solo in quel momento ho smesso di cercare. Poi sono venuti lo studio, il catechismo riscoperto, la storia della Chiesa (che è molto migliore di come ce la spacciano tanti luoghi comuni), i sacramenti, la preghiera... si tratta di un percorso che dura una vita, e continuo a voler approfondire, ma non ho più provato quell'inquietudine che mi aveva devastata. Ora mi basta stare davanti al Tabernacolo, e so che sono stata creata, amata per primo da Dio e attesa tutto questo tempo.
In questo senso ammiro e apprezzo i veri ricercatori, qualunque strada stiano percorrendo, d'altra parte - lo dico onestamente - mi spazientiscono coloro che non hanno il cuore abbastanza forte e l'intelligenza abbastanza ferma per riconoscere quello che hanno trovato, e ne ho incontrati.
Io avevo sempre associato spiritualità a Chiesa.. e ovviamente questo era un grossolano errore.. Diciamo che la Chiesa da piccola mi ha molto allontanata dalla spiritualità e ci ho messo tanto lavoro su me stessa per trovare una mia strada, un sentierino verso la mia spiritualità.. Per me è sinonimo di ascoltarsi, guardarsi dentro in silenzio e starci. E' semplice, innanzitutto, francescana perché povera e per questo ricca, piccola e per questo enorme, sola e per questo insieme al tutto.. L'essenza della spiritualità si ritrova nella natura in tutti i suoi aspetti: nei suoi ritmi, nelle sue leggi, nei colori. Rappresentazione di tutto ciò: i miei bimbi: in loro il sacro prende forma e io me ne imbevo..
RispondiEliminaSono molto in sintonia con la tua idea. Per me la conoscenza, la spinta alla perfezione personale, l'essere capace di apprendere giorno giorno dopo giorno qualcosa di nuovo è un valore e un piacere imprescindibile. E spero sempre che questo mio atteggiamento possa essere di stimolo anche per le persone che mi sono accanto. Credo che la spiritualità si racchiuda in ogni cosa che facciamo per migliorare noi stessi e ciò che ci sta attorno. Grazie per la riflessione
RispondiEliminaUn abbraccio
fra
Ciao Dani, un post interessante, hai ricevuto tanti commenti interessanti. Io mi ritengo atea, cresciuta cattolica con papa` sindacalista per fortuna ho sempre potuto sentire entrambi i lati delle discussioni, dei ragionamenti.
RispondiEliminaEssendo vissuta meta` della mia vita in un paese e l'altra meta` in un altro ha sicuramente messo in discussione tutto quello che avevo 'digerito' ed assimilato... per me essere una persona umana, un cittadino del mondo significa mettersi continuamente in discussione con le grandi tematiche del mondo, cosicche` da evitare l'egocentrismo e l'ipocrisia. Pur rispettandole pienamente, non condivido piu`aime` molte religioni (ma sono affascinata dal buddhismo anche se conosco poco) perche` ciascuna religione si sente piu` importante e superiore delle altre. Questo senso di egemonia mi lascia triste, depressa e senza speranza.
Io ho grande fiducia nella scienza, quella scienza che ci fa capire chi siamo, come possiamo andare avanti, come creare un futuro di uguaglianza e quella scienza che porta nuove scoperte mediche da poter guarire i mali che affliggono tanta gente.
Un abbraccio caro! L xxx
Spesso chi crede ha la falsa impressione che l'ateo sia un materialista disinteressato alla spiritualità. Non c'è nulla di più sbagliato: dal momento che non crediamo in una divinità che decide dall'alto dei cieli, ci interroghiamo su praticamente tutto. Solo che non lo facciamo come i credenti e non arriviamo alle stesse risposte.
RispondiEliminaQuesto é un post con domande difficilissime...
RispondiEliminaIo sono agnostica (nel senso che mi manca il sentimento nel credere in una entitá superiore, peró, non potendo dimostrare scientificamente l'esistenza di una divinitá, non posso escluderne a priori l'esistenza), in piú ho un'educazione scientifica molto pragmatica e faccio fatica a credere in qualcosa che non posso dimostrare.
Penso che la mia spiritualitá abbia origine nel domandarsi cose di competenza dei fisici tipo cos'é e da dove viene l'universo, come funziona tutto ció che mi circonda?
E poi c'é la parte morale, che io non credo debba necessariamente essere collegata ad un 'credere nel Divino': il cercare di migliorare la propria e l'altrui felicitá spirituale (non necessariamente materiale) attraverso la giustizia, l'etica, il rispetto delle cose e delle creature intorno a noi...
Ops... sto facendo un gran polpettone. è un tema complicato, qui qualcuno potrebbe cominciare a contraddirmi e richiedermi una definizione di etica giustizia, principi morali, eccetera, e questi sono individuali...
Arrivo qui su segnalazione del blogger autore del post da te linkato: non me lo ha segnalato per caso ma perché l'autrice di quella frase/definizione sulla spiritualità sono io.
RispondiEliminaMi ha fatto piacere veder viaggiare quella definizione, viaggiare all'insegna dello stimolo soprattutto, non come affermazione con pretese dogmatiche cioè, chè niente è più distante da me e dal mio modo di guardare al resto del mondo.
Allo stesso modo in cui ho reagito, (con gioia, per la piacevole sensazione d'essere stata letta con esattezza), quando il blogger che ha pubblicato la mia frase mi ha detto di averne tratto spunto per un suo post, così ho reagito nell'arrivare qui, sul tuo blog e vedermi indirettamente citata.
E ancor più mi ha fatto piacere essere approdata proprio qui, in un blog dove si respira un'aria di serenità giovane e pensosa, tanto attenta al valore della concretezza quanto a quello delle domande e dei dubbi, due categorie incompatibili nella vita dei più.
Ecco, questo volevo dirti, che ti ammiro per come spontaneamente sei e per quel tuo invito:
"Se passi da qui,commenta!!
Mi piace incontrare chi legge il mio blog...e i tuoi commenti lo fanno vivere! :-)"
E' semlice, è istintivo, è aperto, è senza filtri, è "esposto", e io dò grande valore alla capacità di esporsi così, non per far bottino di attestati ma per il desiderio di collegarsi al resto del mondo: non è una cosa da tutti, fosse solo per il coraggio che richiede...
Ciao, io sono Tereza