mercoledì 26 ottobre 2011

Madagascar:i villaggi dei pescatori

In Madagascar, a Manakara, sull'Oceano Indiano, la vita é semplice come nel resto del paese.Si dice Oceano Indiano e subito si pensa a lunghe spiagge cristalline e a hotel, ma a Manakara noi invece abbiamo visto una costa con onde impetuose e tanti, tanti pescatori, poveri, fieri, che vivono di quello che il mare porta loro, con semplici barchette di legno, o piroghe.
A Manakara c'é un canale di acqua salmastra,canale di Pangalanes, via d'acqua artificiale che scorre parallela alla costa, progettata e realizzata dai francesi durante la colonizzazione per collegare meglio le piantagioni interne alla costa.Durante il nostro soggiorno lì, abbiamo fatto un'escursione in piroga sul canale, durata un intero giorno, per andare a vedere come vivono i pescatori e la gente del posto.Per spostarsi sul canale, tutti usano le piroghe, anche i bambini, o si va a piedi, non ci sono altre vie di collegamento, come in gran parte del paese.




I villaggi dei pescatori si trovano principalmente sulla stretta fascia di terreno tra l'oceano e il canale di Pangalanes, così da poter pescare in entrambi.Le casette dei villaggi sono realizzate con tronchi e foglie dell' "albero del viaggiatore", pianta erbacea ad alto fusto diffusa in tutto il Madagascar






Siamo scesi in alcuni di questi villaggi a visitare e, come già in quello di Soatanana, anche in questo si respirava un'aria di grande pace, di calma immensa.I bambini, tantissimi come sempre, correvano a salutarci ma poi si mettevano a giocare da soli, con niente, seduti sulla sabbia o su e giù dalla riva nel canale, o con le loro piccole piroghe, sereni, allegri,a loro agio con ogni elemento naturale.









In questi villaggi, forse perché ancora più isolati, in mezzo all'oceano, con le palme grandissime a fare da sfondo a tutto, sembrava di essere anni luce lontani da tutto, nello spazio ma anche nel tempo, sospesi in un luogo irreale,dove tutto era "base", senza lussi ma anche senza fronzoli, solo uomini terra e mare e nient'altro.






In questi villaggi avrei voluto fermarmi, per stare ferma, in silenzio, con attorno i bambini che pescavano nel canale con archi e frecce.






Chi ci vive si occupa soprattutto di pesca di squali e di altri pesci, tra cui negli ultimi tempi le aragoste, ma nel canale si trovano pesci più piccoli pescati con le reti a nassa.









Non avevo mai mangiato prima le aragoste, mai, invece a Manakara costavano pochissimo, prezzi ridicoli per noi europei ( tipo 15 euro in tutto un pranzo per tre persone a base di pesce!) e così abbiamo mangiato aragoste ogni giorno lì, buonissime, mangiate fresche dai pescatori stessi, un gusto strabiliante, nuovo per me.



Nei villaggi poi la terra é molto fertile e allora i pescatori coltivano anche, soprattuto manioca, cipolle, patate dolci.Nel viaggio in piroga che dura circa 2 ore all'andata e 2 al ritorno, scivoliamo in mezzo a distese di ninfee e piante acquatiche, e sulla riva si spinge la giungla tropicale con i suoi grandi e folti alberi, noi navighiamo e i rematori cantano a voce alta per darsi il tempo.Li potete vedere ed ascoltare qui su Vimeo.






Arriviamo poi al Trou Du Commissaire, piccola insenatura sull'Oceano dove le onde dovrebbero essere meno forti, ma neanche lì riusciamo a nuotare.I bambini malgasci invece non hanno paura delle onde alte e si buttano in acqua per giocare con piccole piroghe che si sono costruti con foglie di banano.



Nei villaggi dei pescatori i rematori hanno comprato delle aragoste che ci cucinano sul momento, sia in umido con salsa al pomodoro che grigliate, insieme ad achards de legumes (verdure con curry), riso rosa bollito ed una zuppa di verdure (tipo spinaci) e gamberetti, il tutto servito con punch coco (punch al rhum con zucchero di canna e cocco), sulla spiaggia, non vi dico che sapore quei crostacei, un sogno.



Al ritorno, di nuovo in piroga,a viaggiare sul canale in mezzo ai giunchi, una breve sosta in un ultimo villaggio a vedere una piantagione di vaniglia (che é un'orchidea parassita), e poi per altre due orette c'é solo il rumore dei remi che solcano l'acqua ed il lieve sciabordio della piroga.






Attorno a noi, sul canale, tanti altri passano, carichi di merci che portano a vendere in città o che hanno comprato, ci si saluta, le traiettorie delle piroghe si sfiorano appena.



Sopra di noi un cielo infinito di nuvole, riflesse in acqua come in un doppio specchio.






E così sucede che al tramonto non si sa più con certezza dov é il cielo e dove il canale, tutto cambia colore, si fonde nel liquido.



Sopra e sotto si confondono e il Madagascar ci regala un tramonto lunghissimo ed incredibile, sfumature su sfumature, e non abbiamo altro da fare che osservarlo e navigare.









Poi diventa buio, tenebre assolute d'africa dove i rematori navigano a memoria, senza luci sulle nostre piroghe, niente luci sulla costa, e si chiamano l'un l'altro a voce altra per localizzarsi nel buio assoluto.



La notte il cielo di Manakara é un'infinità di stelle, nessuna illuminazione a disturbare, stavamo con la testa all'indietro ad osservare quella trapunta di stelle, minuscole e grandi, luminose, tante, tantissime come non ne avevamo mai viste in tutta la nostra vita.



* voglio ricordare che il nostro viaggio in Madagascar é stato possibile attraverso l'agenzia di viaggi solidali Viaggi e Miraggi*

4 commenti:

  1. Ciao! volevo chiederti una curiosità: le ultime quattro foto (cielo-mare) sono state scattate con la messa a fuoco automatica o manuale?
    Grazie. :)

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  2. Ciao!io uso quasi sempre la messa a fuoco automatica ma scatto in modalità manuale (M) per la regolazione della luce, al massimo cambio il punto di messa a fuoco selezionando dal display della macchina il punto che desidero.Uso di solito ISO molto alti (1660 o 800) ma non regolo il diaframma che lascio sempre in massima apertura.

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  3. Daniela, Danieluzza, Danielina,
    finalmente ho internetttttt....
    Adesso potrò di nuovo seguirti passo passo.
    Un bacio grande grande
    Francesca

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Grazie per ogni tuo commento :-)