mercoledì 2 maggio 2012

Cerca i miracoli

Io questa crisi globale non la vedo, anche se é chiaro che c'é e che ha effetti su ognuno di noi.
Eppure, non vedo "crisi" attorno a cme, per scelta consapevole: scelgo di non guardarla.
Scelgo di non dare attenzione al pessimismo e alle storie tristi che pure ci circondano.
Detesto i discorsi da bar in cui si denunciano in modo reiterato gli stessi malesseri di sempre, in cui é regina l'anti-politica, in cui si da spazio solo alle solite lamentele.
Non faccio quei discorsi, e se li fanno a me cerco di non ascoltarli, o anzi di sviarli laddove possibile.
Io mi focalizzo su quanto c'é di bello, e se all'inizio questo era un esercio un po' auto-imposto,ora è un mio riflesso naturale.


 Il mio mondo, quello che scelgo di vedere, non é in crisi.
Anzi, è un mondo talmente ricco di bene e di bontà da far quasi girare la testa per quanto c'é da osservare e godere.
E' un mondo in cui ci si rimbocca le maniche, in cui si portano avanti le piccole politiche del fare bene il proprio lavoro, in cui c'é creatività e voglia di dare aiuto reciproco.
E' il mondo che leggo quotidianamente nei blog che seguo, vere iniezioni vitali a cui non saprei rinuciare per l'ispirazione positiva che mi danno e la spinta in avanti, è il mondo ricco di stupore di libri come questo, che sono maestri di spiritualità e di vita.
Questo mondo é di chi sceglie di fidarsi di quello che verrà e intanto opera giorno per giorno per costruire più gioia attorno a sè.

 E' il mondo plasmato da quel ragazo molto giovane che ieri faceva uno spettacolo di giocoleria con il fuoco, davanti a noi durante il concerto in piazza.Si muoveva con immena grazia, i capelli corti e gli occhi azzurri, vestito in modo strano eppure incredibilmente elegante come un mago venuto da un'altra epoca.
Era sorridente in ogni espressione del suo viso, e improvvisava un balletto leggiadro soffiando l'acquaragia sul bastone incendiato che teneva in mano, sempre sorridente, luminoso, catalizzava gli sguardi di tutti con l'aura di serenità che emanava.
E' il mondo delle gazze ladre che giocano qui sotto in cortile e di quella gazza che ieri si scuoteva di dosso le gocce di pioggia al riparo di un pino, qui di fronte alla finestra.
E' il mondo del bambino autistico che seguo a scuola, che ha fatto in questi mesi progessi straordinari, sui quali nessuno avrebbe mai scommesso, lui che fino all'anno scorso non giocava nè parlava con nessuno e sapeva solo reiterare movimenti e gesti stereotipati.
E' il mondo dell'altro bambino che seguo, e che ha passato le gare di atletica della sua scuola, e domani accompagnerò alle gare regionali.
E' il mondo di chi smette di guardare i telegiornali e lascia perdere le statistiche economiche, e si impegna giorno per giorno ad andare avanti bene con la testa alta e con pensieri puliti.
E' il mondo del mercatino dell'usato dell'ultimo sabato del mese, qui a Cuneo, dove ho scattato queste fotografie.

 Il mondo senza crisi c'é, é un mondo ricolmo di ottimismo, é un mondo reale e tangibile.
Basta scegliere di vederlo e smettere di lamentarsi di tutto e di tutti.
Qui attorno c'é un mondo in cui accadono cose grandi, i miracoli ci sono oggi e ci saranno anche domani, e di sicuro sono di più di quelli di ieri.
Dobbiamo saper aprire gli occhi per vederli e non smettere di avere Fede in quello che di buono c'é e può esserci.


Buona continuazione di settimana a tutti quelli che passano di qui!

23 commenti:

  1. grazie per questo post!... anch'io spesso mi "forzo" a vedere solo il bello che c'è... e spero che questo presto mi diventi molto più naturale di quanto lo sia oggi!
    un abbraccio

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  2. Cara Daniela, anche io cerco ogno giorno di vedere le cose con ottimismo e questo post sembra proprio uno specchio per me...provo le stesse identiche emozioni quando sento un telegiornale o i tipici discorsi da bar o da mercato....mi sforzo di vivere la mia vita con semplicità e impegno, insieme alla mia famiglia...certo, non navighiamo nell'oro, abbiamo due lavori normalissimi, e spesso non riusciamo a mettere qualcosina "da parte" però siamo felici, stiamo bene....e ringraziamo la vita che ci da tutti i giorni ciò di cui abbiamo bisogno....

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  3. Non potrei essere più d'accordo! Bellissime riflessioni, grazie di averle condivise! Buona continuazione di settimana anche a te!

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  4. Cara Daniela,
    hai ragione. Basta lamentarsi!!! Non che io l'abbia mai fatto, anzi, ma davvero... il lamento non aiuta. Da quasi due anni non guardo praticamente più la televisione, mi da quasi fastidio e da quando vivo qui mi è diventato facile non percepire la crisi. La Natura è rigogliosa e ricchissima; se solo ci si rivolgesse di più a Lei, invece di guardare statistiche e tg economici, ci si renderebbe meglio conto che la Vita non è in crisi!!! Anzi, sai che ti dico: credo che proprio nei momenti di difficoltà le persone sanno tirare fuori il meglio di se, sanno far affiorare le risorse di bene e di buono che hanno in fondo all'anima. Certo, questo non succede a tutti, è chiaro, ma a molti si!!!
    Un bacio grande
    Francesca

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  5. grazie per le tue parole.... mi sono servite! un sorriso grande come un campo di papaveri!!!

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  6. Io sono una persona fortemente ottimista..e credo che nelle difficoltà le persone possano tirare fuori il meglio di loro stessi.

    Ma non ce la faccio a negare che la crisi non c'è..la crisi c'è purtroppo.
    Quando hai un nucleo familiare vicino e un lavoretto anche piccolo ma continuativo è più facile negare che c'è, ma quando sei costretto ad allontanarti dal tuo nucleo familiare perché hai provato ogni strada nella tua terra, allora non puoi far altro che dire "si la crisi c'è"...l'importante è il modo in cui la affronti. Probabilmente al sud la sentiamo di più perchè anche se nn guardiamo la tv o nn diamo retta alle statistiche la dobbiamo affrontare giorno per giorno, in quell'amico che emigra per trovare una possibilità o nel dover allontanarti dai tuoi cari (famiglia, amici, fidanzato) per poter fare la stessa cosa. Quindi il tuo discorso da una parte mi piace, ma dall'altra non concordo sul negare la crisi, perché finché non sei costretto ad un allontanamento drastico dalle tue origini e dai tuoi affetti non ci sei dentro e non capisci che comunque è una prova dura da affrontare. Negarla è un po' come negare la difficoltà che molti giovani come me provano ora.

    Allo stesso tempo però, nonostante la crisi..io credo che la vita sia bella, la vita è bellissima anche se casa tua sarà lontano. Perchè ci sono piccole cose quotidiane che la illuminano, perchè puoi fare nuovi incontri e nuove esperienze di vita, puoi capire quali sono le tue capacità che nn credevi di avere: artistiche (io ho scoperto di essere una buona artigiana sperimentando con il legno ed altri materiali) ma anche umane (nn ti rendi conto del tuo potenziale finché nn sei costretto a tirarlo fuori per affrontare la crisi).

    Ecco..questo è il mio pensiero, la crisi economica c'è, quella dell'animo c'è solo se non l'affrontiamo; se tiriamo fuori il meglio di noi stessi possiamo continuare a guardare il mondo con ottimismo anche se attorno a noi ci sono delle difficoltà e possiamo rendere bellissima la nostra vita.
    Ho scritto il mio pensiero perché è bello confrontarsi..alla fine la pensiamo alla stessa maniera, però volevo dire la mia su quel punto con cui concordo meno.

    Un abbraccio
    Valentina

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    1. Ciao Vale!Grazie per il tuo commento.Hai ragione, qui al Nord per quanto forte forse la crisi non si sente così tanto come da te.
      Il mio discorso non era tanto economico (anzi, da quel punto di vista stiamo attraversando io e Simone in periodo piuttosto difficoltoso) quanto nello spirito, nel modo di fare che non si arrende.
      Naturalmente non so cosa significhi dover lasciare la propria casa, penso che se dovessi farlo sarebbe un enorme dolore per me, e mi dispiace che tu e molti altri siano costretti a farlo per trovare altre o nuove possibilità.
      Come dici, e come condivido, la vita rimane bella lo stesso, e anzi sono confortata nel vedere tanti che vanno avanti lo stesso, si sposano o hanno dei bambini anche con lavori precari o senza lavoro:quasi tutti i nostri amici, e noi compresi.
      Penso ci sia in giro troppo pessimismo che riguarda proprio noi della mia e tua generazione:per fortuna invece di una generazione perduta o viziata, io vedo in noi molta gente ottimista!
      un abbraccio grande

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    2. Io capisco la disperazione dei padri di famiglia, leggo le loro storie e capisco pienamente la loro disperazione. Mi fa soffrire leggere il declino economico del paese, leggere storie finite male a causa del lavoro che manca e dei debiti.
      Ma noi giovani non possiamo disperarci..ne avremmo tutto il diritto ma nn possiamo perchè ne va del nostro futuro. Noi siamo il futuro e so benissimo che non ci stanno dando la possibilità di crederci. Tuttavia bisogna combattere, non arrendersi. Arrendersi è rovinarsi la vita; io stessa ho passato dei mesi a chiedermi perché? ripetendomi che non ce lo meritiamo. E ora non sono certo felice per la mia situazione..ma a 26 anni nn si può odiare la vita perché il nostro paese non ha saputo gestirsi e ci ha tagliato fuori dal mondo del lavoro. Anche perché gli unici che ci rimetterebbero siamo noi. Quindi io lotto ogni santo giorno perché nella mia vita ci siano pensieri ottimisti, sogni, desideri, nonostante sn preoccupata per ciò che stiamo vivendo.
      La vita non è banale..sono d'accordo con l'incazzo dei commenti qua sotto, ma la vita non è banale e l'ottimismo è l'unica cosa che ti fa andare avanti. Quindi io concedo ai miei genitori di essere preoccupati per il lavoro..ma io sn giovane, ho più forze di loro e per quanto io soffra per questa situazione, non posso arrendermi. Glielo devo a loro in quanto figlia, in quanto giovane. Devo dimostrargli che io ci credo nel mio futuro. Se no sarebbe ancora peggio. Quindi ben venga lo spirito positivo se è l'unica cosa che tiene vivo come essere umano.

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  7. Ah come mi piacciono questi tuoi post! Sono di ispirazione e di guida, in un periodo come questo in cui la proprio bussola, personale o generale, si tende a perderla per poco.

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  8. Scusa Daniela ma non riesco ad aprire il link al libro che suggerivi e che sono molto interessata a leggere anche io...perchè adoro il tuo modo di pensare!!!

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    1. Ciao ora il link dovrebbe funzionare, comunque il libro è "A piedi a Gerusalemme" di Sebastien De Fooz
      :-)
      ciao!

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  9. Capito per caso sul tuo post e lo trovo di una banalità disarmante. Quando una nave affonda ed è palese che tenderà ad affondare sempre di più (per fortuna i dati e le statistiche economiche qualcuno le guarda, e per fortuna non sono opinabili), resta poco spazio per l'ottimismo.
    Lo dimostra il fatto che ogni giorno in Italia è una moria di imprenditori, se ne suicida uno al giorno. E dovrebbero essere proprio loro il ceto più ottimista di un paese, trainante l'economia: quello che investe, quello che inventa, quello che si assume il rischio per inseguire un sogno, quello che si rimbocca le maniche per salvare la sua azienda e i suoi operai. L'attività di un imprenditore onesto è fondata al mille per mille sull'ottimismo. Quando anche il ceto ottimista per eccellenza crolla nel pessimismo, quando anche l'ultimo baluardo della nostra economia si arrende, allora è proprio vero che c'è ben poco da essere ottimisti.

    Assurdo il riferimento agli "amici che con lavori precari o senza lavoro si sposano e hanno bambini". Ma cosa vuol dire? Finchè ci sono i nonni o i genitori che pagano (perchè hanno vissuto anni di crescita economica e quindi hanno stipendio/pensione/risparmio terreni e/o casa), è ovvio che io mi posso sposare e metter su famiglia e fare quello che mi pare (o quasi). L'alloggio ce l'ho, è facile stabilirmi e quindi poi posso fare anche i viaggetti, le scampagnate e le cenette e dire che sì, la crisi c'è ma in fondo si può essere ottimisti.
    Ma se la casa me la dovessi comprare? Chiedere in banca un mutuo per la casa avendo un lavoro precario, è un po' diverso come base di partenza. Primo perchè non te lo concedono. Secondo perchè se te lo concedono, ti strangolano e paghi come un asino per tutta la vita. A costoro come agli imprenditori in crisi, discorsi come il tuo "sull'ottimismo dello spirito" o robe simili, credo appaiano alla stregua di Alice nel paese delle meraviglie o robe simili.

    Esportiamo manager, aziende e laureati e importiamo manovali e debiti. In Grecia il default si è mangiato l'80% del risparmio privato. Chi aveva 100, ora ha 20. Non per farla tragica, ma anche chi di noi è fortunato essendo di famiglia benestante (non ricca, ma dico normale benestante: casa, risparmi, stipendi, pensioni, eredità, lavoro) ha ben poco da essere ottimista. O meglio, rimanga pure ottimista finchè dura. Il che è piuttosto ridicolo.

    In tutto ciò, il giocoliere, la gazza ladra, i bambini e le fotografie non c'entrano niente. Anzi appaiono quasi come vaneggiamenti. Sono immagini belle (che la vita è bella lo sappiamo tutti, anche i cosiddetti "ultimi" lo sanno), calde, confortevoli, ma non c'entrano niente.

    Un bel panino infarcito di parole mielose, ma vacue.

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    1. Non nego la crisi economica, che infatti c'é, e la veo sulla mia pelle ogni giorno.Parlo della crisi della società intera, della morale, del decadimento collettivo di una civiltà:quello secondo me non c'é, io non lo vedo.Soprattutto non lo vedo nella mia generazione tanto bistrattata ma in realtà capace di essere forte e creativa proprio in questo momento in cui tutti i paradigmi lavorativi ed economici dei nostri genitori stanno saltando.E lo facciamo senza aiuti economici, perché l'affitto e il muturo come la macchina e tutto il resto ce lo stiamo pagando da soli e con grandi sacrifici.
      Sarò idealista, ma io non vedo la crisi della nostra società qui attorno a me, anzi!
      Forse perché lavoro nel sociale, in questo campo vedo tanta gente che si da molto da fare, che ha voglai di creare, di cambiare,e non riesco proprio ad essere pessimista.

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  10. Ciao a tutti. Sono d'accordo con il commento precedente. aggiungerei che la tragedia è ancora più grande quando si parla non di acquistare casa, ma di trovare i soldi per pagare l'affitto. Quando si perde il lavoro e non si hanno genitori alle spalle, credetemi, c'è ben poco da ridere.
    Effettivamente, cosa significa che la gente continua a fare figli con lavori precari o senza lavoro? Ma sappiamo di cosa stiamo parlando oppure no?

    Clelia.

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    1. Cara Clelia, so di cosa sto parlando:ho un lavoro precario e stiamo tirando la cinghia.
      Eppure andiamo avanti, e andiamo avanti con ottimismo incrollabile.uasi tutti i nostri amici hanno lavori precari/a termine, come noi, e contratti in scadenza:eppure non ci arrendiamo e preferiamo sposarci, e avere figli anche se oggettivamente non abbiamo certezze nel nostro futuro (e con il mio stipendio intero pago l'affitto, cioè tutto quello che guadagno se ne va ogni mese per questa spesa,non ne avanza niente, quindi si, so esattamente di cosa parlo!)
      Buon fine settimana!

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    2. Insisto con il dire che non sai di cosa parli, perchè vedo, ad esempio, e lo dici anche chiaramente, che ad esempio hai frutta e verdura dell'orto. Dici che hai un lavoro, per quanto precario. Forse non mi ero spiegata bene quando dicevo che la gente PERDE il lavoro e non lo ritrova per mesi interi. E non ha un orto dei genitori dove andare a rifornirsi. E se si è in due o in tre la situazione diventa tragica davvero.
      Buon weekend anche a te! Clelia

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  11. Mi aggiungo anche io alla serie di commenti, effettivamente è difficile non essere polemici leggendo simili banalità.
    Erano meglio i post con le ricette.

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    1. a me piace lo stile di Valentina: rispetto la tua idea ma ho un altro punto di vista. Mi sembra invece fuori luogo arrivare ad un giudizio di merito (erano meglio i post con ricette) su come una persona gestisce un proprio spazio in cui condivide idee e pensieri. Conosco da tempo il mondo dei blog e non è un caso: i giudizi arrivano sempre da persone che non hanno un blog, e che si fanno giudici senza dare agli altri la possibilità di "conoscerli".

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  12. ciao Daniela,
    grazie per questo post.
    (crisi o non crisi) è anche un pò il mio mondo.

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  13. Ho letto i commenti precedenti e il post. Alcuni parlano di banalità disarmante, di crisi globale e di situazione tragica. Eppure a mio avviso la vera banalità è arrendersi, la banalità è lamentarsi costantemente, è seguire l'enorme fiume in piena di persone che si arrabbiano costantemente per la fragilità della nostra economia e poi non fanno nulla se non lamentarsi. Questa è banalità. C'è la crisi, non siamo qui a negarlo, ma c'è anche un incredibile mare di speranza nel mondo, di buona volontà, di fantasia, di creatività, di sogni che la crisi di sicuro non può spazzare via. Cè chi ad esempio si licenzia e sceglie di andare a vivere nel sud del Mondo, aiutando e lavorando come può e come sa. Questi sono i sogni. Questo è lo spirito con cui viene scritto, vive e respira questo blog. Nella crisi fermarsi in un prato ad osservare un uccellino che in una pozzanghera si lava, oppure fare le foto ad un melo che giorno per giorno cresce e fiorisce. Dite che questo è banale? A me non pare proprio. Banale è arrendersi, banale è non sognare, banale è non fare progetti. Anche se tutto sembra crollarci addosso, arrendersi non è mai la soluzione. Questo sia con aiuti esterni,sia senza aiuti. Magari arrendersi è ovviamente più facile, più comodo anche. Tuttavia sono le fotografie che la vita ci regala il vero pane con cui proseguire suq uesta strada. E' giusto rispettare le opinioni di tutti, ma non condivido che parla di banalità. La vita è tutt'altro che banale. Certo fa rabbia che essendoci abituati da decine e decine di anni, a vivere oltre le nostre possibilità, oggi che ci svegliamo senza questa calda coperta, sembra che tutto possa crollarci sulla testa. Eppure non è così. Sognare è vivere, sperare è umano, lottare è umano!

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  14. Ps: ad ascoltare i giornali e la televisione allora non bisognerebbe più sposarsi o no? Ci si sposa solo con il posto fisso, tuttavia se il posto fisso non ci mette al riparo da licenziamenti, allora non bisogna più sposarci? Rispondete a questa domanda! Non bisogna più avere figli? Perchè se si ha un figlio le possibilità di trovare lavoro dopo la gravidanza si riducono?

    Eppure ad esempio 27 anni fa, in quel periodo di relativo benessere che oggi tutti sognamo e vediamo tanto lontano, i miei genitori con un solo e modesto stupendio scelsero di mettere in cantiere un bambino. Non avevano valutato i rischi secondo voi? Oppure hanno accolto la nuova vita con un sorriso e hanno scelto l'amore come risposta alla "crisi" e alla "precarietà"? è da irresponsabili?^ No è da innamorati! Qualunque cosa accadrà, saremo comunque insieme!

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  15. Grazie per le tue parole piene di gioia ed ottimismo. Sono stufa pure io di sentire persone che hanno pensieri negativi e, invece, di vedere ciò che di bello ci circonda ed abbiamo, fanno il gioco di chi vuole in crisi, che ci ricorda costantemente che siamo in crisi ed alimenta depressioni e via dicendo.
    Coltiviamo la gioia e la speranza e se sono banalità, viva le banalità abbasso la "le" crisi

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  16. ciao, vorrei aggiungere una riflessione a quanto già detto: conoscete le storie degli immigrati che stanno a lavorare in Italia ? io ne conosco molte di persone che arrivano dall'America Latina, per questioni legate alle mie vicende personali. Se vi collocaste una sera qualsiasi, diciamo a partire dalle 4 del pomeriggio, allo sbarco voli internazionali dell'areoporto di Lima, vedreste famiglie che si incontrano dopo anni e anni di separazione (anche 10 di seguito), oppure anche solo dopo 1 anno che è altrettanto duro se sei una mamma che ha lasciato a casa i suoi bambini oppure un padre/madre che si è separato dall'intera famiglia. Queste separazioni sono dovute al fatto che molte persone sono andate a cercare una sorte migliore in europa o negli usa-canada, per mandare i soldi a casa vista la crisi economica che c'era nei paesi da cui provenivano; spesso partiva prima il papà, poi cercava di portare all'estero anche la moglie e se le cose andavano bene, arrivavano anche i bambini. Ora queste situazioni si stanno piano piano riducendo e la tendenza si sta addiruttura invertendo, perchè molti ritornano a casa per via della crisi in Occidente e trovano che la situazione economica è migliorata nel proprio paese e che in più, con le nuove capacità acquisite all'estero, possono dare un grande contributo allo sviluppo del proprio paese. Perchè racconto questo ? perchè credo che sia sempre utile relativizzare, perchè io ho l'esempio vivo di società dove viste le difficoltà economiche, le persone si aiutano ancora di più oppure non si aiutano affatto, insomma, dipende da noi trovare una soluzione, o meglio, come dice Valentina, dimostrare che noi crediamo nel nostro futuro anche se sarà molto ma molto diverso da quello che i nostri genitori avevano immaginato per noi.

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